LAURA GNOCCHI

CHI È SENZA PECCATO
SCAGLI LA PRIMA MELA

Amazon. Un po’ sì. Un po’ no. No: i libri. Me ne vado alla Centofiori, vicino a casa. Oppure in Feltrinelli superando quell’aria sempre un po’ infastidita che hanno i commessi. Forse sono così i camerieri di Los Angeles che servono nei locali sotto la grande scritta Hollywood a cui si sentono intimamente destinati. Ecco, in Feltrinelli spesso incontri librai che si sentono intimamente destinati a scrivere un capolavoro e non a cercarti sul computer il libro di cui magari ti ricordi il titolo, ma non l’autore. No: i vestiti. A parte che ne compro pochissimi e poi, signora mia, con le mezze stagioni sono sparite anche le taglie. Manco dovevi provarla una camicia se avevi una 46, calzava sempre giusta la scarpa se avevi un 38. Ora no, non è più così.


Sì: scarpe da basket di mio figlio. Tanto se esco e vado a comprarle le trovo in una catena meno grande di Amazon ma ispirata alla stessa filosofia distruggi-commercio-al-dettaglio. Sì: la crema per i capelli che mi ha rifilato una volta il parrucchiere e che mi sembra aiuti ad averli meno fragili (in realtà non farà nulla come tutte le altre, ma a qualcosa nella vita bisogna pur attaccarsi): scorrazzare per Milano alla ricerca di un negozio con prodotti professionali per parrucchieri mi pare davvero troppo.


Insomma, non ho un rifiuto talebano verso Amazon, ma nemmeno è diventata un’abitudine come lavarsi i denti il mattino. Salvo un paio di mesi all’anno. Quando sono in montagna. Paese di 400 abitanti in provincia di Trento. In tutta la Val di Non, non c’è una libreria, solo qualche titolo in cartoleria o al supermercato. Vestiti? Poco e niente se non volete abbigliamento tecnico e golfini vintage che non esistono più, ma che qualcuno produce apposta per mandarli in piccoli paesi di montagna. Una tv, una lavatrice se capita di doverla cambiare la si trova anche, ma a patto di non voler scegliere. Certo uno potrebbe anche farsi 100 chilometri andata e ritorno per scendere a Trento o 50 minuti andata e 50 al ritorno per arrivare a Bolzano, ma poi come la mettiamo con l’impronta ecologica per avere “Le ferrovie del Messico” di cui tutti, giustamente, parlano?


E così quando arriva il corriere che lascia il pacco in garage, tanto qui è tutto aperto, mi chiedo: chi sono io per giudicare? In fondo io sono una della sinistra Ztl ( in realtà non sto così in centro, ma pur sempre in quasi centro a Milano), che se vuole salvarsi la coscienza deve perdere una mezz’oretta in più. Ma per quelli che stanno altrove meglio non leggere o meglio risolvere con l’azienda capitalista i problemi che il capitalismo ha creato? Insomma quando sono in Val di Non e arriva Amazon, un po’ mi assolvo: chi è senza peccato scagli la prima mela…





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