FRATELLO SOLE
IL CANTICO 'TRADOTTO'
DAI POETI
A MILANO



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Due anni prima di morire (3 ottobre 1226) Francesco d’Assisi compose il 'Cantico delle creature', conosciuto anche come 'Cantico di Frate Sole', considerato da sempre come il testo poetico più antico della letteratura italiana. Lo scorso anno si sono celebrati gli ottocento anni dalla sua stesura e in vista dell’ottavo centenario della morte del frate d’Assisi sono stati pubblicati numerosi libri; inoltre il Parlamento ha stabilito che il 4 ottobre, intitolato a san Francesco, sarà festa nazionale e quindi giorno festivo. A Milano, il 14 dicembre, è stato programmato un evento di sicuro interesse. A Palazzo Marino, nell’aula del Consiglio comunale, sette poeti presenteranno il Cantico delle creature nella loro traduzione in alcuni dialetti oltre che in inglese, spagnolo e francese.

L’iniziativa è stata promossa dall’Area P, la rassegna culturale mensile dedicata alla poesia, promossa nel 2012 dalla Presidenza del Consiglio comunale e coordinata dal dottor Giuseppe Landonio. Una volta al mese lo scranno del sindaco viene occupato da un poeta che presenta la sua opera al pubblico seduto non solo al centro dell’aula ma anche sugli scranni dei consiglieri comunali. Per l’evento dedicato a San Francesco interverranno: Gherardo Caimi che leggerà la traduzione francese del Cantico, Maddalena Capalbi (dialetto romanesco), Maria Rosa Ciovati (inglese), Annunciata Colombo (milanese-canegratese), Ciro Gallo (siciliano), Sebastiana Mereu (sardo), Silvano Piccardi (italiano antico), Silvia Zanetto (spagnolo).


IL CANTICO IN ROMANESCO


Nel Cantico di Francesco – concepito anche per essere cantato come lode al Signore – emerge tutta la fede nel creato del frate di Assisi. Tutte le creature appartengono a Dio e proprio per questo bisogna amarle e rispettarle, e i versi sono un ringraziamento per questi doni che chiama fratelli e sorelle: il sole, il vento, le stelle, l’acqua, la terra. Lode a Dio per Francesco va rivolta anche per la morte – “sora nostra morte corporale” – pure lei sorella. In pochi versi è contenuto il paradosso cristiano, ovvero che dalla morte nasce la vita, cioè quella eterna: "Laudato si' mi Signore per sora nostra morte corporale,/ da la quale nullu homo vivente pò skappare:/ guai a quelli che morrano ne le peccata mortali;/ beati quelli che trovarà ne le tue santissime voluntati,/ ka la morte secunda no'l farrà male".


IL CANTICO IN SARDO


Maddalena Capalbi (poetessa che ha anche tradotto alcuni Canti della Divina Commedia rispettando l’endecasillabo e la rima dantesca), per esempio, ha reso mirabilmente in romanesco questi versi che – come detto – contengono più di altri il dogma della teologia cristiana ovvero la fede nella vita eterna: "Signore te lodamo ancora: ce lo sapemo che/ la secca ariva pe’ tutti:/ sopporta li malandrini iti dar diavolo, pe’ li boni/ lei nun farà pavura". Composto in volgare umbro del XIII secolo con influssi toscani, francesi, e latinismi il Cantico ha la forma di prosa ritmica assonanzata e in origine il testo era fornito di accompagnamento musicale, composto dallo stesso Francesco, purtroppo andato perduto.

La lingua di Francesco ha donato splendide immagini poetiche e le traduzioni dialettali hanno senza dubbio restituito la forza e addirittura l’armonia contenuta in quei versi. C’è chi diffida della poesia dialettale, invece solo il dialetto – tutti, perché non esistono quelli belli e quelli meno belli – grazie alle immagini, alle metafore, alle similitudini e ai modi di dire così potenti e ricchi che offre è in grado di elevare anche la laude del frate di Assisi.

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