Le opinioni

AMAZON
NO AMAZON
DUBBI, CERTEZZE
E SENSI DI COLPA

Per quelli che: quando sotto casa
c'era il libraio, l'artigiano, il salumiere...
quando il necessario era a pochi metri, e se non c'era
imparavi l'arte dell'attesa... quando col negoziante si facevano
quattro chiacchiere, e il libraio era un consigliere fidato...
Abbiamo chiesto a dieci collaboratori di Foglieviaggi
di raccontare scambi e relazioni prima e dopo Amazon
e l'e-commerce: la vecchia vita tutta orari, persone
e contatto fisico; la nuova vita, più anonima ma così comoda.





SALVAI COSÌ
LA PANNA COTTA

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di ANNA DI LELLIO ex-giornalista, docente universitaria e cittadina dei due mondi.

Le consegne del signore in pantaloncini corti e camicia marrone targata UPS, che mi lascia pacchetti di Amazon davanti alla porta, sono diventate così frequenti che oramai siamo amici. Compro da Amazon quasi tutto, e dappertutto. A Roma, un lunedi che ho pensato di fare la panna cotta per la cena del mercoledi Amazon mi ha salvato portandomi il baccello di vaniglia, introvabile nei supermercati, il giorno dopo. Quest’estate, a Great Barrington nel Massachussetts, Amazon mi ha consegnato in poche ore le spirali antizanzare che per gli americani sono roba da sottosviluppo ma che costituiscono la linea di difesa dalle zanzare più efficace
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ACQUISTARE
IN CONTO TERZI

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di MINO FUCCILLO, 4 o 5 anni da assistentino universitario a storia della filosofia. Una trentina da giornalista a La Repubblica - gruppo l'Espresso. Una dozzina da pensionato riluttante.

Ale, prenditi le scarpe e prendile anche a me... Mi arrangio, mi salvo, dipendo da...familismo umorale. Ale è il nipote, 16 anni. Che tutto o quasi via web trova, compra, conosce. Per lui e per me (tranne l'ultima funzione). Il padre di Ale (quindi mio figlio anni 44) via web opera per me quando si tratta di soldi: pagamenti, bonifici etc (ma il sito Inps l'ho affrontato da solo). Panico da tastiera, tremor di tocco sbagliato, orografia concettuale con coordinate analogiche... quel che sia. Fatto è che l'elettronico mondo mi vede straniero ma non per questo non turista ed assiduo viaggiatore. Solo che ci viaggio in viaggio organizzato, mi faccio accompagnare. E la qualità del viaggio dipende
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I DISCENDENTI
DI POSTALMARKET

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di GIORGIO VAN STRATEN, scrittore, già direttore dell'Istituto italiano di cultura a New York. Al momento vestale del patrimonio fotografico Alinari.

Quando ero un bambino, alla mia mamma arrivava, nella cassetta delle lettere, il catalogo Postalmarket. Si poteva ordinare quello che si vedeva su quelle pagine patinate e lo si riceveva a casa. Soprattutto abiti, ma anche cosmetici, casalinghi, giocattoli (la parte del catalogo più interessante per me). La qualità della merce era medio-bassa (almeno così io la ricordo), i prezzi contenuti. Penso che per chi viveva in piccoli centri fosse in effetti un aiuto, una sorta di grande magazzino ambulante. La mia mamma non comprava quasi nulla, perché abitavamo a Firenze e tutto quello che ci serviva lo trovavamo a portata di mano. Il sistema delle vendite per corrispondenza (si chiamavano così) funzionò finché la grande distribuzione si diffuse in tale misura
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IN PRINCIPIO
FU IL DETTAGLIANTE

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di ADELAIDE AMENDOLA, già presidente di sezione di Cassazione, già autrice di un romanzo. E di molti altri possibili romanzi che per ora ha solo in testa.

In principio c’era il dettagliante con la mercanzia esposta sul marciapiede, se non sulla strada: dall’uscio del suo negozietto o dal palchetto del mercato ti imboniva, ti presentava il prodotto, ti prometteva e ti praticava sconti. O almeno fingeva di praticarteli. Quando giravo per la fiera del paese, che si teneva e si tiene ogni anno nel mese di novembre, restavo incantata a sentirli. Erano gli epigoni di una pratica millenaria. C’era il venditore di materiale elettrico, che agitava il filo di prolunga, definendolo come l’ultimo ritrovato dell’elettronica milanese; o quello di padelle e casseruole che, dopo avere decantato i formidabili pregi della pentola che aveva in mano, cominciava il conto alla rovescia.
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QUANDO SI DIVENTA
LIBRODIPENDENTI

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di PIER VITTORIO BUFFA, senz'altro giornalista, forse scrittore, fotografo ancora non lo sa.

Il mio primo ordine su Amazon, sono andato a controllare, è del dicembre 2011, circa un anno dopo il lancio della versione italiana. Comprai un kindle, il tablet per leggere i libri, e nei mesi successivi acquistai solo e-book. Poi fu la volta di una scheda di memoria, di una pila che non avevo trovato nel negozio di quartiere, di un piccolo accessorio per la macchina fotografica. Infine, un libro di carta, di quelli che fino a quel momento avevo acquistato solo in libreria, appuntandomi il titolo su un foglietto, andando a cercarlo, ordinandolo se non c’era e poi tornando a ritirarlo. Fu una rivelazione. Era un libro che mi serviva per un lavoro che stavo facendo, un volume di Peter Englund sulla Grande Guerra, mi arrivò il giorno dopo e da allora, lo confesso, mi sento come uno che ha acquisito una vera e propria dipendenza
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CHI È SENZA PECCATO
SCAGLI LA PRIMA MELA

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di LAURA GNOCCHI, giornalista, cercatrice di memoria

Un po’ sì. Un po’ no. No: i libri. Me ne vado alla Centofiori, vicino a casa. Oppure in Feltrinelli superando quell’aria sempre un po’ infastidita che hanno i commessi. Forse sono così i camerieri di Los Angeles che servono nei locali sotto la grande scritta Hollywood a cui si sentono intimamente destinati. Ecco, in Feltrinelli spesso incontri librai che si sentono intimamente destinati a scrivere un capolavoro e non a cercarti sul computer il libro di cui magari ti ricordi il titolo, ma non l’autore. No: i vestiti. A parte che ne compro pochissimi e poi, signora mia, con le mezze stagioni sono sparite anche le taglie [... continua] .








VISITING
AMAZONIA

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di GIGI SPINA, a volte anche Luigi, fu professore universitario, ora vive di famiglia, trenitalia, jazz, dvd, tennis e cibo, Q.B.

Partiamo dai desideri. In ordine continuamente variabile: dvd, cd, libri. Per i primi due ricorrevo anni fa ai negozi specializzati, con ‘commessi’ esperti. Poi i negozi sono spariti. Ma i desideri sono rimasti, e per fortuna non si deve ricorrere al contrabbando (oops … molti dvd Disney e Pixar mi si resero disponibili anche tramite quella via, una sorta di mixedbyerry animato). Per i libri, invece, valevano e valgono le librerie, che sparite non sono e continuano a essere piene di libri e di acquirenti (come i ristoranti? non saprei). A volte ci trovi anche i dvd, molto meno i cd. Quindi, sempre a volte, l’unico modo per soddisfare subito un desiderio, magari più presto che scendendo in strada e contando di trovare nel negozio apposito l’oggetto, consiste nel fare una rapida ricerca su Amazon e verificare con pochi click
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LA PARTITA
VINTA DA BEZOS

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di VITTORIO ZAMBARDINO, nato nel 1951, è stato giornalista e dirigente d’azienda internet. Ha lavorato col medialab del MIT di Cambridge Massachussetts. Ha progettato Repubblica.it e predicato il digitale in mezzo a popoli particolarmente sordi al messaggio. Oggi porta il cane al parco, tifa per il Napoli e legge libri su tablet, ché le lucine gli piacciono più del bianconero, sia sempre maledetto.

Ho incominciato a comprare libri su Amazon nel 1995. Erano i tempi eroici della rete, le persone dicevano: “La carta di credito per comprare su internet? Ma dovete essere pazzi”. I giornali non smettevano di parlare di truffe on line, ispirati dalle banche e dagli organi di polizia. I libri che prendevo erano soprattutto americani e riguardavano il digitale. All’arrivo in Italia venivano regolarmente bloccati in dogana a Orio al Serio o a Ciampino, non c’era ancora una regolamentazione, tutto si impigliava sull’Iva. Dovevi pagare e arrivavano con tempi biblici, il pacco aperto per le ispezioni. Poi sono arrivati i libri italiani, infine il salto al libro immateriale, al Kindle o tablet, alla lettura su dispositivo e non su carta
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BANCARELLE /
NON NE VEDO PIÙ...

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di FEDERIGO ARGENTIERI, docente alla John Cabot University e alla James Madison University, scrittore nel poco tempo che avanza, amante più del libro usato che di quello nuovo, cliente pure dei rilegatori, anch’essi diminuiti sensibilmente

Mi presento brevemente: sono un amante dei libri che esercita una professione intellettuale da ormai 40 anni ma che non ama il sostantivo corrispondente a questo aggettivo, dunque non lo usa per definirsi. Non posso neanche però definirmi bibliofilo, perché l’edizione ricca, ricercata e decorata, quali erano stampate da mio nonno paterno, Claudio Argentieri editore in Spoleto, mi piacciono ma non le colleziono. Sono compulsivo, come sostiene un po’ scherzosamente mia figlia maggiore? Non credo, perché ho interessi ben precisi e rarissimamente compro al di fuori di essi. Ciò detto, riconosco il mio rapporto ambivalente con la vendita online. Mi piacciono moltissimo i vari abebooks, maremagnum, bookfinder, libraccio e financo ebay, ossia i siti di libri usati, perché mi hanno permesso di trovare testi assai difficili da reperire
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UNA MONTAGNA
DI CARTA IGIENICA

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di LUIGI VICINANZA, giornalista. Nei primi 45 anni (di lavoro) ha scritto, firmato o diretto 25 giornali su e giù per l'Italia. E dice: "Non sono ancora stanco".

Una montagna di carta igienica. Un centinaio di rotoli. In quantità oversize. Primo pomeriggio d'inizio estate. L'addetto alla distribuzione citofona: c'è un pacco per lei. Una consegna come tante altre, immagino. Scendo nel cortile di casa; l'uomo del corriere è coperto dai piedi un su, fin sopra la cintola, da un pacco trasparente. Il contenuto è inequivocabile. Me lo affida con un sorriso, ci avverto una sottile ironia. Anzi, un evidente sfottò. "È tutta per lei"; la carta igienica, sottintende. Avrei dovuto essere più scaltro, rimandarla subito indietro. Io non l'ho ordinata. Resto invece incerto sul da farsi. Gli anni della pandemia hanno visto moltiplicarsi gli acquisti online. Libri, tanti. Qualche capo d'abbigliamento. Oggetti di elettronica. Roba per la casa mai, così almeno mi pare in quel momento.
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