Come nel film “i misteri dei giardini di Compton House”, il labirinto del castello di Masino, ricostruito dal Fai che nel 1987 ha acquistato il castello e il suo splendido parco da Luigi Valperga, trasmette il senso del gioco spensierato e misterioso, mette allegria e non insinua paura e inquietudine come il labirinto di “Shining”. Del resto - lo svelano le carte d’archivio e i disegni originali che ne hanno consentito la ricostruzione - a metà del ‘600 fu fatto realizzare dai conti Valperga di Masino per divertire sé stessi e gli ospiti che frequentavano la loro dimora. È nato con finalità ludiche che ancora si avvertono. Peccato che Carlo II di Valperga, dotato di un certo senso pratico e di un notevole ruolo politico (fu viceré di Sardegna, fedelissimo di casa Savoia) a metà del ‘700 lo fece distruggere per costruire al suo posto un maneggio per i cavalli. Fortunatamente i disegni e i progetti originali, custoditi in archivio, ne hanno consentito la ricostruzione .

Con le sue siepi ben sagomate fatte di carpino, dove occhieggia qualche fragolina selvatica, oggi, come all’inizio del ‘700, il labirinto è inondato di sole. Vi si arriva percorrendo un ampio viale alberato che parte dal vicino castello. È il secondo più grande d’Italia e ha una forma semicircolare. Una torretta di legno, posta al centro, aiuta a non perdersi completamente e consente alle persone poco dotate di senso dell’orientamento di trovare la via di uscita. Il labirinto incuriosisce ma i 15 ettari che circondano la tenuta e i 40 complessivi che ne fanno parte propongono altre meraviglie, come il giardino dei cipressi e il vigneto antico che il Fai ha ripristinato sul fianco della collina antistante il castello.

Amavano la cultura e il divertimento i conti Valperga, che si dicevano discendenti del re Arduino di Ivrea e che nel corso dei secoli hanno combattuto numerose battaglie. Ma per circa mille anni sono riusciti a mantenere la proprietà del castello, facendone la loro dimora di campagna (nei periodi in cui risiedevano a Torino) e in altri momenti storici anche la loro abitazione principale. Prima di diventare una casa, il castello è stato un fortilizio militare collocato in una posizione strategica, in cima alla collina che domina la piana del Canavese e consente di osservare tutto l’anfiteatro naturale delle colline moreniche e di abbracciare con lo sguardo lo stretto varco che immette dal Piemonte alla Valle d’Aosta, al di là del quale spuntano alcune vette innevate della stessa Valle d’Aosta, mentre a ovest si può cogliere il profilo della città di Torino. Ai piedi della collina, sorge il borgo di Caravino.

Che i conti amassero la cultura e il divertimento lo rivelano anche la stupenda biblioteca settecentesca di 25.000 volumi d’epoca all’interno del castello e la sala dei giochi dove si trovano un antico biliardo di legno e un tavolo con sopra vari svaghi, prima fra tutti la scacchiera completa dei pezzi necessari per gli scacchi e le pedine per la dama.

La visita alla dimora inizia dalla sala interamente dedicata ai ritratti dei Conti che si sono succeduti nei secoli, e dove si trova una grande stufa in ceramica di Castellamonte. Viene da pensare che quella stanza non troppo grande sia stata la più calda durante i lunghi e freddi inverni del passato. Dalla stanza dei ritratti si accede ai sontuosi saloni della dimora, tra questi il salone dei Savoia, la casata alla quale i Valperga furono fedeli e di cui furono vassalli. È tutta affrescata con soggetti mitologici e con un grande albero genealogico. Gli affreschi erano coperti dall’intonaco fino al 2019, quando i restauri disposti dal Fai e durati fino al 2022 li hanno riportati alla luce. Sontuose anche le sale successive, dove bellissime scatole cilindriche di lacca cinese impreziosiscono gli arredi. I pavimenti di graniglia alla veneziana sono ispirati ai reperti di Palmira e sono caratterizzati da motivi geometrici.

Riccamente addobbata di broccato rosso scuro la stanza del Re Savoia, colori più chiari in quella della Madama Reale, idem nelle stanze riservate al re e alla regina Borbone di Spagna, letti a baldacchino e tessuti preziosi dominano nelle stanze degli ambasciatori. I letti di “rappresentanza “ sono tutti piuttosto corti mentre hanno dimensioni più “normali” quelli dei padroni di casa, in particolare quello della contessa Doria di Dolceacqua che andò in sposa a un conte Valperga. Colpiscono negli angoli di alcuni soffitti a volta gli affreschi che rappresentano fasci di canapa , pianta che compare anche nel blasone dei Valperga: la coltivazione della canapa era importante e molto diffusa nell’area. Forse persino il nome della zona, “Canavese”, deriva dalla parola “canapa”.

Le pareti di alcune camere da letto, affrescate sul soffitto con i fasci della pianta dipinta anche sullo stemma della casata, sono rivestite di carta di riso cinese decorata a mano. Le porte che separano una stanza dall’altra spesso sono abbellite da altorilievi di pastiglia di riso antica. Ricavata da un altro prodotto tipico dell’agricoltura piemontese, la pastiglia di riso antica era una sorta di colla bianca che, solidificata, simulava l’avorio ma ovviamente era più facile da reperire considerata la vicinanza delle risaie, meno esotica ma anche meno costosa e più abbondante.

A dimostrazione dei fasti e dell’importanza storica, architettonica e artistica della dimora di Masino ci sono l’amplissimo salone da ballo, a pianta rotonda come il torrione che lo ospita, dove spiccano un grande lampadario di cristallo, i divanetti sagomati appoggiati alle pareti tondeggianti e il forte piano a coda che accompagnava le serate danzanti. Da non trascurare, vicino alla biblioteca del ‘700, la suggestiva galleria dei poeti. Si estende in lunghezza, fu realizzata nell’800 grazie alla chiusura di un precedente porticato aperto. In quello spazio stretto e lungo sulle pareti sono affrescati i ritratti dei più importanti (all’epoca) letterati d’Italia. Accanto a Dante Alighieri e Vittorio Alfieri, sono citati tra gli altri Metastasio - che oggi stentiamo a considerare un grande poeta - e Maria Maddalena Morelli, poetessa toscana del ‘700 che pochi oggi conoscono.

All’esterno del castello si trovano numerosi punti panoramici e tra questi il grande prato terrazzato che copre le cisterne sotterranee usate per raccogliere l’acqua piovana necessaria a irrigare il parco. In un angolo del prato si erge la torre dei venti, un luogo molto fresco, ideale per sfuggire alla calura estiva e osservare in tranquillità la rosa dei venti dipinta sul soffitto.
Il castello di Masino dista 14 chilometri e mezzo da Ivrea.