ANNA DI LELLIO

SALVAI COSÌ
LA PANNA COTTA

Le consegne del signore in pantaloncini corti e camicia marrone targata UPS, che mi lascia pacchetti di Amazon davanti alla porta, sono diventate così frequenti che oramai siamo amici. Compro da Amazon quasi tutto, e dappertutto. A Roma, un lunedi che ho pensato di fare la panna cotta per la cena del mercoledì, Amazon mi ha salvato portandomi il baccello di vaniglia, introvabile nei supermercati, il giorno dopo. Quest’estate, a Great Barrington nel Massachussetts, Amazon mi ha consegnato in poche ore le spirali antizanzare che per gli americani sono roba da sottosviluppo ma che costituiscono la linea di difesa dalle zanzare più efficace.


Ogni tanto mi imbatto nei critici di Amazon, o negli odiatori di Jeff Bezos. Le accuse riguardano il trattamento dei dipendenti, il ruolo accentratore della società nel mercato di quasi tutte le merci, e le ridicole aspirazioni imperialiste del proprietario sia in terra che in cielo. Sono accuse fondate, ma io continuo ad ordinare da Amazon praticamente tutto e senza neanche una briciola di rimorso o di vergogna.


Vero che le piccolo librerie stanno morendo non solo perché la gente non legge ma grazie alla competizione di Amazon. Giorni fa ho seguito il consiglio del proprietario di The Bookstore, una deliziosa libreria nel centro di Lenox, in Massachussetts, che mi ha invitato ad ordinare il nuovo libro di James McBride, The Heaven and Earth Grocery Store, dalla cooperativa di piccolo negozi alla quale appartiene, “bookshop.org”. Il libro non è disponibile su quel sito, e quando lo sarà mi costerebbe 26 dollari più la spedizione. Acquistato da Amazon per 19, mi arriverà in 24 ore senza costi addizionali.


Vero che Amazon ha la fastidiosa abitudine di selezionare libri per il cliente usando l’algoritmo che ne rivela i gusti. Vero che promuove i bestsellers. Ma poi penso al mio amico Albanese del Kosovo Enver Dugolli, che con una spesa di circa 500 Euro ha pubblicato e diffuso il suo libro grazie ad Amazon. È un libro importante, un’eloquente e commovente memoria di nove anni di tortura e isolamento nelle carceri della Serbia, dove Enver è finito la prima volta a 17 anni per aver gridato “Kosovo Repubblica” nel cortile della scuola. Senza Amazon, i guardiani dell’editoria non l'avrebbero mai fatto uscire in inglese. E anche per questo sono grata ad Amazon.





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