22 gennaio 2023
Era da prima di partire che pregustavo il corso di cucina thai in quel di Koh Samui. Non è che ce ne siano tanti e, sempre facendo le debite proporzioni, non è che te lo regalino. Per correttezza meglio specificare: non è un vero corso di cucina. Dura in tutto quattro ore e l'orologio scatta dal momento del prelievo dei primi partecipanti, otto in tutto, nei rispettivi alberghi. Un pick up 4x4 era venuto a prenderci all'ora stabilita, il retro aperto e attrezzato come un "songthaew", uno di quei tipici camioncini che scorrazzano per l'isola trasportando i turisti. Per due settuagenari senza un passato circense, salirci - e dopodiché scendere - sarebbe stato suicida. Per nostra fortuna aveva prevalso il buon cuore e l'educazione dei due baldi giovanotti che si erano accaparrati i sedili posteriori nell'abitacolo, offerti e da noi accettati con gratitudine e parecchia vergogna.
Fa sempre strano constatare come ti vedono gli altri mentre, dentro, ti senti ancora un fiorellino.
Eravamo i penultimi, le ultime due bisognava recuperarle in quello che si sarebbe rivelato un percorso Camel Throphy, inerpicandoci per una salita a cremagliera, così ripida che solo la potente ridotta della jeep era riuscita a fatica ad affrontarla. Vedere il driver preoccupato non ci aveva affatto tranquillizzato. Dalla magnifica villa con vista erano uscite due giunoniche e teutoniche matrone scottate dal sole. Racconto tutto questo, che poco c'entra con la lezione di cucina, affinché serva da monito e promemoria: nel caso stiate per affittare una location per la sua vista spettacolare in qualche posto super esotico, mi ricordo anche l'Isola di St. John nelle Virgin Islands, pensateci su due volte. Noi, qui a Samui, stavamo per cascarci e solo i miei indignati piagnistei di anziana cardiopatica ci avevano fatto riavere la caparra versata ad Airbnb, dopo aver scoperto quanto era impervio, isolato e non indicato come tale il posto prescelto.
Riunito l'eterogeneo gruppetto si era andati a fare la spesa al vicino mercato di Laem Din, ordinato e pulito come una salumeria di via Montenapo. I tailandesi che parlano l'inglese in modo intelligibile sono cosa rara. Personalmente, anche con i più intelligibili, avrei bisogno dei sottotitoli; se poi hanno fretta, come quando ci venivano spiegate le innumerevoli erbe, i tipi di riso, indicati gli ortaggi più alieni, presentati i condimenti più insoliti, avrei preferito dei geroglifici. La nostra era una babele linguistica: c'erano una coppia d'inglesi del Devon in libera uscita dalla figlioletta lasciata alla nanny, c'erano due ricchi ginevrini che lavoravano nella moda e nel marketing di quegli orologi svizzeri che compri solo se sei un oligarga, c'erano le suddette signore tedesche, poi c'eravamo noi due oldies italiani. Tutti c'impegnavamo ad annuire e a far finta di capire. L'aiutante di campo, con un borsone, ci seguiva comprando l'indispensabile per realizzare il menù, quattro piatti concordati più o meno democraticamente. Avevamo optato - parlo al plurale visto che ero riuscita a trascinare anche lo schivo beneamato - per il turno pomeridiano che sarebbe così terminato con una cena, scelta più adatta ai nostri ritmi. Non avevo tenuto conto del fattore zanzare, puntualissime al crepuscolo, quando ci eravamo messi in postazione davanti ai rispettivi fornelli. Accaldati, sudati, concentrati sul verbo della nostra mentore e chef, loro, le maledette, si concentravano su di noi, e attaccavano in modalità "sturm und drang". Una mezz'ora d'inferno.
Ci ospitava il giardinetto di una casa modesta, sede della Smiley Cook Samui.
Facendo due conti in tasca alla Smiley, con due turni da otto persone al giorno, a circa €50 a persona, la scuola quotidianamente deve mettere su un bel po' di soldini. Se poi lavora, come sembrebbe, tutti i giorni (magari come il Padreterno il settimo si riposa?) mensilmente il gruzzoletto diventa significativo. La Signora Nuntida, Nun per farla breve, con la sua attività dà da mangiare a tutta la famiglia: il marito lo sfrutta come commis, la giovane nuora come lavapiatti. Visto il ricambio di stoviglie, sovrappiatti, pentole e utensili pro capite e pro ricetta, fossi stata la nuora avrei preteso una Smeg.
Otto le postazioni, ciascuna con la sua piastra a gas, allineate sui due lati del grande tavolo di teak. Le spezie, le erbe, i condimenti specifici ad ogni preparazione ce li passavamo educatamente di mano in mano, seguendo pedissequamente le istruzioni di Nun, che nelle dosi, specie quelle dei peperoncini e del sale, per fortuna era di mentalità aperta. Facendo attenzione alle proporzioni era perciò possibile adattarli al benessere delle nostre budella. Inutile dire che lei col "chili" ci andava giù pesante; motivo per il quale, secondo me, le zanzare si guardavano bene dal pungerla. Il suo sangue le avrebbe fatte stramazzare Doveva anche avere delle arterie di teflon, perché pure a sale non scherzava. Il beneamato, notoriamente morigerato con i condimenti, specie con il cloruro di sodio, oggetto di quotidiane diatribe familiari, era basito. Altrettanto lo era stata la chef, quando aveva assaggiato la sua blanda pozione.
Le regole della scuola erano state perentorie: si cucinavano tutti i piatti in sequenza, prima il Green Curry al pollo, poi il Pad Thai, poi la zuppa Tom Yum ai gamberi, infine l'insalata di papaia verde, che pur essendo fatta per ultima, si sarebbe mangiata per prima. Deliziosa ma irripetibile; dove la trovi una papaia verde da noi? nemmeno a Porta Palazzo, il mercato più multietnico di Torino.
Con quattro piatti così deliziosi e sostanziosi diventava impossibile fare onore alla tavola e celebrare i nostri sforzi. C'era riuscito solo il ragazzo inglese. Alla fine pure lui, davanti al dolcetto offerto dalla casa, aveva dato forfait. Le piccole banane cotte nel latte di cocco, zuccherato con zucchero di palma e profumato con una spolverata di cannella, erano il colpo di grazia calorico. Confesso di aver dato fondo al pad thai, di aver dimezzato il green curry e piluccato elegantemente gli altri due piatti. Il beneamato, notoriamente morigerato, altrettanto. Dovrebbero davvero fornire una doggie bag ad ogni partecipante perché il cibo non mangiato viene buttato ed è un vero peccato.
Altro consiglio non richiesto che dispenso gratis: Smiley Cooking Class, fatevi e fateci un favore, mettete un frigo con qualche birretta a pagamento, scommetto che andrebbero a ruba.
Chiudo allegando tre delle ricette, tradotte con amore.