FEDERIGO ARGENTIERI
BANCARELLE /
NON NE VEDO PIÙ...
Mi presento brevemente: sono un amante dei libri che esercita una professione intellettuale
da ormai 40 anni ma che non ama il sostantivo corrispondente a questo aggettivo, dunque
non lo usa per definirsi. Non posso neanche però definirmi bibliofilo, perché l’edizione ricca,
ricercata e decorata, quali erano stampate da mio nonno paterno, Claudio Argentieri editore in
Spoleto, mi piacciono ma non le colleziono. Sono compulsivo, come sostiene un po’ scherzosamente
mia figlia maggiore? Non credo, perché ho interessi ben precisi e rarissimamente compro al
di fuori di essi.
Ciò detto, riconosco il mio rapporto ambivalente con la vendita online. Mi piacciono moltissimo
i vari abebooks, maremagnum, bookfinder, libraccio e financo ebay, ossia i siti di libri usati,
perché mi hanno permesso di trovare testi assai difficili da reperire, come ad esempio l’edizione
ISPI di Gianluca André, 'La guerra in Europa', Milano 1964 che sfido chiunque a rintracciare altro
che in una biblioteca; ma cosa penso di Amazon e IBS?
Diciamo che le librerie si sono ridotte enormemente di numero: a parte le Feltrinelli e le Mondadori, non riesco in questo momento a ricordarmene una a Roma, salvo l’inossidabile Tombolini a via IV novembre. Se un libro che si vuole comprare non è presente, ci vogliono sempre almeno tre giorni per averlo, e qui subentra il vantaggio di IBS e compagni, che talvolta impiegano anche meno. E dunque? Dunque ammetto di usare entrambe le soluzioni, anche perché ho la fortuna di avere entrambe (Feltrinelli e Mondadori) a pochi passi da casa. In libreria vado per le novità e le offerte – ottima quella feltrinelliana di due libri a 9.90 euro – mentre online cerco quelli che mi servono.
Ad ogni modo, bisogna chiedersi cosa non va: in molte altre capitali europee, la libreria è sopravvissuta abbastanza bene non solo nella variante FNAC, ossia grande distribuzione, ma anche in quella tradizionale. Da noi no, perché? Secondo me per lo stesso motivo per cui quei benedetti telefoni pubblici arancioni, che funzionavano sia con gettoni che con monete, sono stati dapprima sostituiti da quelli grigiastri che non funzionavano né a scheda né a moneta e poi scomparsi definitivamente dalla circolazione. Ovvero, insieme alla totale insufficienza dell’investimento culturale, c’è anche una frenesia malata, per cui l’avanzamento tecnologico porta necessariamente a dover buttare via tutto ciò che esisteva in precedenza: dai vhs e musicassette ai telefoni, dalle librerie ai cinema (anche se qui si registra una parziale inversione di tendenza).
Ultimo punto, le bancarelle. Meno di dieci anni fa, Marino fece piazza pulita di tutto ciò che non era debitamente autorizzato e registrato, tra cui almeno tre quarti o più delle vendite di libri all’aperto: Raggi e Mr Cellophane Gualtieri hanno rimesso a posto tutte le bancarelle di vestiti e altro, meno quelle dei libri, che sono scomparse quasi del tutto. Tornando alle definizioni, io sono in realtà un bouquiniste, o meglio un affezionato cliente dei medesimi, orfano triste di tutte quelle scomparse dalla circolazione.