LOADING....!!!!!




e

SORTILEGIO
E AVVENTURA
LA MAGIA
DEI LUMIÈRE

di ANDREA ALOI

Condividi su:

Centoventi gioielli, cinquanta secondi l’uno, l’immagine in movimento che entra nella Storia. “Lumière. L’avventura del cinema”, a 130 anni giusti dalla nascita della settima arte, è un regalo speciale per chi, affascinato una volta, è rimasto per sempre avvinto dal magico intreccio di luci e ombre ordito dai fratelli Auguste e Louis col loro “cinématographe”, la portentosa scatola a manovella, brevettata il 13 febbraio 1895, che registrava le immagini e le proiettava.



I preziosi “cortissimi”, comprensivi ovviamente dei seminali “L'uscita dalle officine Lumière” e “L'arrivo di un treno alla stazione di La Ciotat”, sono stati restaurati dal laboratorio "L'immagine ritrovata" della Cineteca di Bologna, ineguagliabile custode e promotrice di cinema, e li presenta con amorevole commento Thierry Frémaux, direttore artistico del Festival di Cannes e dell'Institut Lumière di Lione, città d’origine dei due pionieri. Sono 104 minuti imperdibili, accompagnati dalle musiche di Gabriel Fauré, contemporaneo dei fratelli Lumière, e dalla voce narrante di Valerio Mastandrea per l’edizione italiana.



Louis alla cinepresa e Auguste più regista, “sentono” di aver inaugurato un’epoca, ottengono immediato successo, fin dalla prima proiezione, nel dicembre 1895 al Grand Café di Parigi. Il cinema è insieme sortilegio e simbolo di progresso in uno scorcio storico dominato da invenzioni, scoperte, positivistico dominio della Natura. Figli di Antoine, fotografo e pittore, Louis e Auguste sanno valutare un’inquadratura e dove collocare la macchina da presa, che è fissa, con quale angolazione. Velocizzano l’azione, la rallentano, filmano un movimento e lo offrono all’inverso, sono embrioni di effetti speciali. “Giocano” col tempo, con panoramiche verticali e immergono lo sguardo nella profondità di campo. Mettono solide basi al linguaggio del cinema, tutto è nuovo, nasce e si compie per la prima volta. La sfilata delle truppe, con lo spettatore indisciplinato, frettoloso che incrocia di corsa la parata, la galoppata ripresa frontalmente di un reparto di cavalleria, una famiglia di saltimbanchi col padre che fa volteggiare i figli piccoli come trottole. Salto mortale, doppio, triplo.



L’immagine si anima in un senso profondo, quasi leggesse un “doppio” trascendente di ciò che vediamo. Significati oltre il documento. Il primissimo cinema tale è, fotografia più cinetica, classificazione, catalogo. Non solo, però. Un cavallo bianco gira in tondo, acrobati lo usano per volteggi armoniosi: cosa vediamo? cosa macina dentro di noi lo sguardo? quale eco quelle immagini fanno risuonare interiormente? Due bimbi piccoli che immaginiamo ben nati, con abiti lindi e cuffiette, si disputano giochi, uno piange: è cinema. I figli dei Lumiére si tuffano a La Ciotat, Auguste e Louis li raccontano.



Il film è favola, narrazione. “Inventa” gli attori, come nell’“Arroseur arrosè”, l’innaffiatore innaffiato, una micro-gag a dischiudere futuro alle comiche. I film dei fratelli lionesi, spiega Frémaux, stanno al cinema delle origini come il neorealista Rossellini a quello del secondo Dopoguerra. E poco dopo il boom epocale dei Lumiére ecco un altro pioniere, Georges Méliès, produttore, montatore, musicante, scenografo di film “posseduti” da sfrenata fantasia, storie di fate e demoni, di eroine come Giovanna d’Arco e di esplorazioni da “La conquista del Polo” al celeberrimo “Le voyage dans la Lune” del 1902. Sulla pellicola viaggiano fantascienza e horror, la macchina delle illusioni si specializza in generi.



I Lumière documentano e iniziano a “lavorare” sull’immagine in movimento, Méliès, misconosciuto e successivamente riemerso dall’oblio, inventa in senso proprio regia e messinscena, il cinema si fa “altro”, puro spettacolo, e Méliès arriva, nell’ “Uomo Orchestra” a moltiplicarsi per sette: cinema e meraviglia. Martin Scorsese lo ha magnificamente celebrato in “Hugo Cabret” del 2011, con un Ben Kingsley-Méliès commovente. E Frémaux, accostati i Lumière a Rossellini, trova per Méliès un suggestivo accostamento all’immaginifico Fellini.



Ma “Lumière. L’avventura del cinema” brulica letteralmente di suggestioni, messaggi in bottiglia al grande cinema che sarà, da Murnau a Renoir, da Griffith ad Abel Gance. Una giocosa battaglia coi cuscini in nuvole di piume ci porta alle faville anarchiche di Jean Vigo in “Zero in condotta”. E i ragazzetti sfaccendati filmati a Stoccarda dai Lumière, con quegli sguardi in camera ricordano prepotentemente l’Antoine Doinel nei “Quattrocento colpi” di Truffaut.



Col cinema si legge la Storia grande. Louis aveva brevettato l'Etiquette Bleue, una lastra fotografica in grado di catturare un'immagine con un'esposizione di soli sessanta secondi e per il movimento di trazione della pellicola si era ispirato, col fratello, al meccanismo delle macchine per cucire. Dei geni, giusto negli anni che, dall’altra parte dell’Atlantico, salutavano le scoperte di Edison, tra cui il cinetoscopio del 1891, precursore del proiettore: per difendere la “loro” macchina cinematografica, gli Usa chiusero, agli inizi, le porte ai fratelli Lumière.



Il cinema è anche concorrenza, propaganda, soft power. Thierry Frémaux, che nel 2017 aveva già iniziato un viaggio alle origini della settima arte con “Lumière! La scoperta del cinema”, conduce a un tenero finale con Coppola pronto a gridare “Azione!” in un remake-tributo a “L'uscita dalle officine Lumière” girato alI’Institut di Lione. Poi lancia una riflessione: “Il cinema è un'arte etica, e deve essere uno strumento di pace”. Segue, ovviamente, dibattito.






ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI FOGLIEVIAGGI

© Tutti i diritti riservati



Ritorna


Foglieviaggi è un blog aperto che viene aggiornato senza alcuna periodicità e non rappresenta una testata giornalistica. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001. Le immagini presenti sul sito www.foglieviaggi.cloud provengono da internet, da concessioni private o da utilizzo con licenza Creative Commons.
Le immagini possono essere eliminate se gli autori o i soggetti raffigurati sono contrari alla pubblicazione: inviare la richiesta tramite e-mail a postmaster@foglieviaggi.cloud.
© foglieviaggi ™ — tutti i diritti riservati «all rights reserved»