PESCE
SCORPIONE
INCONTRARSI
E DIRSI ADDIO

Non ricordavo di averlo già incontrato all’acquario di Genova, una ventina di anni fa. Eppure avevo conservato le schede didattiche. Non potevo non sapere.

La scheda 5 è chiara. A mia discolpa posso solo dire che vi leggo ancora, altrettanto chiaramente: Veleni nella Scogliera Corallina.



E io ero a Creta, quest’estate, nelle acque di Mavros Kolymbos, Creta sud-est, a poca distanza da Ierapetra. Acqua cristallina, certo, ma non corallina; vento sostenuto, ma non tifone.

E quindi, anche a voler approfondire leggendo il verso (scusatemi, sono un filologo) della scheda, mai mi sarei preoccupato: "Pterois volitans. Il pesce scorpione è molto comune lungo le scogliere coralline. Ha abitudini notturne e caccia all’agguato rimanendo perfettamente immobile tra le rocce. Può raggiungere i 40 centimetri di lunghezza ed è caratterizzato da una colorazione a strisce verticali bianche e rossastre. Se si sente minacciato estende al massimo le pinne pettorali e dorsali per ingannare il potenziale predatore sulle sue reali dimensioni. Inoltre rivolge verso l’aggressore i lunghi raggi della pinna dorsale: questi raggi solcati sono collegati a ghiandole velenifere che secernono un potente veleno e vengono usati solo per difesa".



Su quel pterois volitans avrei qualcosa da dire; mi ricorda Eugenio Bennato, che, fra nome e cognome, vuol dire sempre la stessa cosa, la prima volta in greco, la seconda in italo-latino: che è di buona nascita (eu-genos; bene natus).

E così anche questo “con ali svolazzante” non poteva non portarmi nel mondo degli epea pteroenta, dell’epica omerica: le parole alate, forse quelle dotate di piume come le frecce, perché andavano dritte al bersaglio, il cuore o la mente dell’interlocutore.

Insomma, quando mi è stato detto che sul lato sinistro della baietta in cui mi immergevo solitamente, superata la prima punta, era stato visto un pesce scorpione, io della scheda non ricordavo neanche l’esistenza.



Ho preso la digitale fotografica subacquea, rigorosamente Nikon, che uso da anni, avendo dismesso per tempo la non felice stagione della pesca altrettanto subacquea e sono corso, si fa per dire, a vedere di che si trattava.

E lui era proprio lì, dove era stato avvistato.



Ma ammettiamo pure che conoscessi la scheda a memoria: non era notte, non era immobile, il colore corrispondeva, vero, ma lui si aggirava lungo la parete, a neanche 3 metri di profondità, e sembrava non porsi il problema se io fossi un predatore o un aggressore.

Così sono riuscito a fotografarlo con una certa calma rimanendo a respirare col boccaglio e senza dover scendere, seguendolo nel suo calmo girovagare.



Il giorno dopo, nello stesso posto, erano in due: stessa attitudine, si ignoravano a vicenda e ignoravano me, che fotografavo a tutto spiano. Il terzo giorno era rimasto di nuovo solo, ma si era spinto all’interno della baietta. Il quarto era di nuovo nella sua antica posizione.



Dove fosse finito l’altro e chi dei due io avessi continuato a incontrare non era questione sulla quale lambiccarsi. Si poteva comodamente continuare a fotografare, sperando in pose diverse, in diversi effetti di luce e senza pensare troppo alla faccenda del veleno.

Il che mi consente di scriverne da vivo, a testimonianza del fatto che alle minacce basta rispondere come Totò alla sfida di Aldo Fabrizi in Guardie e ladri (Monicelli e Steno, 1951): “Ahò, te sparo, sa’” “Non puoi!” “Perché?” “Puoi sparare solo per legittima difesa. Io non offendo…” “E vabbè, allora sparo all’aria a scopo intimidatorio” “ E vabbè, io non mi intimido e sto qua”.



Non solo, visto che il volitans se ne stava tranquillo, ho approfittato per intervistarlo, in esclusiva per foglieviaggi.

Signor Volitans, lei si definirebbe un pesce velenoso?

Come la maggior parte dei pesci, e direi anche degli umani, da cui discendete tutti, per citare il vostro Dalla. Non vedo dove sia il problema.

Il fatto è che lei dovrebbe essere un pesce tropicale. Infatti, se le mie informazioni sono esatte, lei non ha mai partecipato a Lo Guarracino, che pure è una prestigiosa Associazione ittica.

Infatti, i miei legali hanno querelato per tempo chi continua a diffondere questa assurda parata ignorandomi. Con la Sardella avevo avuto una storia, a suo tempo, quindi avrei diritto a essere presente per mettere lo Guarracino al suo posto.

Ma mi pare di ricordare che ci fosse anche una ragione più politica.

Certo, ricorderà che mi chiamavano anche Pterois miles, il soldato - per favore, non pronunzi mails, è latino! - o pesce leone, ma, da pacifista quale sono, rifiutai l’appellativo, preferendo il volitans, meno compromettente. Ebbene, come pensa che avrei potuto comparire in una gazzarra bellica come Lo Guarracino?

E allora lo scorpione come lo spiega? Un pacifista anche lui?

Almeno lo scorpione è un deciso segno d’acqua, fluido quanto basta, che ha un solo avversario: il Toro!

Come quello che, indossato da Zeus, portò Europa a Creta?

E allora perché sarei qui, secondo lei?

Questo mi pare davvero uno scoop. Lei sostiene di essersi spostato in queste acque, e pare anche in quelle italiane, semplicemente per dare al Toro (oltre che a Lo Guarracino) una memorabile lezione?

Sì, e a Creta l’hanno capito bene, tanto che tentano di rendermi docile e inoffensivo cucinandomi a dovere, e non solo in senso metaforico. Mi tolgono gli aculei, mi fanno a pezzi e mi insaporiscono come fossi un merluzzo qualsiasi. Ma i sedicenti buongustai se ne accorgeranno, al momento di pagare il conto.

Bel modo di vendicarsi! Quindi, per concludere, il nostro incontro non è un’occasione rara e fortunata? Siamo destinati a vederla sempre più spesso nelle nostre acque e nelle nostre cucine?

Questo dipende da voi. E dai tori. Non dategli più importanza, ai tori, e vedrete che anche i Volitantes si ritireranno a pensare ai fatti loro.

Grazie, allora, è stato molto gentile.

E quindi non ci stringiamo la mano?



Ma non ci penso proprio! Al massimo la stringo al pesce flauto, un vero pacifista.

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