PIER VITTORIO BUFFA

QUANDO SI DIVENTA
LIBRODIPENDENTI

Il mio primo ordine su Amazon, sono andato a controllare, è del dicembre 2011, circa un anno dopo il lancio della versione italiana. Comprai un kindle, il tablet per leggere i libri, e nei mesi successivi acquistai solo e-book. Poi fu la volta di una scheda di memoria, di una pila che non avevo trovato nel negozio di quartiere, di un piccolo accessorio per la macchina fotografica. Infine, un libro di carta, di quelli che fino a quel momento avevo acquistato solo in libreria, appuntandomi il titolo su un foglietto, andando a cercarlo, ordinandolo se non c’era e poi tornare a ritirarlo.

Fu una rivelazione. Era un libro che mi serviva per un lavoro che stavo facendo, un volume di Peter Englund sulla Grande Guerra, mi arrivò il giorno dopo e da allora, lo confesso, mi sento come uno che ha acquisito una vera e propria dipendenza: compro molti libri online. Ogni volta mi dico: adesso basta con questo Amazon, devo andare in libreria, non devo contribuire a uccidere il mestiere del libraio. E l’ho fatto più volte. Nei grandi bookshop mi perdo, giro per gli scaffali senza sapere dove fermare gli occhi, alla fine mi sono accorto che li evito o quanto meno non li vado a cercare. Con le librerie di quartiere, vivo a Roma, e con le librerie dei piccoli centri è diverso. Non ti perdi, trovi persone appassionate con cui discutere e provi un piacere unico. Ma non sempre c’è quello che cerchi, devi richiederlo, tornare. Ed è bello quando non hai fretta, quando cerchi qualcosa che non hai urgenza di leggere.


Ma se hai il bisogno impellente di un libro magari non molto diffuso, se un giorno in più o in meno è importante, torno alla dipendenza, al telefonino dal quale in un minuto ordino per ricevere in uno-due giorni. E così, come tutte le dipendenze, la malattia si è estesa. Ora mi sorprendo a ordinare online anche una normale batteria per il telecomando, di quelle che si trovano al supermercato. Così, per non dimenticarmene, per risolvere il problema istantaneamente. Oppure un paio di scarpe, uguali a quelle che già indosso e che ho comprato in un negozio, ma di colore diverso. Anche degli slip ho comprato così. E delle calze, delle magliette…


A pensarci bene però, e a voler essere sinceri, non sono davvero vittima di una dipendenza. Caso mai sono vittima di una frenesia che attraversa le nostre vite e che sembra crescere ogni anno, ogni giorno. La frenesia di fare tutto e subito, di non prendersi il tempo per riflettere qualche istante di più. E la pretesa di avere ogni cosa a portata di mano, in un nano secondo. Se i nano secondi sono due siamo già capaci di innervosirci, di dire a noi stessi allora lascio perdere.


Però… però non è soltanto questo. Con il nostro cellulare possiamo navigare tra centinaia di migliaia di libri, visitare non so quanti negozi di libri usati, acquistare un obiettivo fotografico raro che viene magari dall’Irlanda e che in Italia è introvabile, trovare quel servizio di piatti che aveva la nonna e di cui ne sono rimasti solo due… e potrei andare avanti all’infinito elencando le passioni di ciascuno di noi. Beh, tutto questo è impagabile, dona un senso di onnipotenza, anzi di onnipresenza, che dà piacere. E come tutti i piaceri bisogna anche imparare a non abusarne.

Alla fine, quindi, la regola che mi sono dato è questa. Comprare online sì. Ma quando serve davvero o per raggiungere oggetti altrimenti irraggiungibili. Per tutto il resto meglio fare quattro passi e comprarsi le calze e le scarpe in un negozio. E anche un romanzo appena uscito.





Press ESC to close