GRAFFITISMO
NELL'ARTE
QUEI LAMPI
DELLE METROPOLI

(Nella foto: 'Crack is Wack' di Keith Haring)

I graffiti preistorici esprimono libertà. Un’arte che inventa forme senza riferimenti. E il mistero dei graffiti con i suoi segni istintivi dialoga con il graffitismo.


IL LIBRETTO DELLA MOSTRA


Al Museion, Museo di arte moderna e contemporanea di Bolzano (fondato nel 1985, diretto dal giugno 2020 dallo storico dell’arte olandese Bart Van der Heidi) è in corso fino al 14 settembre “Graffiti”, prima mostra dedicata da un museo italiano al rapporto fra graffiti ed arte contemporanea, curata da Leonie Radine e Ned Vena. Sono tante le artiste e gli artisti famosi rappresentati che hanno usato tra gli anni Cinquanta e Settanta la vernice spray. Da Carol Rama, presente con due lavori - “Perdonami le congiunzioni” e “Untitled” - a Keith Haring con “Untitled” (1983, 400 x 736 cm) a Rammelzee con “Future Futurism Forced Landing” (“Un’idea del futuro. Un atterraggio forzato”).


(Rammellzee, 'Future Futurism')


New York si anima con le bombolette spray, brevettate proprio negli USA nel 1951. E la mostra vuole offrire una visione storica di “Spray Painting” e “Painting Graffiti”, con video ed installazioni in ordine cronologico, dall’invenzione della bomboletta ai giorni nostri.

Il graffitismo arriva negli anni Sessanta, dai quartieri poveri della metropoli. Giovani che scrivono il loro nome sui treni, sui muri; treni che attraversano tutta New York. Un desiderio di appartenenza alla città.


(Lee Quinones, 'The cry of the lion', 1980)


Più di cinquanta artisti di vari Paesi e di differenti epoche trovano posto in due piani del Museion. Parecchi i prestiti internazionali. E anche opere site specific, a parete come quella di Monica Bonvicini, conservata nelle collezioni di Museion e riallestita con colore acrilico spray, “Architecture is the ultimate erotic act, carry it to eccess” (“L’architettura e gli interni urbani possono diventare l’atto erotico definitivo”).


(Chris Daze Ellis. 'Untitled (City), 1984')


Si usa la vernice premendo un pulsante, un gesto associato al progresso tecnologico, veloce e deciso. Il writer deve essere sempre pronto a scappare, perché il suo gesto non è legale. Il risultato, un readymade fluido, liscio, compatto, unico.

Una delle prime ad utilizzare la vernice spray è Heidi Sterne. Figlia di genitori ebrei cresce a Bucarest, poi la fuga a New York nel 1941. L’Espressionismo Astratto, il suo stile, e la vernice le consentono di mostrare giochi di luce e complessità spaziale. Il lavoro in mostra è “Untitled”, 1955.


(Keith Haring, 'Untitled')


I graffiti, lavori clandestini, notturni, illegali, alla fine degli anni Ottanta a New York sono stati eliminati dai sottopassaggi della metropolitana e sopravvivono solo su tele. Come “Il leone ruggente” di Lee Quinones, “The cry of the lion”, 1980. Oppure un’affollata strada di città di Daze, “Untitled (City) 1984”.

Nello spazio del quarto piano del Museion viene riprodotto un paesaggio cittadino in cui i graffiti sono rappresentati in filmati e diventano materiali per sculture ed installazioni. La scultura “R.I.P. Germain” rappresenta la vetrina di un negozio di città chiusa che nasconde nel retro dei segreti a volte sgradevoli. False vetrine celano attività a volte illegali. Si nascondono messaggi urgenti, che rivendicano una presenza, un territorio, un’opinione. I Graffiti sono lampi nella Storia. Arte che cambia la città.


(Blade, il 're dei graffiti', dopo aver dipinto un treno negli anni Settanta
dal libretto della mostra di Bolzano)


“Graffiti”: fino al 14 settembre 2025
Museion- Piazza Piero Siena 1- Bolzano- Info@museion.it

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