MAUTHAUSEN
QUEI GRADINI
CHE PORTAVANO
ALLA MORTE

186 scalini. “Irregolari, sassosi, scivolosi”. Quella, racconta lo scrittore francese Christian Bernadac, era la scala della morte del campo di Mauthausen. “Tra l'ingresso del campo e i primi gradini della cava c'era una discesa assai ripida. Questa, in inverno, era spaventosa perché il terreno gelato assomigliava a una pista di pattinaggio e le suole di legno degli zoccoli, sul ghiaccio, sembravano làmine di pattini. Le numerose scivolate erano drammatiche poiché, nella confusione generale, alcuni perdevano l'equilibrio e cadevano verso sinistra, cioè verso il precipizio, e la voragine della cava li inghiottiva dopo una caduta verticale di cinquanta o sessanta metri; invece, quelli che partivano in scivolata verso destra, oltrepassavano la zona proibita e i tiratori scelti aprivano il fuoco su quei fuggiaschi”.


(Il campo femminile di Mauthausen dopo la liberazione - fonte: Museo nazionale della resistenza)


Ottant’anni fa il campo di Mauthausen venne liberato. Insieme alle altre atrocità si scoprì quella scala, che i nazisti avevano trasformato in un ulteriore strumento di tortura e sterminio. Quei 186 scalini - si legge nel sito dell’Aned (l’Associazione nazionale ex deportati nei campi nazisti) - “collegano il lager, situato sulla parte superiore della collina, con la cava di granito sottostante. I deportati sono costretti a percorrere i gradini sconnessi e di diversa altezza portando sulle spalle pesanti blocchi di pietra, caricati su “zaini di legno”. Su quelle scale i deportati venivano allineati secondo un preciso ordine: davanti i più sani e robusti, dietro quelli in condizioni più precarie. Tutti erano obbligati a seguire lo stesso ritmo. Non tutti ce la facevano. Chi cadeva, trovava la morte.



(Video di Giulio Peranzoni e Francesco Mas per Aned)

Per iniziativa del presidente nazionale dell’Aned, Dario Venegoni, la storia della scala della morte di Mauthausen è stata affidata all’illustratore Giulio Peranzoni e all’animatore Francesco Masi, che l’hanno tradotta in un video animato di grande effetto. Il video sarà presentato a Milano, alla Casa della Memoria, martedì 14 gennaio, nel corso della giornata dedicata all’anniversario della liberazione dei campi di concentramento. Il programma comprende l’inaugurazione della mostra “La storia dietro le immagini – Foto del campo di Mauthausen”. L’esposizione, promossa dal Museo – Memoriale di Mauthausen, riunisce una straordinaria documentazione fotografica del campo di Mauthausen e dei suoi campi satellite.


(I 186 scalini della “Scala della morte” - fonte ANPI)


In mostra le immagini prodotte dalle SS, salvate dalla distruzione grazie all’eroico atto di un gruppo di prigionieri spagnoli che salvarono i negativi che i nazisti volevano distruggere per eliminare prove compromettenti. Insieme a quelle fotografie ci sono le immagini scattate dai militari americani e dagli ex prigionieri. A Mauthausen furono deportati quasi duecentomila tra donne e uomini di cinquanta nazionalità diverse. Oltre 90mila furono uccisi. Di questi, 4500 gli italiani, in gran parte deportati politici. La mostra è frutto della collaborazione tra Aned, Casa della memoria, Comune di Milano e Arci. All’inaugurazione sono previsti gli interventi di Tommaso Sacchi, assessore alla Cultura del Comune di Milano; Wolfgang Strohmayer, Console generake d’Austria; Maria Fratelli, direttore Progetti speciali della Fabbrica del vapore; Paolo Corsini, presidente dell’Istituto Parri; Dario Venegoni, presidente nazionale Aned; Barbara Glück, direttrice del Mauthausen Memorial; Stephan Matyus, curatore della mostra. A seguire, Il testamento artistico dell’orchestra di Mauthausen, concerto a cura di un ensemble di musica da camera dell’Orchestra Sinfonica di Milano.

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