ELOGIO
DEI MERCATINI
AL TEMPO
DELL'INFLAZIONE

In un mercato globalizzato e dominato dalle grandi catene e dai negozi monomarca, i mercatini rionali sono un avamposto di civiltà e opportunità. Con i loro prezzi bassi, con le loro merci “pezzotte”, con la capacità che hanno di stare al passo con la moda e le mode, ci danno la sensazione di non dover rinunciare a niente, di avere una totale libertà di scelta e - particolare psicologicamente non secondario - soddisfano il piacere di “fare l’affare”.



In realtà sempre di corsa al consumo si tratta, ma vuoi mettere il vantaggio di avere meno sensi di colpa perché si spende poco o si compra anche usato?

Nelle grandi città ve ne sono di giornalieri, all’aperto o al chiuso, nei piccoli centri hanno cadenza settimanale, e spesso gli espositori sono gli stessi che vengono in trasferta per un giorno dalla città più vicina.

Solo a Napoli, per dire, il sito del Comune censisce la presenza di 16 “aree mercatali in sede propria” e di ben 38 “mercati su strada pubblica” e, nella maggior parte dei casi, le aree merceologiche vanno da quella degli alimentari all’abbigliamento, passando per accessoristica, biancheria, piccoli elettrodomestici, prodotti per l’igiene della persona e della casa, pellami, bigiotteria, fiori e piante, merceria e filati…insomma più o meno tutto quello che si può trovare in un grande centro commerciale tranne i grandi elettrodomestici.



Il plus del mercatino consiste appunto nella sua vicinanza; non c’è bisogno di prendere l’auto per raggiungerlo. Da ciò deriva che gli acquirenti ci possono passare anche quotidianamente, trovando sempre gli stessi esercenti da chiamare per nome, e alternando l’obiettivo di comprare qualcosa di preciso dalla lista della spesa a quello di dare “un’occhiata” e magari tornare con un acquisto non preventivato nella busta.

Anni e anni di frequentazione mi hanno convinto della superiorità morale del mercatino rispetto a negozi e centri commerciali, e i motivi sono due: aggirandomi tra bancarelle e altri precari espositori mi sembra di avere grandi possibilità economiche e poi preferisco scambiare le poche necessarie parole della compravendita con un rude omaccione piuttosto che con commesse altezzose e/o indisponenti che se mi degnano di un’occhiata è per bocciare la mia linea e il mio outfit.



A una superficiale analisi sociologica dei soggetti in loco si nota che i venditori sono in prevalenza uomini, gli acquirenti in stragrande maggioranza donne. L’età media di entrambe le categorie è un tantinello avanzata, ma mentre le ragazze che passano al setaccio le bancarelle sono veramente poche, di giovani maschi dietro il banco cominciano a essercene di più. Ti chiamano “signora bella”, giurano su “mammà” che i loro articoli sono di qualità italiana e soprattutto non provano mai a convincerti all’acquisto, ma ti lasciano ravanare tra la loro merce anche a lungo, anche a vuoto, senza metterti fretta e senza temere che te ne vada senza pagare.

Sono disponibili a cambiare sempre tutto, forniscono la bustina di plastica senza pretenderne il pagamento, in molti si sono attrezzati con il pos. Per le transazioni di poco conto, tipo le “pezze” usate buttate alla rinfusa sulla bancarella al costo di 1 o di 2 euro non rilasciano scontrino fiscale, ma in compenso tessono gli elogi di questa merce elencando le marche con urla belluine e sfidando le acquirenti a trovare la stessa convenienza in un normale negozio.



E naturalmente hanno ragione. Oltre l’affare della scarpa di campionario a 10 euro, oltre i vantaggi dei sacchetti “compatibili” per l’aspirapolvere che costano meno della metà di quelli originali, oltre la borsa che imita quella firmata, oltre l’insistenza con cui a fine giornata i fruttivendoli vogliono liberarsi della merce cedendo due cavoli al prezzo di uno, oltre tutto ciò il mercatino regala un clima leggero e familiare, dove - sgomitata inclusa con la competitor di turno - apparentemente si abbattono le differenze sociali e di tasca e soprattutto nel settore dell’abbigliamento le donne si prendono lo sfizio di comprare senza limiti per rinnovare il proprio guardaroba e quello della famiglia.



Poi ci sono i fuoriclasse. Allo storico mercatino di Antignano nel quartiere Vomero a Napoli c’è Agostino. A seconda della stagione questo simpatico imbonitore vende costumi da bagno, biancheria intima o abbigliamento più o meno di marca. Ha insomma una clientela esclusivamente femminile e ad essa si rivolge non come un consumato venditore ma piuttosto come un grande artista comico, sciorinando senza soste battute e doppi sensi che spingono le acquirenti a non darsi per vinte fino a che non hanno trovato ciò che cercavano. Un vero talento rubato alle scene teatrali.

E così le “archeologhe” - come lui ci chiama - mentre scavano tesori nella sua bancarella sorridono complici, alleggerendo oltre alla tasca anche il cuore. È un servizio in più, un optional gratuito che lui regala alle sue clienti e forse a sé stesso.



Una vera filosofia di vita che ti fa portare via insieme allo slip Yamamay a 5 euro qualche momento di trascurabile felicità.

Press ESC to close