GINZBURG
E PIZZOLI
UN LUNGO AMORE
IN ABRUZZO

I libri appartenuti a Natalìa Ginzburg si trovano nella Biblioteca Comunale di Pizzoli, un paesino a pochi chilometri dall’Aquila. Una serie di testi che la famiglia della scrittrice ha donato al Comune, per il legame profondo con questo territorio, in ricordo degli anni di confino della scrittrice a Pizzoli con il marito Leone Ginzburg e i suoi tre figli: Carlo, Andrea e Alessandra (nata all’Aquila).


(La casa del confino - foto di Gabriella Di Lellio)


Gli inverni passati in Abruzzo, tra il 1940 e il 1943, furono tra i più freddi e solitari, ma anche l’ultimo periodo in cui vissero tutti insieme.

“In Abruzzo non c’è che due stagioni: l’estate e l’inverno. La primavera è nevosa e ventosa come l’inverno e l’autunno è caldo e limpido come l’estate. L’estate comincia in giugno e finisce in novembre. I lunghi giorni soleggiati sulle colline basse e riarse, la gialla polvere della strada e la dissenteria dei bambini, finiscono e comincia l’inverno. La gente allora cessa di vivere per le strade…”. Così inizia il racconto “Inverno in Abruzzo” scritto a Roma (1944) che apre la raccolta “Le piccole virtù”.


(Il balcone di casa Ginzburg - foto di Gabriella Di Lellio)


Abitavano in una casa nel cuore del paese, all’angolo tra piazza del Municipio e Corso Sallustio, con di fronte la bottega di Girò di cui la scrittrice narra in alcuni scritti.

“…La bottega di Girò era proprio davanti casa nostra. Girò se ne stava sulla porta come un vecchio gufo e i suoi occhiali rotondi e indifferenti fissavano la strada. Vendeva un po' di tutto: generi alimentari e candele, cartoline, scarpe e aranci. Quando arrivava la roba, Girò scaricava le casse, i ragazzi correvano a mangiare gli aranci marci che buttava via…”

Pizzoli diventa un luogo della memoria e “il tempo migliore della mia vita”, come lo definì lei stessa.


(La pietra di intitolazione nella piazza di Pizzoli - foto di Gabriella Di Lellio)


A 80 anni dalla fine del confino, per qualche giovane Leone Ginzburg è un nome scritto sulla sede del vecchio municipio; dal 1991 fu aggiunto il nome di Natalìa. Per i più anziani sono personaggi ancora vivi nella memoria. Il professore universitario ucraino di origine ebrea, Leone, per il rifiuto di prestare giuramento al regime fu arrestato e confinato come internato civile di guerra in Abruzzo, perché “persona pericolosa per la sicurezza dello Stato”. Sin dall’inizio si stabilì un legame profondo tra la famiglia Ginzburg e Pizzoli, che ne comprese appieno il dramma. Per la gente locale i Ginzburg sono parte della comunità. Nel periodo di confino la scrittrice realizza un nuovo romanzo con lo pseudonimo di Alessandra Tornimparte, un cognome chiaramente ispirato dalla sua permanenza nell’aquilano, intitolato "La strada che va in città".


(Natalia e Leone Ginzburg - foto dalla Enciclopedia delle donne)


Natalìa Ginzburg tornò a Pizzoli molti anni dopo, incontrando persone che aveva conosciuto durante il confino: Crocetta, la ragazza che 'faceva i servizi' da loro quando aveva 14 anni, e Filomena, la postina, che vedeva i Ginzburg quando la mamma li portava a spasso per il paese. A quell’epoca le donne non parlavano con gli uomini e con Leone ci parlava il marito.


(Crocetta - foto di Ilaria Di Giustili)


Al 1970 risale l’istituzione della Biblioteca intitolata a Leone Ginzburg con i libri donati dalla casa editrice Einaudi. La donazione fu fatta in occasione di una manifestazione di risonanza nazionale, organizzata dal sindaco del paese (per vent’anni), poi parlamentare, Vittorio Giorgi (1912-2009), cui avevano partecipato anche Natalìa Ginzburg e Carlo Levi. Il sindaco operaio comunista aveva stretto un forte legame con Leone Ginzburg, che diventò suo mentore. Dopo la caduta del fascismo del 25 luglio 1943, lo stesso Giorgi si adoperò per far rientrare a Roma anche Natalìa Ginzburg insieme ai tre figli.

Il legame che unisce i Ginzburg a Pizzoli non è solo un patrimonio umano di grande spessore, ma un’eredità culturale e politica passata a tutte le amministrazioni.


(I tre figli di Natalia nella casa in cui avevano vissuto - foto di Ilaria Di Giustili)


Oggi la Biblioteca è in fase di ristrutturazione. Grazie alla collaborazione di Rita Ceci, presidente dell’associazione locale Orione per la tutela e valorizzazione dei beni di interesse storico e ambientale del territorio che si è preoccupata della catalogazione dei libri donati dai figli (quasi 3.000 della collezione privata di Natalìa Ginzburg), dell’attuale sindaco Giovannino Anastasio e del precedente Giuliano Sciocchetti ( cui si deve l’intitolazione della biblioteca), si mantiene vivo quel legame nell’identità culturale del paese e nello spirito antifascista che li ha accomunati.


(Filomena - foto di Ilaria Di Giustili)


Molti dei volumi di Natalia Ginsburg riportano dediche. Durante la catalogazione sono stati rinvenuti appunti, cartoline, pensieri, semplici liste della spesa di un tempo vissuto come un passaggio scomodo. Si rivelerà essere il più felice.

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