GIGI SPINA

VISITING
AMAZONIA

Partiamo dai desideri. In ordine continuamente variabile: dvd, cd, libri. Per i primi due ricorrevo anni fa ai negozi specializzati, con ‘commessi’ esperti. Poi i negozi sono spariti. Ma i desideri sono rimasti, e per fortuna non si deve ricorrere al contrabbando (oops … molti dvd Disney e Pixar mi si resero disponibili anche tramite quella via, una sorta di mixedbyerry animato). Per i libri, invece, valevano e valgono le librerie, che sparite non sono e continuano a essere piene di libri e di acquirenti (come i ristoranti? non saprei). A volte ci trovi anche i dvd, molto meno i cd.


Quindi, sempre a volte, l’unico modo per soddisfare subito un desiderio, magari più presto che scendendo in strada e contando di trovare nel negozio apposito l’oggetto dei miei desideri, consiste nel fare una rapida ricerca su Amazon e verificare con pochi click. Si paga il giusto prezzo, si riceve assistenza la maggior parte delle volte, si viene rimborsati se qualcosa non va. Poi, una volta alla settimana, un giro in libreria, dove si compra con lo stesso denaro e le stesse carte di credito e si aspetta meno di un giorno. Sempre che trovi il libro e commessi esperti. Giorni fa, per esempio, ho comprato da Feltrinelli sotto le due Torri (Bologna) 'La ricreazione è finita' di Dario Ferrari, che mi ha preso e conquistato subito, mentre su Amazon avevo comprato 'Ferrovie del Messico', di Gian Marco Griffi, che mi ha pomposamente deluso. E perché l’avevo comprato su Amazon? Per quella che a Napoli si chiamerebbe la sindrome del frettello, di quello, cioè, che vuole una cosa primm’e mò (prima di adesso!).


Si può farne, allora, una questione di principio? Il fatto è che la questione di principio non mi ha mai sfiorato. Solo quando Amazon verrà bandita dall’umano consorzio perché responsabile di crimini contro l’umanità farò il plateale gesto di dichiarare ai miei contatti facebook che “non comprerò mai più, fino alla fine della mia vita, oggetti di qualsiasi tipo da Amazon” (non credo mi intervisteranno i giornali, quindi mi limiterò all’unico social che frequento). Oltre i tre desideri indicati ho usato spesso Amazon per le cartucce della stampante, ma l’ho valutato (valutata? Amazon è femminile come l’Amazonia?) non consigliabile per altri oggetti, di vario tipo, di quelli che vanno visti, soppesati, annusati addirittura, prima dell’acquisto.


Insomma, la mia presa di posizione è sostanzialmente inutile, perché non è divisiva, ma inclusiva, non è assoluta ma parzialissima, non si schiera ma si barcamena. Il Direttore di foglieviaggi si assuma la responsabilità di avermela chiesta (del che, comunque, lo ringrazio). Chiedersi se comprare o non comprare Amazon mi sembra un po’ come fare una campagna per l’Amazonia. Si può difendere l’Amazonia senza averla mai visitata?





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