fEV lOGO

ALTRITEMPI
STORIE DAL PASSATO DELLA PROVINCIA ITALIANA

di GIUSEPPE CASCIARO



Il catalogo postale

Il catalogo della Vestro (o quello di Postal Market) per noi che abitavamo a Cirria - ma anche per la moltitudine di persone che affollava le campagne e i paesi dell’Italia degli anni Sessanta – rappresentava una sorta di centro commerciale con decine di negozi da sfogliare: centinaia di prodotti per ogni occorrenza, dall’abbigliamento intimo alla ferramenta fino ai giocattoli. Bastava scegliere le cose che volevi, annotarle su un foglio prestampato che di solito si trovava nelle ultime pagine della pubblicazione, badando a scrivere con precisione i codici di riferimento e il più era fatto.

La puntura e il primo grazie

Il primo giorno di scuola. “Tra un po’ tutte le mattine metterai il grembiulino e il fiocco per andare a scuola”, diceva mamma. “Il primo giorno di scuola ti regalerò cento lire”, prometteva nonno Giuseppe; mentre zio Salvatore sosteneva che andando a scuola avrei imparato tante cose, anzitutto a leggere e a scrivere. In realtà qualche letterina ero già in grado di riconoscerla, frequentando spesso gli scaffali del negozio di generi alimentari di mio padre: la “p” di pasta, la “z” di zucchero, la “c” di caffè.

Le parole arcane di mammazia

Mammazia era il nome di una categoria di persone, per lo più anziane, vicine alle famiglie per un vincolo di affetto o di parentela. Di affetto: perché poteva essere una donna che si era presa cura di te, che ti aveva tenuto in braccio fin dai primi pianti, dai primi sorrisi, dalle prime parole. O di parentela: perché poteva essere una zia di uno dei tuoi genitori o addirittura cugina di uno dei nonni.

L'asino e lo sposalizio

Bastava poco a farmi uscire di casa quando ero un bambino. Il richiamo di corvi, taccole e cornacchie che cercavano cibo sui tetti e sui balconi di Cirria prima di andare a posarsi sui nidi in fondo alla valle dei mulini o sugli alberi che incorniciavano le strade della Costa; lo sportello di una macchina sbattuto con forza, segno di delusione o di una consapevolezza amara (...) oppure il rumore degli zoccoli di un asino che pigramente affrontava via Piave, prima di una dura giornata di lavoro o dopo lunghe traversate tra paese e collina con addosso un carico spesso superiore alle sue capacità.

Il telefono, la tua voce (in casa nostra)

Da piccolo ascoltavo con attenzione gli squilli che annunciavano l’arrivo di una telefonata. Ne ascoltai così tanti che alla fine riuscii a capire dall’intensità del primo di essi se si trattava di una urbana, di una interurbana oppure di una chiamata che veniva dall’estero. Il nostro telefono 'serviva mezzo paese, Corigliano Calabro.

La ruota di scorta e il primo appuntamento

In quel tempo, quasi in concomitanza con la nascita dell’appuntamento, compresi che la mia età – diciotto anni appena compiuti e una patente B presa da poco - reclamava un’attenzione diversa. Così, sentendo addosso la fine della mia adolescenza, pensai che fosse arrivato il momento di cambiare un po’ di cose; e un pomeriggio comunicai a mia madre una serie di novità che riguardavano la mia vita quotidiana.

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