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VELE SCARLATTE
MAGIA
E REALISMO
FRA MARE
TERRA E CIELO

di MASSIMO CECCONI

Per il suo ultimo film Pietro Marcello (“Bella e perduta”,2015; “Martin Eden”, 2019) approda in Francia ispirandosi a “Vele scarlatte”, romanzo russo di Alexandr Grin, pubblicato nel 1923.

Il racconto è riproposto nella sua essenzialità, trasferendo la vicenda in un paesino della Normandia, subito dopo la fine della Prima guerra mondiale.



Un reduce (Raphaël Thierry), ottimo falegname, si ricongiunge alla sua bambina, allevata da una vedova generosa (Noémie Lvovsky), in odore di stregoneria, dopo la prematura morte della giovane madre.

Da allora, contro tutto e tutti, e soprattutto in avversione agli abitanti del villaggio in cui l’uomo, considerato uno straniero, si stabilisce, il padre respira, vive e lavora solo per allevare al meglio la figlia (Juliette Jouan).




Nella società rurale dell’epoca la condizione femminile è per definizione subalterna, per cui lo spirito libero della ragazza viene vissuto come una forzatura contro cui occorre intervenire con manifesto ostracismo, che si spinge sino a un tentativo di stupro di cui, peraltro, era stata vittima anche la madre.

Seguendo il trascorrere delle stagioni, in una natura incontaminata e accogliente, padre e figlia trovano un loro equilibrio che si rafforza e si compensa sino alla improvvisa morte dell’uomo.

L’apparizione di un giovane avventuriero (Louis Garrel) lascia presagire nuovi sviluppi, mentre sul mare un battello con le vele scarlatte e la polena scolpita dal vecchio falegname segna un nuovo inizio, come aveva predetto la maga del villaggio.



Più che la favola, è la poesia a sottolineare i modi e i tempi della vita, mescolando, come giusto che sia, gioie e dolori, serenità e rancori.

La dura condizione umana, impregnata di lavoro e sacrifici, è risarcita da piccole soddisfazioni quotidiane come la creazione di graziosi giocattoli in legno o il suono di una fisarmonica o di un violino, testimonianza della centralità della musica nel mondo contadino. Il restauro di un vecchio pianoforte permette alla ragazza di comporre nuove canzoni, accompagnando la lettura di poesie di Louise Michel, già protagonista sulle barricate della Comune di Parigi.



L’afflato poetico non dimentica di rimarcare la condizione della donna, come è anche sottolineato dalle lamentele di una vecchia operaia il cui salario è nettamente inferiore a quello di un uomo.

Storia sospesa tra acqua, terra e cielo, “Le vele scarlatte” propone il piacere del racconto senza effetti speciali o strumentalizzazioni banali. Dà sollievo perdersi nel colorato realismo della sua magia.

 

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