Torna a Scanno, tra le gole del Sagittario del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, “Ju Buk”, il festival letterario, femminista e antifascista, che si svolge ogni estate a inizio agosto.
Quest’anno ha raddoppiato con l’anteprima di Peschici, nel Parco Nazionale del Gargano in provincia di Foggia (si tiene da oggi 28 al 30 luglio) sulle orme della Transumanza, una pratica che è stata riconosciuta dall’UNESCO, nel 2019, patrimonio culturale immateriale dell’umanità, e che da millenni unisce Abruzzo e Puglia, due regioni che fanno da ponte tra memoria e tradizione.
L’evento gode del patrocinio del Ministero della Cultura e delle Regioni Puglia e Abruzzo, della sponsorship di Fondazione Carispaq, del Consiglio regionale d’Abruzzo e dell’associazione Equonomics.
Il Festival di Scanno, ideato e diretto da Eleonora De Nardis Giansante, in programma dal 1 al 3 agosto, è alla quinta edizione. Il titolo di quest’anno è ‘Il futuro? Un viaggio nel passato. Controinformazione, partecipazione, confronto. E letteratura delle donne.’
“È molto più di un semplice evento culturale: è un atto di resistenza, di cura e di riscoperta delle voci delle donne che ancora oggi, troppo spesso, vengono messe in secondo piano…” afferma De Nardis. “Vogliamo trasmettere un messaggio di libertà, di coraggio e di speranza, perché crediamo che la cultura possa essere un’arma potente per cambiare il mondo… Quello che vogliamo fare è portare un po’ di luce attraverso la cultura.”
Ju Buk, nel dialetto scannese, era la bisaccia del pastore transumante che un tempo conteneva viveri per il corpo, oggi si riempie di cibo per la mente attraverso la letteratura delle donne.

Le tematiche della rassegna letteraria al femminile ruotano intorno a temi di genere, spesso considerati ancora tabù: il corpo delle donne, la maternità come libera scelta, la sessualità e l'educazione al consenso, il potere dei soldi, la violenza di genere, il lavoro delle donne, il passaggio alla terza e quarta età, il ruolo delle donne nelle terre oppresse del mondo, alla luce di vecchi e nuovi conflitti globali.
A Scanno, tutti gli eventi saranno ospitati nell’Auditorium Guido Calogero nell’ex Chiesa delle Anime Sante nel centro del paese. La prima giornata si aprirà con “Se mi guardo da dentro” (Salani 2024) di Ilenia Zedda per proseguire con “I bambini non nascono sotto i cavoli” (Newton Compton 2025) di Francesca Palazzetti e Annalisa Cuzzocrea con il suo “E non scappare mai” (Rizzoli 2025), il libro sulla vita pubblica e privata e la passione politica di Miriam Mafai.
La seconda giornata sarà dedicata alla saggistica, alla presenza della sociologa Rosalba Belmonte con “Senza Stato, il fallimento del progetto nazionale palestinese” (Meltemi 2024) seguita da Roberta Scorranese con “Fluido, corpi mutevoli e instabili nell’arte” (Giunti 2025). Il sabato sera si svolgerà la seconda rappresentazione della pièce teatrale “Damned Iago”, scritta e interpretata da Mimmo Padrone.

La giornata conclusiva vedrà sul palco Rossana Campo con “Libere e un po’ bastarde” (Bompiani 2025), Francesca Sensini, docente di italianistica a l’Université Cote d’Azur di Nizza, con “Afrodite viaggia leggera” (Ponte alle Grazie 2024) e Donatella Di Pietrantonio con il romanzo vincitore del Premio Strega 2024: “L’età fragile” (Einaudi 2024).
Tra gli eventi collaterali è prevista anche una mostra fotografica sul corteo storico ‘Ju Catenacce’, la rievocazione in costume tradizionale del matrimonio scannese che si ripete ogni anno in agosto lungo le vie del paese.
Fuori rassegna, il 6 agosto alle ore 18, sempre all’Auditorium Guido Calogero, Nadia Terranova presenta il suo libro finalista al Premio Strega 2025, “Quel che so di te” (Guanda), le abruzzesi Valentina Di Cesare il 12 agosto, e Antonella Finucci il 20 agosto saranno in dialogo con l’antropologa Anna Rizzo sulle pagine delle rispettive opere letterarie “Gli istrici” di Caffèorchidea e “Scellerate” di Radici Edizioni.
La sezione Alias del Manifesto ha dedicato una sezione al Ju Buk Festival, la parola delle donne che si fa pubblica e collettiva.

Un festival che è ormai un manifesto vivente di militanza culturale al femminile.