BERKELEY
ANALIZZATO A FONDO
IL GENOMA
DEGLI INDIANI

LEGGI L'ARTICOLO ORIGINALE

L'India è uno dei paesi al mondo che presentano la maggiore diversificazione culturale e genetica. Ma le indagini genomiche l'hanno tradizionalmente trascurata, anche rispetto a altri gruppi non europei come gli asiatici orientali e gli africani. Ora una nuova analisi dei genomi indiani pubblicata sulla rivista Cell, la più ampia e completa mai condotta (protagonisti i ricercatori dell'ìUniversità di Berkeley, California, dell'All India Institute of Medical Sciences di Nuova Delhi, dell'Università della California del Sud e dell'Università del Michigan - prova a mettere ordine nella complessa storia del paese: 50.000 anni di mix genetici e 'colli di bottiglia demografici' che hanno plasmato la variabilità genetica, la salute e le malattie nell'Asia meridionale. Lo studio è raccontato dal giornalista Robert Sanders sul sito https://news.berkeley.edu/.

I ricercatori hanno analizzato i genomi completi di 2.762 individui, che rappresentano la maggior parte delle principali comunità linguistiche, etniche e geografiche indiane, sequenziandoli. Il team di Berkeley ha scoperto – scrive Sanders – “che gran parte della variabilità genetica in India può essere spiegata da una singola migrazione di esseri umani dall'Africa avvenuta circa 50.000 anni fa. Queste popolazioni si incrociarono con parenti ormai estinti – Neanderthal e Denisova – e poi si diffusero in Europa e Asia, inclusa l'India. Di conseguenza, indiani ed europei possiedono entrambi quantità pressoché uguali di geni Neanderthal, tra l'1% e il 2% dell'intero genoma”.


(foto di Gianni Viviani)


È possibile che ci siano state ondate precedenti dall'Africa verso l'India, ma “è probabile che quei gruppi non siano sopravvissuti o abbiano lasciato un impatto genetico limitato sulle popolazioni odierne", afferma nell’articolo Elise Kerdoncuff, una delle due autrici principali dello studio.

"Una delle scoperte più sorprendenti e inaspettate – riporta l’articolo - è stata che l'India ospita la più alta variazione nell'ascendenza neandertaliana tra i non africani". Lo spiega il coautore Laurits Skov. "Questo ci ha permesso di ricostruire circa il 50% del genoma neandertaliano e il 20% del genoma denisoviano da individui indiani, più di qualsiasi altro precedente studio sull'ascendenza arcaica".

(fonte: news.berkeley.edu)

Press ESC to close