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CINEMA

Pensieri e immagini

81

Ancora un'estate

“Ancora un’estate” segna il ritorno sugli schermi dopo una decade della francese Catherine Breillat, settantaquattrenne scrittrice e regista di sguardo acuto e libero sull’universo della sessualità-sensibilità e della corporeità femminile. Un’artista abituata a scandalizzate reazioni, discussa da critica e pubblico.Ma chi si aspettava dal suo ultimo lavoro scene ad alto gradiente erotico con relativa esibizione di epidermide (cfr “Romance” con la “generosa” partecipazione di Rocco Siffredi) resterà comunque deluso.

di Andrea Aloi

80

La sala professori

La polacca Carla Nowak non ha superato da molto la trentina, insegna matematica e ginnastica a una multietnica classe di dodicenni, è molto compresa nel ruolo. Pretende dagli studenti, punisce chi copia, mantiene l’ordine. Si è perfettamente inserita nel contesto tedesco e la scuola dove lavora è ben tenuta e governata dalla preside Bettina Böhm secondo i dettami della “tolleranza zero”. In sala professori si chiacchiera di un furto, accaduto presumibilmente nella classe di Carla, scatta una perquisizione e i sospetti convergono su Ali, trovato con un portafogli eccessivamente ricco per il figlio di un emigrato turco.

di Andrea Aloi

79

La zona d'interesse

Tra i film più recenti dedicati all’Olocausto, “La zona di interesse” dell’inglese Jonathan Glazer occupa un posto speciale con una sconvolgente storia vera di banalità del Male suggerito e mai direttamente mostrato. Il film, guidato da un regista amante della sperimentazione e al contempo narrativamente solido, va a segno grazie a uno spunto forte, il romanzo omonimo di Martin Amis, anche co-sceneggiatore, e soprattutto a una inedita fusione straordinariamente conturbante di immagini e suoni, frutto del lavoro della trentasettenne Mica Levi, polistrumentista di grande esperienza nel noise pop, tra rumorismo e ipnotiche interferenze, e del sound designer Johnnie Burn.

di Andrea Aloi

78

Finalmente l'alba

Se “C’è ancora domani” di Paola Cortellesi restituisce del maschilismo l’assetto brutalmente patriarcale, “Finalmente l’alba” di Saverio Costanzo - stessa ambientazione romana, dal ’46 del referendum monarchia-repubblica siamo passati al ’53 della legge truffa - ne mette in piena luce l’aspetto immediatamente prevaricante-predatorio. Homo homini lupus, ma con le donne ancora di più. La protagonista Mimosa (la talentuosa Rebecca Antonaci, così perfetta nel ruolo da salvare un film piuttosto discontinuo) i lupi riuscirà a tenerli a bada dopo un viaggio al termine di una notte perigliosa, tra le pieghe meno lodevoli della Hollywood sul Tevere.

di Andrea Aloi

77

Benvenuti in galera

Da un ristorante nela casa circondariale di Milano Bollate un film,'Benvenuti in galera', che il filmaker militante Michele Rho ha realizzato in carcere dal 2019 al 2023, riuscendo a superare tutti gli scogli immaginabili, compreso il Covid. Realizzato in un rigoroso bianco e nero, racconta senza sdolcinature o indulgenze l’emblematica sfida di realizzare all’interno del carcere un ristorante di qualità, unico al mondo con queste caratteristiche. Propone con partecipazione i volti e le storie che attraversano o hanno attraversato questa storia per restituire un clima credibile di solidarietà e di condivisione in un ambiente difficile e contraddittorio per definizione.

di Massimo Cecconi

76

The Holdovers

“The Holdovers-Lezioni di vita”, commedia agrodolce del rodato Alexander Payne, alza il sipario sull’innevato New England del Natale 1970. Un enorme parco, un palazzone, qualche casa annessa. Il Barton, storico college per figli di gente ricca più qualche borsista, è una high school con residenza per studenti, una sorta di pre-college e sta spopolandosi per le vacanze. Non proprio del tutto perché una manciata di studenti- i cinque holdovers del titolo, letteralmente: i rimanenti - non tornerà a casa, chi per il costo del viaggio, chi per “motivi familiari”, classica formula molto scolastica che può celare problemi. Niente albero, regali, cenone, solo studio e salubre ginnastica nel parco sottozero.

di Andrea Aloi

75

Povere creature!

“Povere creature!”, “Poor things”, nel titolo originale. E soprattutto poveri maschi, dal seduttore piacione al marito carceriere, messi in riga a puntino da Bella, anima candida col corpo diciamo così “rielaborato” da un chirurgo sperimentatore d’epoca vittoriana. Giovane donna incinta suicida con tuffo nel Tamigi, l’ha ripescata il dottor Dogwin Baxter, seguace di un’idea del progresso scientifico molto disinibita. Questo Elon Musk ante litteram le ha trapiantato infatti il cervello del feto che portava in pancia e l’ha offerta come una sfida al mondo: rinata, adulta ma mentalmente una tabula rasa, preda di capriccio e istinto e, crescendo, robusto appetito sessuale placato - parole di Bella - con “furiosi sobbalzi” in compagnia maschile.

di Andrea Aloi

74

Enea

Due giovani bene in una Roma male si siedono con impudenza al tavolo dove si gioca la grande partita dello spaccio. “Enea”, scritto, diretto e interpretato dal trentaduenne Pietro Castellitto, è un oggetto-film composito e furbetto con diversi motivi di interesse, a partire dal piglio surreal-grottesco, e qualche debolezza. Il protagonista fluttua con garbo e superiority complex nelle notti capitoline, tra locali adibiti all’esagerazione alcolico-stupefacente e feste con cubiste e generone romano danzante in mood barocco-decadence, un calco sorrentiniano così smaccato da risultare trash.

di Andrea Aloi

73

Perfect days

Con il mite, dolce Hirayama di “Perfect days” Wim Wenders ha magnificamente indovinato, scritto (con Takuma Takasaki) e diretto un suo perfetto anti-eroe degno dell’Oscar, un uomo, solo per scelta, immerso in una megalopoli, sospeso tra compassione buddista e beatitudine francescana, tra canzoni di Lou Reed e Van Morrison - che ascolta su vetuste musicassette - e letture di Faulkner sospese nella quiete serale. Così semplice, arcaico, necessario, quintessenzalmente giapponese, dal rispetto per il prossimo alla devota contemplazione della natura, ma insieme universale.

di Andrea Aloi

72

Coup de chance

Il cinquantesimo film scritto e diretto da Woody Allen per il piacere di un pubblico fedele, più numeroso in Europa che in patria. L’ha girato a Parigi, con attori francesi, è una storia di tradimenti e possessività, delitti e bugie, filtrata da uno sguardo piuttosto melanconico sulla natura umana. Una commedia che mixa al romanticismo in salsa parisienne un plot giallonero di precisione millimetrica, senza però la magica levità e i dialoghi affilati di tanti altri suoi film.

di Andrea Aloi

71

Misericordia

Una montagna che frana e il vagito di un neonato abbandonato in una nicchia tra le rocce. Inizio degno di una tragedia greca per “Misericordia”, il film che Emma Dante ha tratto dalla sua opera teatrale omonima. Sulla scena un ragazzo diversamente abile (Simone Zambelli) si divide tra tre madri putative dopo che la sua vera madre è morta per le percosse di un uomo poco dopo averlo dato alla luce.

di Massimo Cecconi

70

La chimera

Alice Rohrwacher chiude con “La chimera”, frutto maturo, coinvolgente di una fine sensibilità umana e registica, la trilogia imperniata sul tempo trascorso e l’ostinata memoria, iniziata con “Le meraviglie” e proseguita con “Lazzaro felice”. È un altro film mosso dal desiderio (miraggio?) di far vedere l’invisibile, nel tempo senza tempo della civiltà etrusca, al confine di vita e morte.

di Andrea Aloi

69

Palazzina Laf

È raro, di questi tempi, che il cinema entri in fabbrica. Non nel mondo del lavoro, o nel sociale e nei meccanismi che producono l'evoluzione tumultuosa in peggio: Ken Loach ne è maestro. Ma la fabbrica è un mondo a parte. Ecco perché è singolare “Palazzina Laf”, opera prima di Michele Riondino, tratta dal libro “Fumo” di Alessandro Leogrande, che avrebbe dovuto cofirmare con il regista la sceneggiatura. Tra gli attori, oltre a Michele Riondino, Elio Germano e Vanessa Scalera. Diodato ha scritto la canzone “La mia terra”

di Ella Baffoni

68

Mi fanno male i capelli

Monica (Alba Rohrwacher) è una giovane donna col cervello in via di sbiadimento. Dimentica, si smarrisce sulla spiaggia di Sperlonga, perde le coordinate per galleggiare nel mondo dei “normali”. Non la può salvare - a parte echi di sensuali tenerezze - l'amore del marito Edoardo (Filippo Timi), un bennato sulla via della catastrofe economica. Solo il sogno in veglia di una Monica Vitti revenant e per lei presente le concede momenti di pace e consonanze per rispecchiarsi/riconoscersi, ricostruirsi una memoria, una soggettività. “Mi fanno male i capelli” di Roberta Torre è un’opera palpitante e a suo modo perfetta perché risolta.

di Andrea Aloi

67

Napoleon

Quando al cinema si maneggia un forgiatore di Storia e leggende come Napoleone è quasi impossibile usare le mezze tinte, l’Empereur reclama grandeur emotiva e scenografica, clangori di guerra, una certa glassa retorica degna dell’Alessandro Magno con feluca di traverso che terrorizzò le corti d’Europa. Non sfugge alla marmorea legge il “Napoleon” di Ridley Scott, già di suo regista incline alla sottolineatura ornamentale e ai tripudi visivi, fin da “I duellanti” del ’77, gustoso esordio con la drammatica e picaresca guerra privata tra, guarda il caso, due ufficiali napoleonici in nome di quel malinteso dell’anima tutto maschile che si chiama onore.

di Andrea Aloi

66

C'è ancora domani

È il film fenomeno di stagione, quello con il più alto incasso degli ultimi tre anni. Al 23 novembre l'incasso è di oltre venti milioni di euro. Paola Cortellesi ha costruito un film a misura di donna, specchio impietoso per certi maschi; la storia di una donna, la storia di tante donne, delle nostre madri e delle nostre nonne, che ci conduce all'inizio di una rivolta, che si chiude con la speranza di un comune riscatto. 'C’è Ancora Domani' ci chiede di prendere in mano le nostre vite, ci insegna a essere le artefici del nostro futuro, soprattutto a riconoscere certi piccoli segnali per tempo...

di Manuela Cassarà

65

Comandante

“Comandante” di Edoardo De Angelis, protagonista Pierfrancesco Favino, è un film che fa di un fascista un eroe. No, “Comandante” è un film antimeloniano. Dicono i primi: Salvatore Todaro, medaglia d’oro al valor militare, alla guida del sommergibile “Cappellini” aveva sì salvato nell’ottobre del ’40 tutti e 26 i naufraghi della nave belga “Kabalo” appena colpita e affondata, ma tutta la storia è intrisa di orgoglio militaresco e nazionalista e nel prosieguo della guerra Todaro entrò nella Xª Flottiglia MAS. Ribattono i secondi: quando due dei naufraghi accolti sul sommergibile della Regia Marina, strappano, in nome dell’antifascismo, dei cavi elettrici per boicottare la navigazione del “Cappellini”, Todaro gli urla in faccia: “Non sono un fascista, sono un uomo di mare”.

di Andrea Aloi

64

Nyad

'Nyad–Oltre l’oceano' è un film del 2023 prodotto da Netflix, diretto da Jimmy Chin e Elizabeth Chai Vasarhelyi (al loro primo lungometraggio) e basato sull'autobiografia 'Find a Way' della nuotatrice Diana Nyad. Il duo di regia è familiare con le sfide impossibili, dopo l’Oscar ottenuto per il corto 'Free Solo', storia di una arrampicata in solitaria senza alcuna protezione. Le naiadi, secondo Omero, erano ninfe delle acque, figlie di Zeus. Diana Nyad, oggi settantaquattrenne, è una nuotatrice statunitense sulle lunghe distanze, giornalista, scrittrice, commentatrice televisiva e oratrice motivazionale...

di Manuela Cassarà

63

Animali selvatici

La Transilvania, nel nostro limitato immaginario, evoca nell’immediato le vicende, vere o inventate che siano, del conte Dracula. Questo film di Cristian Mungiu costituisce invece lo scenario di una drammatica vicenda che propone alla discussione numerosi spunti di carattere storico e sociale che, in quanto tali, sembrano non riguardare la sola Romania. Se il titolo originale “R.M.N.” rimanda alle consonanti del nome di quel paese, si esplicita però con un acronimo che richiama il termine scientifico della risonanza magnetica. E c’è un valido perché...

di Massimo Cecconi

62

Il caftano blu

“Il caftano blu” della quarantreenne marocchina Maryam Touzani racconta un “triangolo” d’affetti nella odierna medina di Salé, una storia (anche) di omosessualità, ancora decisamente tabù in un Paese arabo e musulmano, quasi una piccola rivoluzione che fa parlare sguardi e silenzi, la voce più autentica del cuore. Il film, coprodotto da Marocco, Francia, Belgio e Danimarca, incisivo nella sua delicatezza estrema, è passato a Cannes nel 2022 e ha trovato finalmente distribuzione in Italia grazie alla torinese Movies Inspired.

di Andrea Aloi

61

Killers of the flower moon

Si dice che un Artista (con la “A” maiuscola) agli esordi crei le sue opere esclusivamente per far piacere a se stesso. Poi, nella fase della maturità, le crei per far piacere agli altri. Infine, in vecchiaia, crei le proprie opere per far piacere a Dio. Con questo film siamo al Martin Scorsese della vecchiaia. Una scrittura cinematografica che rasenta la perfezione, una struttura narrativa stratificata da far invidia ad un romanzo - con un continuo cambio di piani - un montaggio volutamente “indiano”, con incedere lento ma inesorabile, che richiama l’iconografia dei Nativi Americani.

di Fabrizio Funtò

60

Dogman

Marcello Fonte, il “Dogman” di Matteo Garrone, era un lumpen di borgata, affogato in una falsa debolezza. Caleb Landry Jones, il formidabile, stregante Douglas nel “Dogman” del “redivivo” Luc Besson, cita Shakespeare e la periferia ce l’ha nell’anima, ma - condannato a una carrozzina - lotta come un leone, anzi, un pitbull. Tutti e due sfregiati dalla vita e innamorati d’ogni razza canina, non hanno un buon rapporto con gli umani di razza aggressiva. E nel caso di Douglas Munrow i motivi sono ottimi, fin troppo. Appena ragazzino, il padre l’ha rinchiuso per punizione nel gabbione dei cani che tiene a stecchetto per incattivirli e farli combattere. La colpa: ha dato loro da mangiare.

di Andrea Aloi

59

Asteroid city

“Asteroid City” è cinema, teatro e metateatro. Wes Anderson, antico (ha 54 anni) ragazzo texano, stavolta vuol andare oltre la glassa nostalgica dei precedenti “The French dispatch” e “Grand Budapest Hotel” e, pur inzeppando i 104 minuti di film coi “suoi” attori più altri graditi ospiti immersi nei classici colori pastello con sabbiatura rétro, prova a scrollarsi di dosso quel calligrafismo piacione da “sotto la scenografia niente” che gli è valso più d’una accusa - ingenerosissima - di essere, in fondo, solo un interior designer molto fashion, un creatore di mode visive, peraltro collaboratore - ben retribuito s’immagina - di Prada.

di Andrea Aloi

58

Felicità

Per il suo esordio registico Micaela Ramazzotti si è ritagliato un personaggio femminile su misura, dentro e fuori i margini della vita, teneramente disfunzionale, una summa, perfino facile, delle sue precedenti caratterizzazioni nei lavori diretti dal marito Paolo Virzì. La Desirè di “Felicità” - mai titolo fu più antifrastico - è una quarantenne irrisolta che vive d’istinto, burinotta romana, sensuale, dislessica ma non fatua, di gran cuore. Manipolabile, tradita dagli uomini, nuota contro la corrente di una vita senza sconti.

di Andrea Aloi

57

Manodopera

Il titolo originale suona decisamente più drammatico, “Interdit aux chiens et aux italiens” (Vietato ai cani e agli italiani), motto che molto spesso compariva sulla porta dei locali pubblici in Francia e in altri paesi europei per gran parte del XX secolo. “Manodopera” racconta senza giri di parole la condizione degli immigrati italiani nei primi anni del ‘900. Per farlo, l’autore Alain Ughetto utilizza la tecnica della stop-motion, animando pupazzi in plastilina che conferiscono al racconto non solo un sapore narrativo poetico con richiamo all’infanzia ma soprattutto un efficace effetto di straniamento.

di Massimo Cecconi

56

Assassinio a Venezia

Hercule Poirot si è perso in Laguna. Proprio lui, il finissimo investigatore deduttivo, brancola tra le ombre inquiete di un palazzo maledetto e sembra un contrappasso, con la razionalità messa all’angolo dallo spiritismo. “Assassinio a Venezia” (“A Haunting in Venice”), terzo film con Kenneth Branagh dietro e davanti la macchina da presa nei lisciati panni e baffi del detective belga dopo “Assassinio sull’Orient Express” (2017) e “Assassinio sul Nilo” (2022), imbandisce cento minuti di onesta suspence a cavallo di classico giallo e venature horror, sulle tracce, davvero labili, di “Poirot e la strage degli innocenti” (“Halloween party”) firmato da Agatha Christie nel ’69.

di Andrea Aloi

55

Io, capitano

Una storia di sogni e dolore antica come il mondo, ferocemente uncinata all’oggi delle migrazioni, epica ma tessuta di verità, un’avventura raccontata dal punto di vista di chi sfida la sorte e così immersiva per lo spettatore da fargli sentire i venti sferzanti di questo tempo a orizzonti chiusi per troppi popoli. “Io Capitano” di Matteo Garrone, fresco vincitore a Venezia del Leone d’argento per la regia e del Premio Pasinetti assegnato dai critici cinematografici, racconta la perigliosa Odissea di formazione per deserto e per mare di Seydou, sedicenne senegalese col miraggio dell’Italia. E profuma di grande cinema.

di Andrea Aloi

54

Jeanne du Barry

Francia, metà del Settecento. Figlia di una cuoca dai costumi non irreprensibili e di un monaco francescano sensibile ai richiami della carne, Marie-Jeanne si è consacrata ai posteri come Madame du Barry, Favorita Reale di Luigi XV ed erede del ruolo della Pompadour. Donna di sfolgorante bellezza, una Moll Flanders libertina con annesse fortune e sfortune alla corte di Versailles, Camelot di intrighi, cicisbei, lotte di potere e odi ben coltivati.

di Andrea Aloi

53

Oppenheimer

Un film che segna una svolta importante nella tecnica narrativa e nel racconto cinematografico. 'Oppenheimer' di Christopher Nolan segue una traiettoria artistica nella narrazione cui non siamo abituati. Sorprende lo spettatore, lo obbliga ad essere proattivo e a far funzionare il cervello. La svolta viene annunciata già nelle prime scene come una sorta di manifesto programmatico-artistico. .

di Fabrizio Funtò

52

Rheingold

Il titolo è wagneriano. L'Oro del Reno, del turco-tedesco Fatih Akin, è un biopic che sembra un ottovolante di violenza lanciato ai cento all’ora, variegato, stordente e perfino a tratti buffo, alla Guy Ritchie. Non potrebbe essere altrimenti, cerca infatti di contenere in 138 adrenalinici minuti la vera vita sul rasoio del rapper curdo Xatar, ovvero “il pericoloso”, all’anagrafe Giwar Hajabi, oggi quarantunenne imprenditore, editore e musicista apprezzato assai in Germania - la sua patria adottiva - e non solo.

di Andrea Aloi

51

Tori e Lokita

Un film dei fratelli Dardenne a denominazione di origine controllata, con note di thriller virato al nero pece e la consueta camera a mano a inseguire con partecipe dolcezza di sguardo giovani esistenze difficili, vite verdi presto bruciate. Favolacce. I fratelli belgi Jean-Pierre e Luc non mollano il colpo, come il vecchio leone Ken Loach. Storie dure e socialmente non “affabili”, urticanti; il cinema trasuda dal reale e ciò che accade spesso può essere dolore, una scheggia di speranza, un timbro definitivo di esclusione. Il peccato originale nasce dalla marginalità.

di Andrea Aloi

50

Barbie the movie

Il 9 marzo 1959 nasceva una certa Barbara Millicent Roberts. Barbie per le amiche. Pochi mesi dopo, giusto il tempo di aver piagnucolato con insistenza, Barbie era arrivata anche a casa mia, un regalo dello zio Armando, l’unico ricco della famiglia. Fresca di fabbrica, gambe lunghe, vitino di vespa, capelli biondi, occhioni blu, tacchi a spillo, la mia Barbie, slanciata e burrosa, indossava un costumino a righe che mi ero subito affrettata a toglierle, curiosa di vedere quelle sue tette.

di Manuela Cassarà

49

After work

Un curioso documentario di coproduzione europea descrive, anche attraverso interviste a personaggi più o meno famosi, l’evoluzione del mondo del lavoro ai nostri tempi in presenza di fenomeni quali le nuove tecnologie e l’intelligenza artificiale. Una documentata carrellata di opinioni e di dati raccontano la complicata trasformazione dell’universo produttivo (quasi) in ogni parte del mondo.

di Massimo Cecconi

48

Indiana Jones e la Macchina di Anticitera

Ancora “Indiana Jones”? Ovvio, l’industria cinematografica americana spreme i franchise di successo fino all’ultima goccia, così, quindici anni dopo “Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo” — per la gioia della Lucasfilm aveva incassato 743 milioni di dollari e rotti — ecco “Indiana Jones e il quadrante del destino”, quinto capitolo delle avventure archeo-misteriose di Indy.

di Andrea Aloi

47

Olga, giovani ginnaste al tempo di Euromaidan

Avere quindici anni e un cuore diviso. È il 2013. Olga, protagonista eponima del duro, appassionante film dell’esordiente ventinovenne franco-svizzero Elie Grappe, è una ginnasta ucraina di ottime speranze e accetta l’invito di andare in Svizzera ad allenarsi. Suo padre era nato lì, le strutture sportive, poi, sono splendide e a Kiev tira una bruttissima aria per la madre, giornalista d’inchiesta. Ha denunciato le macroscopiche illegalità di molti cantieri edili nella capitale, dove nascono grattacieli abusivi oliati dalla corruzione, c’è il filorusso Janukovyč al governo.

di Andrea Aloi

46

Billy, marshmellows nel Nord-est

Emilia Mazzacurati, ventottenne padovana figlia di Carlo - l’ottimo regista di “Notte italiana”, “La giusta distanza”, “Il toro”, prematuramente scomparso nel 2014 - per “Billy”, lungometraggio d’esordio, s’è inventata un posticino torpido e in fondo rassicurante, perfettamente maneggiabile come quinta di una storia probabilmente non così lontana dal suo paesaggio interiore. Un’operina garbata di piccole e grandi malinconie bizzarre, un viaggio di formazione-deformazione virato in commedia per il diciannovenne che dà titolo al film.

di Andrea Aloi

45

Peter von Kant, amarcord Fassbinder

Amore. Dolcissimo, rapinoso, spietato, una guerra per il potere dove ci sono, quasi sempre, un vincente e una vittima. “Peter von Kant”, firmato dal fieramente omosessuale François Ozon, è un omaggio di bel calibro registico alla “sregolatezza” esistenziale del geniale Rainer Werner Fassbinder e al suo film del ’72 “Le lacrime amare di Petra von Kant”. Un gender swap, dall’innamoramento della stilista Petra per la giovane Karin alla passione divorante di Peter, celebrato regista, per il conturbante Amir....

di Andrea Aloi

44

Beau ha paura, delirio visivo fra Lynch e Dick

Un elevated horror, vale a dire un horror giocato artisticamente? Un dramedy, mix di dramma e commedia? La smania classificatrice statunitense non è arretrata neppure davanti a un film inclassificabile come “Beau ha paura”, soggetto, sceneggiatura e regia del trentaseienne newyorchese Ari Aster, tre ore di strepitoso delirio visivo in compagnia di Joaquin Phoenix, talento senza limiti al servizio del viaggio nella mente psicotica di Beau Wassermann...

di Andrea Aloi

43

Rapito, ultimo capolavoro dell'officina Bellocchio

Una personale, bruciante rivisitazione del caso Edgardo Mortara, bambino ebreo bolognese di neanche sette anni sottratto il 23 giugno 1858 alla famiglia dai gendarmi di Pio IX perché battezzato e quindi, secondo il diritto canonico vaticano, “cosa nostra”, anzi sua, del Papa Re. Applaudito a Cannes e già bene in corsa nelle sale, è un film semplicemente poderoso, con la compiuta grazia che tocca le opere d’ingegno in odor di capolavoro...

di Andrea Aloi

42

As bestas, stranieri nella Galizia delle discordie

Due uomini robusti e un fiero cavallo brado. Gli si aggrappano al collo, provano a schienarlo, è un viluppo di muscoli, occhi, tendini degno del Laocoonte. Primissimo piano sulle froge che si dilatano cercando aria. È il potente, emozionante ralenti di un minuto che fa da incipit ad “As bestas-La terra della discordia” del quarantaduenne madrileno Rodrigo Sorogoyen, un thriller/dramma da collocare assolutamente sul podio dei film di stagione...

di Andrea Aloi

41

Cospirazione al Cairo, l'Egitto fra due assolutismi

Thriller politico che conferma il clima vigente in quel Paese che anche noi ben conosciamo per le vicende di Giulio Regeni e Patrik Zaki. Il conflitto tra il potere temporale e quello religioso sta alla base di un malessere diffuso e si combina in una competizione che vira sul filo del rasoio, sempre prossima a deflagrare nelle profonde contraddizioni sociali...

di Massimo Cecconi

40

Terra e polvere, una Cina senza grandeur

Sesto, dolceamaro lungometraggio del quarantenne Li Ruijun, racconta una Cina rurale sideralmente lontana dagli orgogliosi proclami di grandeur e riscossa del Partito comunista. Così vera da aver urtato l’entourage di Xi Jinping, che nel settembre scorso, alla vigilia del ventesimo Congresso celebrato a ottobre, ha letteralmente fatto sparire dalle sale e delle piattatorme il film, pur accolto benissimo dal pubblico...

di Andrea Aloi

39

Il Sole, l'Avvenire e la summa di Nanni

A Moretti bisogna dire “grazie” intanto per motivi che sono estrinseci alla maggiore o minore riuscita del suo quattordicesimo lungometraggio, “II sol dell’avvenire”, col regista Giovanni/Nanni in crisi con la moglie Paola e non solo, impaniato nelle riprese di un film ambientato al romano Quarticciolo nel 1956, anno dell’invasione sovietica in Ungheria...

di Andrea Aloi

38

Pionieri, piccoli e rossi

Il balzo nel passato ci riporta al giugno del 1990, quando il Partito Comunista Italiano sta vivendo gli ultimi giorni della sua esistenza. Nella Sicilia di quell’anno, dalle parti di Ragusa, si sviluppa la favola bella di Enrico (indovinate perché si chiama così?), figlio di un funzionario integerrimo del PCI, impegnato in una p ersonale battaglia per diventare segretario regionale del Partito..

di Massimo Cecconi

37

Il ritorno di Casanova

“Que sera, sera”. Dopo tanto Vivaldi, la voce di Doris Day accompagna a un dolce-malinconico finale “Il ritorno di Casanova” di Gabriele Salvatores, quasi il sigillo - o almeno come tale proposto - di una quarantennale carriera dietro la macchina da presa. L’accettazione della senescenza, “quel che sarà, sarà/ non sta a noi vedere nel futuro”, per chiudere le storie parallele di Leo Bernardi (Toni Servillo), acclamato regista che viaggia oltre i sessanta, e Giacomo Casanova (Fabrizio Bentivoglio), avventuriero e libertino quasi in disarmo..

di Andrea Aloi

36

Armageddon time

“Armageddon Time - il tempo dell’apocalisse” è un film crepuscolare, riflessivo, in cui prevalgono le ombre e le bizze della vita. Il giovanissimo Bank Repeta rende bene l’impaccio di un preadolescente alla scoperta di se stesso, su tutti però emerge Anthony Hopkins che padroneggia la materia con assoluta sapienza ed espressività interpretativa.Gli elementi autobiografici introdotti dal regista James Gray ci riservano un Paese pieno di conflitti, dove il sogno americano sembra si sia impantanato per sempre.

di Massimo Cecconi

35

Delta

Laggiù hanno il Far West, noi ci difendiamo bene col Far East del Delta padano. Orizzonti lontani, confini labili tra acqua e terra, fuorilegge e “sceriffi”, diffidenza verso i foresti. Un’Arizona con in più le Everglades, formidabili paludi della Florida. D’accordo, nei rami del grande fiume, dal Po di Goro al Po di Volano, dal Po di Ferrara al Po di Primaro, non vi aspettano alligatori a sfioro, ma i pesci siluro si fanno comunque rispettare, insieme a lucci e carpe.

di Andrea Aloi

34

Educazione fisica

““Educazione fisica”, opera seconda di Stefano Cipani dopo il fortunato e premiato “Mio fratello rincorre i dinosauri” (2019), spreme dalla pièce teatrale “La palestra" di Giorgio Scianna tutti i pessimi umori di una quadriglia di genitori messi davanti alle malefatte dei figli dodicenni e alla ineluttabilità di un castigo. In tre hanno violentato una compagna di classe e, non contenti, irresponsabili, irriflessivi come sanno esserlo i ragazzini di quell’età, si sono indecentemente ripetuti.

di Andrea Aloi

33

Tutto in un giorno

“Tutto in un giorno”, prima regia dell’attore argentino Juan Diego Botto, è un lavoro d’impianto crudamente sociale che la quasi cinquantenne Penélope Cruz ha voluto, contribuito a produrre ed esaltato con un’interpretazione potente, di pura dolente passione. Qualcuno l’ha paragonata alla Magnani, le avrà fatto piacere, ma perché mai? Lei è Penélope e basta e avanza. Alla sua prima regia Botto convince ben oltre la sufficienza e non demerita pure come sceneggiatore.

di Andrea Aloi

32

Tar

Un film di Todd Field, autore in precedenza di soli due film non memorabili in anni ormai remoti. La storia di una direttrice d'orchestra dalla personalità ossessiva e eccessiva. Cate Blanchett in un crescendo di malessere e di autodistruzione che solo una attrice di questo spessore può rendere con assoluta credibilità. I suoi tempi sono perfetti anche quando dirige l’orchestra ed è questo l’elemento più convincente di un film che racconta gli abissi della solitudine del potere.

di Massimo Cecconi

31

Argentina 85

Cinque mesi di istruttoria, settecentonove casi esaminati, ottocento testimonianze, quattrocento faldoni e infinite telefonate di minaccia. “Argentina, 85” di Santiago Mitre è un palpitante legal drama che per la prima volta ricostruisce con pathos e forte partecipazione il processo alle massime gerarchie militari - nove, tra generali e ammiragli, da Videla in giù - responsabili del golpe contro Isabelita Perón datato marzo 1976 e relativi, successivi crimini.

di Andrea Aloi

30

The whale

Laggiù nell’Idaho, alla periferia di una periferica città americana. Charlie è un uomo di mezza età, pesa 272 chili e vive in fondo a un pozzo di rimpianti. Non ha spento l’intelligenza e l’empatia da buon professore di letteratura né l’amore assoluto per la figlia sedicenne, i risparmi, quando morirà, saranno tutti per lei: “Devo sapere di aver fatto almeno una cosa giusta nella mia vita, voglio che Ellie abbia una vita decente”.

di Andrea Aloi

29

Decision to leave

Un noir romantico, impudente al punto di essere a tratti quasi buffo, l’anatomia di un amore sfiorato e non vissuto, un poliziotto “annientato” - per sua stessa ammissione - da una giovane donna seduttiva e mortifera. Con “Decision to leave” (decisione di partire, di lasciare), 138 minuti di puro cinema, il coreano Park Chan-wook ha sposato versatilità di toni, ispirazione, scrittura e alta maturità tecnica come mai gli era riuscito prima.

di Andrea Aloi

28

Gli spiriti dell'isola

Anno 1923. In Irlanda è in corso l’ennesima guerra civile che sull’isola dal nome immaginario di Inisherin, al largo della costa occidentale del Paese, arriva attutita e smorzata. L’amicizia proverbiale tra Pàdraic (Colin Farrell) e Colm (Brendan Gleeson) si incrina definitivamente quando quest’ultimo chiede all’altro di non rivolgergli più la parola. È stanco e annoiato dalle futilità raccontate dall’ex amico.

di Massimo Cecconi

27

Un bel mattino

Sandra, traduttrice e interprete, è vedova da cinque anni e ha una vita fin troppo tranquilla, divisa tra lavoro e accudimento della piccola Linn e del padre Georg gravemente malato. Non ha ancora quarant’anni, un cuore in inverno e l’impressione di aver lasciato la vita sentimentale dietro le spalle. Sembra quasi impossibile nella struggente Parigi primaverile, in un tenero e implacabile film di Mia Hansen-Løve, protagonista l'attrice Léa Seydoux.

di Andrea Aloi

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Grazie ragazzi

Riccardo Milani ha confezionato una commedia di buoni e ben dosati sapori umani, seminata d’ironia, venata di umori malinconici e punte d’amaro, quasi due ore a buon ritmo “costruite” per piacere - senza eccessive accondiscendenze all’emozione facile - a un pubblico largo. Missione non facile e riuscita, ci vogliono mestiere, misura e una discreta saggezza del cuore, per raccontare di carcerati e vite nel freezer.

di Andrea Aloi

25

Babylon

Il regista Damien Chazelle ci aveva ben abituati con un paio di film piuttosto riusciti come 'Whiplash' e 'La La Land' ai quali si accoda ora questo 'Babylon' che, si parva licet, “brilla” più di ombre che di luci. Intorno a vite spericolate, a intrecci di incontri e scontri, Chazelle costruisce la sua Babilonia cinematografica che molto deve, se non tutto, a Hollywood Babilonia, l’esplosivo libro di Kenneth Anger, pubblicato nel 1959.

di Massimo Cecconi

24

Fairytale - Una fiaba

Hitler, Stalin, Churchill e Mussolini sono la schiera dei potentissimi protagonisti di “Fairytale-Una fiaba”, 78 minuti immersi in un limbo spettrale e livido. Una magia, un incubo. Il settantunenne Sokurov non gira film per palati rovinati dai fast movie, si prende il suo tempo, inventa, sogna e gira come dipingesse e la musica si fa immagine.

di Andrea Aloi

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Le otto montagne

“Le otto montagne”, firmato dalla coppia fiamminga Felix Van Groeningen (“Beautiful boy” con Steve Carell e Timothée Chalamet) e Charlotte Vandermeersch non tradisce il gran libro omonimo di Paolo Cognetti da cui è tratto. Solide interpretazioni di Luca Marinelli e Alessandro Borghi, regia a quattro mani, asciutta, non ruffiana, con panorami sconfinati tra Val d’Aosta e Nepal.

di Andrea Aloi

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Le vele scarlatte

Un reduce, ottimo falegname, si ricongiunge alla sua bambina, allevata da una vedova generosa in odore di stregoneria, dopo la prematura morte della giovane madre.Da allora, contro tutto e tutti, e soprattutto in avversione agli abitanti del villaggio in cui l’uomo, considerato uno straniero, si stabilisce, il padre respira, vive e lavora solo per allevare al meglio la figlia.

di Massimo Cecconi

21

Orlando

Un vecchio e una bambina, Orlando e Lyse, reciprocamente sconosciuti, si incrociano davanti alla morte di Valerio, padre di lei, un evento che scuote la vita. La piccola è nata e cresciuta a Bruxelles, il nonno ritrovato ha le radici in un paesello della montagna sabina, in provincia di Rieti, dal quale mai si è staccato. Hanno entrambi paura di un possibile reset esistenziale.

di Andrea Aloi

20

Saint Omer

Una dolorosa esplorazione nella solitudine di una giovane donna culturalmente “ibrida” perché divisa tra le radici familiari africane e il miraggio francese, tra le tenerezze di una maternità chissà quanto desiderata e le difficoltà di essere accettata come figlia. Il commovente, potente “Saint Omer” della franco-senegalese Alice Diop è un film che brulica di emozioni e porta alle lacrime o all’indignazione.

di Andrea Aloi

19

The Fabelmans

Ci ha messo un po’ Steven Spielberg, qualcosa come mezzo secolo al galoppo nella fabbrica dello sguardo e delle illusioni più vere della realtà, poi, finalmente, al reinventare ha preferìto il rivivere e ha girato con “The Fabelmans” un film autobiografico nato per accarezzare il cuore della gente che cerca in laica comunione, al buio, davanti a uno schermo, le buone ragioni per innamorarsi un’ennesima volta del cinema.

di Andrea Aloi

18

Forever young

Alla sesta regia Valeria Bruni Tedeschi, notevole attrice, ha fatto centrocon “Forever Young-Los Amandiers”, vibrante, tenerissima rivisitazione dei suoi primi passi nell’arte della scena alla scuola di recitazione del Théâtre des Amandiers di Nanterre diretta da Pierre Romans: “Non è un passatempo recitare, è pericoloso, difficile: è la vita che dovreste rappresentare”. .

di Andrea Aloi

17

Bones and all

Luca Guadagnino e il cannibalismo. Il regista cinquantunenne ha realizzato un piccolo miracolo, un viaggio di formazione e consapevolezza per le strade d’America negli anni Ottanta che senza risparmiare sbranamenti e volti segnati dal sangue del “fiero pasto” restituisce a due teen agers cannibali tutti i classicissimi turbamenti di quell’età di mezzo fra tarda adolescenza e primi semi di consapevolezza.

di Andrea Aloi

16

Bardo

Dopo “Birdman” e “Revenant” il cinquantanovenne maestro messicano è tornato in patria a girare una “auto-fiction”. Non auto-biografia ma fitte sono corrispondenze tra la sua lunga esperienza di expat negli Usa e quella del protagonista Silverio Gama, giornalista e documentarista d’inchiesta che in America ha avuto successo e vinto premi. Per riceverne uno in patria, Gama lascia la bella casa di Los Angeles e torna a Città del Messico.

di Andrea Aloi

15

Il piacere è tutto mio

Il film dell’australiana Sophie Hyde viaggia e cresce felicemente per poco più di un’ora e mezza senza un attimo tedioso, sorretto da una Emma Thompson mirabile, signora della scena di un film giocato teatralmente per la quasi totalità tra le pareti di una camera d’albergo, e dal giovane irlandese Daryl McCormick al suo primo ruolo da protagonista, un dolce e sensuale meticcio con riccioli e disarmanti occhi cerulei.

di Andrea Aloi

14

Triangle of sadness

Film del quarantottenne regista svedese Ruben Östlund: un apologo antisistema in tre atti satiricamente crudele e fin troppo proverbiale, dove una crociera alle Bermuda per ricconi a sei stelle frana e si trasforma in un viaggio alla Titanic con toni da disaster movie in salsa Monty Python, e si conclude su un’isola deserta (o quasi) dal menu fisso: pochi i superstiti, natura umana a nervature scoperte.

di Andrea Aloi

13

L'Ombra di Caravaggio

Libertino e di animo incandescente, sovvertitore dei canoni nell’arte sacra, odiato dai pittori di maniera, bersaglio ghiotto degli inquisitori papalini. Michelangelo Merisi (1571-1610) per vita e opere è un ideale spunto drammaturgico e Michele Placido con “L’ombra di Caravaggio” ne ha fatto un buon uso. .

di Andrea Aloi

12

Esterno notte

Girato in una Roma ricostruita come nell’album delle fotografie dei ricordi, il film a puntate di Marco Bellocchio offre un racconto della stessa tragica vicenda ripreso per tre volte, il rapimento e l’uccisione di Aldo Moro..

di Fabrizio Funtò

11

La stranezza

“La stranezza“ del palermitano Roberto Andò, scritto con Ugo Chiti e Massimo Gaudioso e prodotto da Angelo Barbagallo con Rai Cinema e Medusa, è un film squisito, magistralmente girato. E una fettina dei meriti va innanzitutto a Leonardo Sciascia che al giovane Andò aveva regalato la biografia di Pirandello curata dallo studioso Gaspare Giudice.

di Andrea Aloi

10

Wild men

In "Wild men" del danese Daneskov il massiccio Martin, messe tra parentesi la moglie Anne, le due figlie e la bella casetta in Danimarca, si autoisola nei boschi della vicina Norvegia. E lì lo troviamo, bardato di pellicce, impegnato a fiocinare nella natura con arco e frecce.

di Andrea Aloi

09

Siccità

In “Siccità”, il touch agrodolce di Paolo Virzì, sempre immanente da “Ferie d’agosto” a “Ovosodo”, da “Tutta la vita davanti” a “Il capitale umano” (film anche venato di nero) a “La pazza gioia”, si conferma a un livello ben sopra la stenta mediocrità di tanta commedia italiana contemporanea.

di Andrea Aloi

08

Ninjababy

Dopo l’inafferrabile, “liquida” Julie di “La persona peggiore del mondo”, arriva dalla Norvegia un’altra indomabile ragazza, Rakel, protagonista del godurioso “Ninjababy”

di Andrea Aloi

07

Depardieu, un Maigret crepuscolare

Un altro detective gira in sala in queste settimane, addirittura un classico. “Maigret” di Patrice Leconte si aggiunge a una filmografia sterminata ed è tratto con molta libertà da “Maigret e la giovane morta” (1954) del prolifico Simenon....

di Andrea Aloi

06

La notte del 12

“C’è qualcosa di sbagliato nel rapporto tra gli uomini e le donne”. Si sfoga così un agente della polizia giudiziaria di Grenoble in mezzo a un’indagine - ormai arenata - sulla morte di Clara Royer...

di Andrea Aloi

05

Braibanti e le madonne pellegrine

Palazzaccio di Roma, metà anni Sessanta. Lo Stato processa il professor Braibanti Aldo, nato a Fiorenzuola d’Arda nel Piacentino il 17 settembre 1922, commediografo, poeta, film maker, collaboratore dei 'Quaderni Piacentini', già militante del Pci...

di Andrea Aloi

04

La nostalgia di Martone

Il regista continua un percorso napoletano che nel giro di pochi anni ha proposto “Il sindaco del rione Sanità” e nel 2021 il delizioso “Qui rido io”...

di Andrea Aloi

03

Don’t look up

America, og gi. Sugli schermi del computer di una giovane astrofisica compare una pallina bianca. Trattasi di una cometa di diversi chilometri che non promette buone novelle e doni, ma, salvo poderosi interventi per deviarla, un sicuro impatto col nostro pianeta...

di Andrea Aloi

02

E' stata la mano di Dio

Solo gli artisti abbastanza smaglianti e abbastanza innocenti riescono a restituire nitidamente, interamente su carta, tela o pellicola il calore delle fiammelle che gli ardono dentro...

di Andrea Aloi

01

L'importante è esagerare

DA “FREAKS OUT” A WES ANDERSON VINCE IL CINEMA “ALL YOU CAN EAT”. Forse resteranno freddini gli amanti del cinema gourmet più sobriamente autorale, con radici più o meno profonde in un’idea di narrazione “realistica” o di “denuncia”...

di Andrea Aloi

00

Un Eroe

“Un eroe”, film che più anti-eroe non potrebbe del maestro iraniano, premiato a Cannes un anno fa e ora disponibile su Sky. Una poetica realista delle piccole cose, dei risvolti intimi e universali, uno sguardo implacabile ma “placido” sul train de vie iraniano...

di Andrea Aloi

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