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C'È ANCORA DOMANI
FALSE PISTE
E CUORI DI DONNE

di MANUELA CASSARÀ

È il film fenomeno di stagione, quello con il più alto incasso degli ultimi tre anni. Incominciamo con il dare i numeri. Stando a Wikipedia, nel primo weekend, quello compreso tra il 26 e il 29 ottobre, C’è Ancora Domani ha incassato un milione e mezzo di euro; al 15 di novembre, con più di due milioni di biglietti venduti, la cifra è salita a 14 milioni. A oggi, è di oltre venti milioni di euro.

Il film è piaciuto al pubblico, ma non gli è mancato il sostegno degli addetti ai lavori.

Per Paolo Merenghetti, blasonato critico del Corriere della Sera, è “un lavoro decisamente notevole” con soluzioni non prive di “ingenuità, ma conseguenza dell’ambizione e dell’originalità messe in campo”; Alessandro de Simone su Ciak lo definisce una commedia “con una coraggiosa contaminazione tra musical, neorealismo e postmodernismo”, mentre Luisa Garribba Rizzitelli, attivista femminista impegnata per i diritti delle donne e della comunità LGBTIQ+ che scrive sull’ HuffPost Italia, si sofferma sul profilo politico, “che denuncia lo strapotere maschile, viziato dai privilegi della cultura ancora patriarcale”.



Percentuale di utenti a cui è piaciuto, sempre stando al web e sempre se vogliamo prenderlo per oro colato, ben il 92%. Si faccia avanti quell’8% di maschilisti menatori di mogli ai quali non è piaciuto. Avanti, se avete coraggio!

Difficile trovare donne che non l’abbiano amato. Perché racconta la storia di una di noi, di com’eravamo. A fine spettacolo applausi in sala, qui a Torino, dove ho notato una distribuzione capillare, segno che le aspettative erano alte. Avevo scelto un multisala centrale - quello che mi garantiva lo schermo migliore e un sonoro eccellente - e optato, come mio solito, per il primo spettacolo. Lo so, è un orario che fa tanto vecchia carampana. Con me, difatti, c’erano le frequentatrici abituali, anziane signore che non sanno come riempire i loro noiosi pomeriggi. Che però, ho notato, sono un pubblico affezionato.

Sala non del tutto gremita, ma ben più affollata della consueta rarefatta affluenza pomeridiana; ma già all’uscita, alle diciotto, una folla più eterogenea si accalcava in attesa. E tra questa si notavano molti uomini. Non mi è dato di sapere se, almeno quelli più evoluti ed empatici, si saranno sentiti chiamati in causa, come sembra sperare la giornalista dell’HuffPost.


(Alla Regia, da Rainews)


Certamente è un film a misura di donna, specchio impietoso per certi maschi; la storia di una donna, la storia di tante donne, delle nostre madri e delle nostre nonne, che ci conduce all'inizio di una rivolta, che si chiude con la speranza di un comune riscatto. 'C’è Ancora Domani' ci chiede di prendere in mano le nostre vite, ci insegna a essere le artefici del nostro futuro, soprattutto a riconoscere certi piccoli segnali per tempo, come farà la protagonista Delia, che, con un metodo estremo quanto efficace, riuscirà a salvare sua figlia, all’apparenza ribelle, ma non ancora consapevole, da un destino già scritto e non diverso da quello di una madre che pur disprezza per l’apparente ignavia.

Perché bisogna imparare a riconoscere, da subito, le pseudo attenzioni “amorevoli“, quelle che ci fanno capire con chi si ha veramente a che fare: una gelosia che ci gratifica, un gesto protettivo che pian piano diventa coercitivo, un isolamento che ci distanzia dagli altri, da affetti e amicizie che vengono precluse. Purtroppo basta scorrere le pagine dei quotidiani: 124 femminicidi nel 2022, già 100 solo fino a Ottobre del 2023. Nonostante, Delia docet, nonostante se ne sia fatta di strada, consapevolezza ed evoluzione non sono alla portata di tutte.


(Con l'amica Marisa)


La Cortellesi che, cinematograficamente, é furba e birichina, nel corso del film semina una serie di quelle che gli inglesi chiamano red herring - false piste diciamo noi, prima che l’Accademia della Crusca insorga: a partire dal titolo, che è una chiave importante, ma lo si capirà solo alla fine, per proseguire con i casti incontri con lo spasimante depresso che le chiede di mollare tutto e di seguirlo al Nord ,in cerca di un futuro migliore; a seguire con la misteriosa lettera dapprima appallottolata con rabbia e poi ripescata, la busta di soldi sul cuscino di Marcella, e non ultima, una depistante quanto innocente giacchetta nuova… tutto farebbe pensare ad un promettente cambio di vita. Che è abbastanza vero, ma non nel modo scontato che saremmo portati a pensare.

Il film ha un finale che non ti aspetti, che pone la storia in un più ampio contesto politico e culturale, che ne allarga gli orizzonti, dal singolo al sociale, dove si scopre che quell’ultima giornata raccontata, nella Roma del 1946, era particolare e sarebbe stata epocale.


(Con lo spasimante pentito - da Cinema 4Stelle)


Girato in bianco e nero, sempre molto efficace per contestualizzare il periodo e riportarci al Neo Realismo, 'C’è Ancora Domani' colpisce per la cura dei particolari, per i piccoli dettagli, dalle acconciature ai costumi, fino a quelli dell’ ultima trecentesima comparsa, perché tante sono nel finale. E poi per la scelta delle location, con i tristi interni caserecci girati a Cinecittà e gli esterni a Testaccio, quartiere simbolo di una Roma verace che ancora resiste: il cortile delle case popolari di Via Bodoni; il Bar Giolitti, non quello del famoso gelato vicino a Montecitorio ma un più ruspante baretto che dovrebbe rappresentare il benessere di quei burini arricchiti dei futuri suoceri di Marcella, la figlia interpretata con grinta da Romana Maggiora Vergano. Va citata Emanuela Fanelli nel ruolo dell’amica Marisa, l’unica ad avere un marito che l’adora e con il quale lavora fianco a fianco, al banco di frutta e verdura, in una parte dell’esistente mercato. Standing ovation al nonno, un sanguigno Sor Ottorino (l’ottimo Giorgio Colangeli) che dal suo letto di morituro impartisce lezioni di vita al figlio Ivano, un impomatato Valerio Mastandrea, sempre in canotta a tirar ceffoni, a bere troppo, a mangiare servito e riverito, a lamentarsi.

“Nun je devi menà tutti i giorni. Basta una volta, ma forteeee, così nun se lo scorda. Così me fa pena.”… “È na brava fija, ma ha un difetto… risponne!” consiglia il vecchio, maestro di vita, mentre Ivano prende nota e annuisce.


(Con Valerio Mastandrea)


Magari non saranno le esatte battute del copione, ma parola più, virgola meno, direi che sul senso ci siamo.

Mastandrea è bravo e pure parecchio, ma ha un solo difetto: è troppo bbono dentro. Lo si capisce dagli occhi. Così non riesce, a mio avviso, a essere violento fino in fondo, nemmeno quando je mena de brutto, alla povera Delia.

E qui devo aprire una parentesi: non sono sicura che mi sia piaciuto l'escamotage di trasformare in balletto una scena di grande violenza. “Ho pensato che la violenza fosse stata raccontata in modo realistico in tantissimi film e non volevo farlo in modo voyeuristico. Tanto sappiamo di che cosa si tratta.“ ha spiegato la Cortellesi nel dietro le quinte.

Beh io l’ho trovato spiazzante.

Mi ha sorpreso e turbato.

Poi ci ho pensato su.

Che l’allegoria del ballo abbia la funzione di attribuire a questa moglie succube delle quotidiane angherie del marito un ruolo da co-protagonista, complice in quel degradante spettacolo, al quale, partecipe, non si ribella?



Questo mi sono chiesta.

E mi sono risposta: magari Si!

In tal caso, direi che ci sta.

Di certo è un film che piace. Quando esci rimane dentro.

E per una volta, qui lo dico e qui non lo nego: è piaciuto anche a me.

Normalmente sono molto cauta nell’affermare, di qualsiasi cosa se per questo, un viaggio, un cibo o un luogo: è bello!

È brutto!

Andateci!

No, lasciate perdere!

Così è se vi pare è il mio motto, sempre e per tutto. E cerco di attenermici, limitandomi a osservare, ad annotare per incuriosire.

'C’è Anche Domani' ha aperto la Festa del Cinema di Roma il 23 ottobre per arrivare nelle sale in tutta Italia, il 26. Paola Cortellesi lo ha scritto assieme a Furio Andreotti e a Giulia Calenda, lo ha diretto (è la sua prima esperienza di regia, ma sospetto e scommetto che non sarà l’ultima) e si è fatta anche trina per recitare il ruolo della protagonista con la consueta bravura; dimessa, smarrita, all’apparenza rassegnata – con inaspettati guizzi, in dosi omeopatiche, di umorismo.


(Sor Ottorino maestro di vita - immagine da Cineblog)


Lo confesso, lei mi piace a prescindere e da sempre, da quando faceva un’esilarante Eva nella 'TV delle Ragazze', fino alla borgatara sboccata di 'Come un gatto in tangenziale' e nel meno felice 'Ritorno a Coccia de Morto' con Antonio Albanese, per citare i due più recenti.

Mi piace perché è elegante, perché è misurata, è versatile, è tuttofare, è pure bella. Perché ha tempi comici perfetti, anche quando la storia si fa pesante.

E questa lo è.

“Direi che siamo vicini alla celeste perfezione!” chiosa e conclude nel clip girato dietro le quinte.

E chi sono io per contraddirla?

Come dicevo, io ho un debole per la Cortellesi.

 

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