(immagine da Pixabay)


#DATIVIOLENZADIGENERE
UNA CAMPAGNA
PER 'LIBERARE'
LE INFORMAZIONI

La lettura dei quotidiani, l’ascolto dei telegiornali e in molti casi l’esperienza diretta lo avevano già reso chiaro. Poi, in questi giorni, sono venuti anche i riscontri da parte degli osservatori istituzionali: in Italia crescono i fenomeni criminali e cresce la violenza, a subirla sono fasce di popolazione sempre più larghe. Aumentano gli atti di bullismo e di sopraffazione teppistica, di cui spesso social e app di diffusione di video sono gli incubatori e gli amplificatori.

Ma se guardiamo le risposte istituzionali - da quelle del Ministero dell’Interno e della Giustizia al Ministro dell’Istruzione, per non parlare del Ministero dei Trasporti con la sua revisione del Codice della Strada - si vede come esse consistano pressoché esclusivamente nella individuazione di nuove e spesso fantasiose fattispecie di reato; nella previsione di punizioni esemplari verso chi esprima anche solo contestazione e dissenso; nel sempre più esplicito ammiccamento alle posizioni di chi, nei corpi di polizia, invoca mano libera e maniere forti.



Una cosa è certa: la violenza vera non è diminuita e soprattutto non sono diminuiti i più odiosi e violenti reati contro i più deboli, ad iniziare dalle donne e dalle persone che esprimono una sessualità “non regolare” per finire con i migranti e con chi cerca in qualche modo di sopravvivere negli interstizi di un sistema che ha prodotto la crescita esponenziale di diseguaglianze sociali contro cui si sono spesi anche il Presidente della Repubblica, Papa Francesco e il suo successore.

I femminicidi sono ormai fra le notizie più ricorrenti nei telegiornali, come pure i ferimenti o addirittura gli omicidi che vedono giovanissimi come protagonisti e vittime. Di essi sappiamo solo che si sono verificati; conosciamo i nomi delle vittime e, quasi sempre, i nomi dei protagonisti; seguiamo per settimane, e talvolta per anni, gli iter giudiziari che ne scaturiscono.

Ma i report del Servizio Analisi Criminale del Dipartimento della Pubblica Sicurezza forniscono solo informazioni aggregate sugli omicidi volontari, con scarsi dettagli sulle relazioni tra vittima e autore, sul contesto in cui i reati sono maturati, addirittura sulla loro distribuzione territoriale. E questo rende impossibile capire davvero la portata della violenza maschile contro le donne e dei reati di genere, così da poter valutare l’efficacia delle politiche pubbliche al riguardo.



In vista del 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, per diradare la nebbia e consentire una conoscenza adeguata dei fenomeni e delle cause che li scatenano, è nata la campagna #DATIVIOLENZADIGENERE. È promossa da #DatiBeneComune, D.i.Re - Donne in Rete contro la violenza e PERIOD Think Tank.

A sua volta #DatiBeneComune è la campagna italiana per l'apertura di tutti i dati di pubblico interesse, promossa da Action Aid Italia, onData, Transparency International Italia, Info.Nodes e 341 organizzazioni della società civile

Scopo della Campagna #DATIVIOLENZADIGENERE è chiedere al Governo di garantire la pubblicazione regolare, completa e accessibile dei dati relativi alla violenza maschile contro le donne e ai femminicidi.

Per sostenerla è possibile:

- Aderire scrivendo a info@datibenecomune.it

- Firmare e diffondere la petizione

- rilanciare la campagna sui social con gli hashtag #dativiolenzadigenere #liberiamolitutti #datibenecomune.

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