EMMA GATEWOOD
IL RISCATTO
SUL SENTIERO
DEGLI APPALACHI

(Lungo l'Appalachian Trail)

Nel 1954 una signora di sessantasette anni, Emma Gatewood, comunicò ai figli, ormai adulti, che sarebbe andata a fare una “passeggiata”. Quelle parole, di una semplicità disarmante, erano l’eufemismo per l’inizio di una impresa straordinaria: percorrere da sola, in un’unica stagione, il Sentiero degli Appalachi, oltre 3490 chilometri e 2000 metri di dislivello.



Emma Rowena Caldwell nacque il 25 ottobre del 1887 a Gallipolis, in Ohio, in un contesto rurale dove visse fino alla morte. A diciannove anni aveva sposato Perry Clayton Gatewood, un matrimonio che presto si trasformò in un incubo di maltrattamenti e violenze che a volte la costringevano a cercare rifugio e sollievo nei boschi vicino casa. Diede alla luce undici figli, dedicando la sua intera esistenza alla famiglia.

Nel 1939, dopo un’altra violenta lite, venne fatta arrestare dal marito. Vedendola con i denti rotti e una costola incrinata, il sindaco della città la accolse e le trovò un lavoro.

Il punto di svolta arrivò negli anni ‘40, quando, dopo una estenuante battaglia legale, riuscì finalmente a ottenere il divorzio. Questo avvenne in un periodo in cui riuscirci era difficile, e dopo che il marito aveva ripetutamente minacciato di farla internare in manicomio. Sebbene il tribunale le avesse concesso la custodia dei figli e avesse imposto all'uomo il pagamento degli alimenti, Emma non ricevette mai sostegno economico. Portò avanti da sola la sua numerosa famiglia, dimostrando una tenacia e una resilienza fuori dal comune. Del marito era rimasto solo il ricordo di trent’anni di pene e abusi: percosse, costole incrinate e segni bluastri sul corpo.


(Il progetto di una statua-tributoi a Emma Gatewood)


Emma cominciò a dedicarsi a diversi lavori, a ristrutturare la casa e a scrivere poesie. Nel 1951, tutti i figli erano già autonomi.

A prima vista, poteva sembrare una figura ordinaria: madre di undici figli e nonna di numerosi nipoti. Ma dietro l’apparenza si nascondevano una forza e una determinazione eccezionali, temprate da decenni di avversità.

Fu la lettura di un articolo sul National Geographic dedicato all'Appalachian Trail a piantare il seme della sua idea rivoluzionaria; la affascinò a tal punto che non si tolse più dalla testa l'obiettivo di percorrere quella via, una sfida che rappresentava la fuga tanto sognata. Il sentiero era diventato simbolo di una libertà possibile, da raggiungere passo dopo passo.

Le avversità che segnarono la prima parte della sua vita furono le stesse che forgiarono lo spirito necessario per compiere l’impresa leggendaria. Nel 1954, Emma tentò l’impresa per la prima volta, ma il tentativo si concluse con un fallimento. Era partita con mezzi esigui e dopo aver camminato per migliaia di chilometri, quasi fino al traguardo, fu costretta a fermarsi. Gli occhiali da vista si ruppero e le scorte alimentari si esaurirono. Ritrovata e salvata da un ranger, Emma tornò a casa, fiaccata nel corpo ma non nella volontà.



L’evento non rimase isolato ma fu l’inizio di un nuovo capitolo nella vita di Emma Gatewood, e poi la consacrazione del suo status di icona. Non si scoraggiò e rafforzò la sua determinazione per tornare l’anno successivo. Era il 3 maggio del 1955. Partì senza mappa né bussola, affidandosi all' istinto e ai segnali del sentiero. Indossava un vecchio paio di scarpe di tela e tutta la sua dotazione era contenuta in una sacca di jeans che si era cucita da sola. Come riparo dalle intemperie, portava con sé una tenda da doccia da usare come impermeabile. Si manteneva grazie alla profonda conoscenza della natura, mangiando piante selvatiche come il tarassaco, integrando con salsicce in scatola e confidando nella generosità delle persone che incontrava lungo il cammino.


(Emma Gatewood)


Durante i 146 giorni di percorso affrontò grandi sfide: piogge torrenziali, pendenze ripide, tenendo a bada orsi e serpenti che avrebbero messo a dura prova anche escursionisti più giovani e attrezzati. Man mano che procedeva, la sua storia iniziò a diffondersi e a catturare l’attenzione dei media. I giornalisti l’attendevano tra una tappa e l’altra, e le famiglie contadine che vivevano vicino al sentiero la ospitavano durante la notte offrendo un pasto caldo e un letto. Raggiunse la meta, la cima del Katahdin, il 25 settembre 1955, esausta ma trionfante. Era diventata la prima donna a completare l’intero sentiero degli Appalachi in una sola stagione.

Sulla vetta del Katadhin firmò il registro, cantò il primo verso della canzone “America the Beautiful” e disse ad alta voce “I did it. I said I’d do it and I’ve done it” - L’ho fatto. Ho detto che l’avrei fatto e l’ho fatto.


(Il Grandma Gatewood trail nelle Hocking Hills)


Divenne una celebrità nazionale, soprannominata affettuosamente ‘nonna Gatewood’ da Ben Montgomery nel suo bestseller “Grandma Gatewood’s walk”, basato sul diario della donna.

La sua non fu solamente un’impresa fisica ai limiti della resistenza umana, ma un atto di liberazione personale, un cammino di guarigione e di autodeterminazione; un atto catartico per liberarsi dal passato.

La sua sete di libertà non si placò; ripercorse l’intero sentiero altre due volte, nel 1957 e nel 1964, quando aveva 75 anni, entrando a pieno titolo tra le figure mitiche dell’escursionismo. La sua fama fece una enorme pubblicità al sentiero degli Appalachi, che all’epoca non godeva di grande notorietà.



Emma Gatewood è diventata un simbolo universale di perseveranza, forza morale e spirito incrollabile. Morì nel 1973 nella contea dov’era nata. Lasciò una storia senza tempo che non smette di essere raccontata, da una parte all’altra del mondo, come un invito a prendersi cura di sé e dei propri desideri, un esempio di come sia possibile trasformare il dolore in movimento e la rabbia in creatività.

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