La porta di accesso al Medioevo si trova a metà strada tra Parigi e Digione. A 184 chilometri da una parte e 190 dall’altra. Per raggiungerla, in auto ci si mettono due ore e mezzo; in treno si fa prima: due ore appena. Lì, nel cuore della Borgogna, c’è Guédelon. Non è neppure un paese: per orientarti, le mappe segnalano il comune di Treigny-Perreuse-Sainte Colombe, 900 abitanti soltanto, nel dipartimento della Yonne.

La ragione per cui il sito di Guédelon è famoso (tutto è relativo, intendiamoci) è che dal 1997 stanno costruendo un castello medievale. Tutto con tecniche del XIII secolo, con materiali del luogo. Ci lavorano, fisse, alcune decine di persone, cui si aggiungono di volta in volta turisti affascinati dall’impresa. A trent’anni dall’inizio, il cantiere è ancora aperto. Ma nessuno si scoraggia: se è vero che la Sagrada Familia, iniziata nel marzo del 1882, sarà terminata soltanto l’anno prossimo, a cent’anni dalla morte di Antoni Gaudí, da queste parti nessuno si perde d’animo. La scommessa non è contro il tempo, ma sulla possibilità di costruire – non “ri-costruire” – un vero castello medievale.

L’idea venne nel 1995 a Michel Guyot, proprietario di un castello a Saint-Fargeau, sempre in Borgogna. Individuato il terreno al centro di una foresta che ospitava una vecchia cava di pietra, in breve tempo riuscì a raccogliere i fondi necessari. Il progetto venne avviato due anni dopo. Aperto il cantiere, con una squadra di “ouvriers” reclutati da quelle parti, dopo appena un anno il sito è stato aperto al pubblico. Mentre il castello prendeva forma, i visitatori venivano coinvolti con stage e dimostrazioni. In effetti, fin dall’inizio ce n’era per tutti. L’obiettivo, davvero complesso quanto affascinante, prevedeva che non si potesse contare su niente di contemporaneo. Dunque, si sono forgiati gli attrezzi come quelli del XIII secolo; il legname è stato ricavato dagli alberi della foresta; le pietre si sono intagliate nella vecchia cava: anche quelle con le tecniche antiche. Il sapore della fatica non ha scoraggiato nessuno. E per trent’anni si è continuato a costruire, torre dopo torre, muraglie e camminamenti, soffitti a volta, strutture a incastro in legno, tettoie con tegole di quercia.

Il tuffo nel passato è totale. Uno spettacolo per grandi e per bambini che, ancora oggi, frequentano il cantiere numerosi, assicurando i proventi necessari a portare avanti l’impresa. Il fascino di un’idea tanto originale è alimentato dalla straordinaria coerenza di tutto ciò che si vede. Gli artigiani sono vestiti come i lavoranti del XIII secolo; i materiali, spesso pesantissimi, sono sollevati con gru e cordami costruiti in cantiere; le pietre sono sagomate a mano con scalpelli e mazzette medievali; cesti e cestoni sono intrecciati a mano con il vimini. Accanto al cantiere del castello ci sono le strutture dedicate agli operai, compreso il forno per produrre il pane.
Tutto è come si immagina avvenisse secoli fa. Del resto, l’intero progetto è basato su studi approfonditi e rigorosi. Niente è lasciato al caso e all’approssimazione.

Tutt’intorno alla fortezza ci sono laboratori dedicati ai visitatori, che spesso decidono di fermarsi qualche giorno per partecipare in prima persona ai lavori, dopo adeguata istruzione.
Il successo di questa impresa è legato a una concezione del turismo piuttosto lontana dalla nostra, capace di valorizzare anche quello che non c’è: al limite, lo si costruisce. Non per niente la filosofia del sito è legata al motto “costruire per comprendere”. Così i risultati si vedono: ogni anno il cantiere viene visitato da 300mila persone. Molte di esse tornano periodicamente a verificare la crescita del progetto, sentito un po’ come fosse proprio. E numerosi sono i giovani che accettano di essere coinvolti nei vari ateliers. In questo modo quella che pareva un’idea balzana, di difficile realizzazione, si è trasformata nel tempo in una proposta di formazione culturale, convincente e condivisa.

Sul sito web di Guédelon si trovano tutte le informazioni utili: www.guedelon.fr