"DALLA UE EXPORT BOOM
DI PESTICIDI VIETATI"
LA DENUNCIA
DI GREENPEACE

(foto da Pixabay)

L’esportazione di pesticidi vietati dall’Unione Europea è aumentata drasticamente negli ultimi anni, denuncia una inchiesta della 'unità investigativa' di Greenpeace, Unearthed, e dell’organizzazione Public Eye. Lo scorso anno l’UE - sostiene l'associazione ambientalista - ha autorizzato l’export di pesticidi contenenti 75 sostanze chimiche che nei campi coltivati europei sono proibite perché comportano rischi per la salute umana e l’ambiente: quasi il doppio delle sostanze vietate esportate nel 2018, quando se ne contavano 41, come aveva denunciato a suo tempo un'altra indagine.

Ad aumentare - afferma Greenpeace - non sono soltanto le sostanze chimiche pericolose ma anche i volumi che l’Unione Europea cerca di inviare all’estero: nel 2024 l’UE ha notificato l’intenzione di esportare circa 122 mila tonnellate di prodotti contenenti pesticidi vietati, più del doppio di quelli esportati nel 2018. Tra questi sono inclusi pesticidi che comportano danni cerebrali nei bambini, infertilità e interferenze endocrine, oltre insetticidi letali per le api e pericolosi per la fauna selvatica, che la stessa UE ha definito una minaccia globale per la biodiversità e la sicurezza alimentare.


IL RAPPORTO DI UNEARTHED


Nel 2024 pesticidi vietati nell’UE sono stati esportati in 93 Paesi, 71 dei quali (oltre i tre quarti) sono a medio o basso reddito e risultano destinatari del 58% in peso del totale dei prodotti. Il maggiore importatore tra questi è il Brasile, una delle nazioni con le riserve di biodiversità più importanti al mondo, seguito da Ucraina, Marocco, Malesia, Cina, Argentina, Messico, Filippine, Vietnam e Sudafrica. Tra i Paesi destinatari figurano 25 nazioni africane, mentre gli Stati Uniti sono il maggiore importatore tra i Paesi ad alto reddito, nonché primo importatore in assoluto al mondo.

Tredici Stati membri dell’UE sono coinvolti nell’export di pesticidi vietati: al primo posto, per volumi d’esportazione, la Germania, seguita da Belgio, Spagna, Paesi Bassi, Bulgaria, Italia, Francia, Danimarca, Ungheria e Romania. Oltre 40 le aziende europee - afferma Greenpeace - tra cui BASF, Teleos Ag Solutions, Agria, le multinazionali Corteva, Syngenta, Bayer e AlzChem. In Italia sei aziende, tra cui Finchimica, Tris International, Corteva e Sipcam Oxon, hanno notificato complessivamente - sostiene l'associazione ambientalista - l’esportazione di quasi 7 mila tonnellate di pesticidi contenenti 11 sostanze chimiche vietate.



"È vergognoso e allo stesso tempo profondamente ipocrita che l’esportazione europea di pesticidi vietati nelle aziende agricole dell’UE sia cresciuta così tanto negli ultimi sette anni", è il commento di Simona Savini, della campagna Agricoltura di Greenpeace Italia. "Questi pesticidi sono noti per essere pericolosi per gli esseri umani, gli insetti impollinatori e altre specie selvatiche, eppure le aziende al centro dell’inchiesta continuano a trarre profitto vendendo prodotti vietati soprattutto ai Paesi più poveri e con normative più deboli, mettendo a repentaglio la salute dei lavoratori del comparto agricolo, delle comunità locali e della natura. Inoltre, nulla garantisce che nel nostro Paese non rientrino prodotti agricoli trattati con quegli stessi pesticidi vietati esportati fuori dai confini europei, creando un ulteriore paradosso".


(foto da Pixabay)


Poco dopo la pubblicazione della inchiesta del 2018, ricorda Greenpeace, la Commissione Europea si era impegnata, a porre fine a questa pratica, dichiarando che avrebbe dato il buon esempio e garantito che le sostanze chimiche pericolose vietate nell’UE non sarebbero state prodotte per l’esportazione, anche modificando la legislazione, se necessario.

(fonte: ufficio stampa Greenpeace Italia)

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