ANIMALI, GUERRE
E FANTASIA
BRUNO BOZZETTO,
ALLEGRO NON TROPPO

È in corso fino al 30 novembre prossimo, presso il MIC/Museo Interattivo del Cinema, in Viale Fulvio Testi a Milano, la mostra “La Pop Art animata di Bruno Bozzetto”, ideata dalla Cineteca Milano, dedicata al più grande autore e regista di cartoni animati italiano. Bozzetto, oggi 87enne ma in gamba e creativamente attivo, quest’anno festeggia di fatto i 70 anni di attività perché i suoi primi cortometraggi di animazione datano a metà degli Anni Cinquanta, quando era ancora studente universitario. E poi già nel 1958 il corto “Tapum! La storia delle armi” venne proiettato al Festival di Cannes, dando inizio alla sua strepitosa carriera. In questa mostra manifesti, disegni, fotografie, rodovetri, gadget e, nel percorso espositivo, due mini-cinema che permettono di vedere – tre persone alla volta – i cortometraggi da lui realizzati. Davvero un bell’omaggio…



"Questa mostra mi piace moltissimo. È nata su iniziativa del direttore della Cineteca Matteo Pavesi ed è stata seguita dalle mie figlie Anita e Irene. Quindi non proprio una sorpresa per me ma mi sono tenuto in disparte, almeno fin quando dovettero riprendermi per un video tridimensionale a grandezza naturale da inserire nel percorso espositivo. Un’idea molto originale".

Della sua lunga attività nel campo dell’animazione direi che la parte più consistente riguarda i cortometraggi, che sono centinaia se si considera anche quelli realizzati per il programma “Quark” di Piero Angela. Nei corti - alcuni dei quali premiati in festival internazionali - lei affronta con ironia i luoghi comuni e le contraddizioni del mondo contemporaneo.

"Considero il cortometraggio la miglior forma espressiva per il disegno animato, perché hai libertà assoluta. È la parte del mio lavoro che mi sta più a cuore, perché senza vincoli di durata, di temi, di stile e di budget; vincoli che invece si hanno per fare un lungometraggio. Per questo sono stato considerato un autore che fa disegni animati più per adulti che per bambini. Quando ho iniziato, i cartoni animati erano quelli di Walt Disney e Tom&Jerry, indirizzati soprattutto ai più piccoli. A me invece è sempre interessato affrontare il tema del comportamento dell’uomo verso la natura".



Parlando invece dei suoi lungometraggi, quello forse più famoso e premiato è stato 'Allegro non troppo', del 1976, spesso considerato come una risposta a 'Fantasia' di Walt Disney. Il film è un montaggio di più episodi costruiti su brani musicali legati tra loro da parti girate dal vero con attori, tra cui Maurizio Nichetti. Anche questo era un terreno già sperimentato da Disney, ma in Bozzetto il tutto è attraversato da un forte humour e da tematiche contemporanee".

"In origine doveva essere un corto basato sul 'Bolero' di Ravel, sul quale avevo un’idea precisa, ma poi qualcuno in studio ha proposto di realizzare altre animazioni basate su brani musicali. E alla fine il film è un insieme di cortometraggi. Non avevo però intenzione di fare una risposta a 'Fantasia', che per me era e resta un capolavoro assoluto. La differenza tra i due film è che ogni episodio di 'Allegro non troppo' racconta una storia avendo come riferimento l’uomo e la natura. Ho trattato i temi che mi interessavano utilizzando la musica. 'Fantasia' invece, ad eccezione dell’episodio 'L’apprendista stregone', non racconta delle storie: gli altri episodi sono più astratti, pittorici".

Sempre negli Anni Sessanta lei è stato in grande sintonia con i tempi rileggendo il western in una chiave simile a quella dei primi film di Sergio Leone. 'West and soda' è del 1965, mentre 'Per un pugno di dollari' del 1964.

"In realtà io ho iniziato a lavorare a 'West and soda' già nel 1963, ma i tempi di realizzazione di un cartone animato erano più lunghi, per cui il film di Leone è uscito quasi un anno prima. Comunque non c’era alcuna consapevolezza reciproca dei film in lavorazione.

Quindi quando nel 1986 ha realizzato un film interamente dal vero, con attori, cioè 'Sotto il ristorante cinese', l’ha fatto anche per verificare la possibilità di completare una pellicola in tempi più brevi?

"Io sono sempre stato appassionato di cinema, non necessariamente del disegno animato. Mi piacciono le riprese, mi piace il montaggio, e mi era rimasta la voglia di fare un fare un film dal vero. Lo spunto me lo diede 'Ritorno al futuro', uscito nel 1985, che mi era piaciuto moltissimo. Poi per 'Sotto il ristorante cinese' ho avuto la fortuna di trovare una coproduzione. Però mi è bastato quell’esperimento: mi sono accorto che non dormivo più la notte perché qualunque contrattempo meteorologico che faceva perdere anche un solo giorno di riprese voleva dire milioni buttati".

Bozzetto nasce come disegnatore e lo è rimasto anche in seguito, realizzando dei libri. Anche nel campo dell’animazione si sente soprattutto regista?

"Sì, l’amore per il cinema è stata la molla per iniziare. Come disegnatore sono completamente autodidatta e all’inizio è stato un po’ un gioco. Solo in seguito ho capito che l’animazione poteva funzionare. E, grazie ad un Carosello, ho capito che poteva anche essere fonte di reddito".


(Bruno Bozzetto tridimensionale nella mostra milanese)


L’altra grande sintonia con i tempi lei l’ha avuta, sempre negli Anni Sessanta, creando il personaggio del Signor Rossi, dell’uomo comune alle prese con le difficoltà della vita di tutti i giorni (il traffico, l’alienazione sul lavoro, le vacanze, l’inquinamento, ecc.) negli anni del boom economico. Mi viene da pensare alla coeva canzone 'Io vado in banca' dei Gufi e poi al Fantozzi di Paolo Villaggio, i cui racconti arrivarono però dopo, alla fine di quel decennio".

"Quando si vive un periodo storico si è un po’ tutti nella stessa barca. In quegli anni anche Jannacci, Gaber e Marcello Marchesi toccavano questi temi. Il primo corto con il Signor Rossi (ndr: 'Un Oscar per il Signor Rossi', 1960) è nato per motivi personali, a seguito del rifiuto di un mio lavoro da parte di un festival. Ma poi, volendo raccontare la vita di tutti i giorni, ho continuato ad usare come personaggio il Signor Rossi per otto cortometraggi. Questa è stata una giusta intuizione perché in Italia non esisteva un serial con lo stesso protagonista. I corti del Signor Rossi erano muti, anche per facilitare la distribuzione all’estero. Ma in seguito, negli Anni Settanta, su spinta della RAI, ho realizzato tre lungometraggi con dialoghi sonori, con la collaborazione di Guido Manuli e Maurizio Nichetti".



Nel 2000 la Bruno Bozzetto Film ha chiuso e al suo posto è nato lo Studio Bozzetto, che recentemente è stato trasferito a Bergamo, dove peraltro lei vive già tempo. Cosa è cambiato da allora?

"Si è passati da un’attività molto artigianale ad una, gestita da mio figlio Andrea e dal socio Pietro Pinetti, che usa tecnologie più moderne, come la computer graphic e l’animazione in 3D. Questo richiede un’organizzazione che noi un tempo non avevamo e che ha permesso di realizzare serie televisive molto impegnative, come 'Topo Tip' e 'Gli Acchiappagiochi'. È anche in preparazione una nuova serie con il Signor Rossi, a cui io collaboro ma lascio fare molto a loro (ndr: l’altro figlio Fabio collabora ma non fa parte dello studio, lavora da libero professionista). Ora l’uomo medio è visto alle prese con la tecnologia: palestre con strumentazioni elettroniche, automobili tutte automatiche, ecc".

Quanta gente lavorava per i suoi lungometraggi “storici” e quanta per le serie di oggi?

"Per 'West and Soda' c’era un nucleo base di 16 persone, per 'Allegro non troppo' una cinquantina. Oggi questo sarebbe impensabile, per le produzioni lavorano anche 900 persone".

Però lei recentemente ha realizzato dei corti, come 'Sapiens?', del 2024, che sembrano rientrare nel suo filone creativo tradizionale, con una forte denuncia della guerra e dell’offesa alla natura e agli animali.

"Sono i miei spazi creativi con cui voglio trasmettere dei contenuti, senza la minima preoccupazione di ricavare dei soldi. Sto anche disegnando delle vignette con protagonista il cagnolino Doggy: in ottobre alla mostra presenterò il suo terzo libro, che è in uscita. Si tratta di un fumetto elementare, comprensibile anche ai bambini, ma gli argomenti sono tosti: si parla del rapporto uomo-animali, del maltrattamento degli animali".



Chiudiamo ricordando che, per tutta la durata della mostra “La Pop Art animata di Bruno Bozzetto”, nella sala cinema del MIC si tiene una rassegna di film d’animazione: quelli di Bozzetto naturalmente, ma non solo. Per info: www.cinetecamilano.it/luogo/cineteca-milano-mic/

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