NANNI SVAMPA
QUEI RICORDI
FRA MILANO
E BRASSENS

L’Associazione Nanni Svampa ha pubblicato il libro “Svampeide - Testimonianze sulla vita, l’arte, l’opera di Nanni Svampa”, che raccoglie gli interventi dei relatori alla giornata “Svampeide” tenutasi il 23 aprile 2024 al Teatro Elfo Puccini di Milano. Il volume è curato da Mirella Conenna, studiosa di traduttologia e di semiologia della canzone d’autore nonché esperta dell’opera di Georges Brassens, che ha diffuso in Italia con saggi, conferenze e convegni, oltre a collaborare con lo stesso Svampa, traduttore di Brassens in milanese e in italiano. I testi presenti nel libro analizzano il molteplice contributo culturale fornito da Nanni Svampa, artista davvero eclettico e creativo, nel corso della sua lunga attività, protrattasi fin quasi alla sua scomparsa, nel 2017.

Lo Svampa attore di cinema e sceneggiati televisivi nonché autore di libri e autore teatrale viene raccontato da Michele Sancisi, che nel 2022 ha pubblicato la biografia “Il mondo di Nanni Svampa. Vita, morte e miracoli di un cantastorie”. Lo Svampa cabarettista satirico ed umorista è affrontato da Flavio Oreglio, fondatore e direttore dell’Archivio Storico del Cabaret Italiano. Lo Svampa autore di canzoni, oltre che interprete, è analizzato da Enrico de Angelis. I retroscena del film/documentario del 2008 “Nanni 70. I peggiori 70 anni della mia vita” sono raccontati da Simone Del Vecchio che ne è stato regista. Nel libro trovano spazio anche i racconti/ricordi di altri ospiti di quella giornata: Lino Patruno in primis, sodale di Svampa in molti spettacoli e registrazioni discografiche con i Gufi e dopo. Poi Mario Mascioli, traduttore con Svampa dell’opera di Brassens in Italiano e Luca Maciacchini, suo ultimo chitarrista. E ancora i Duperdu, Umberto Faini, Enrico Intra, i Gotturni, i Barlafus, Francesco Pellicini, Daniele Fumagalli, Leo Schena, Massimo Cecconi e Fiorenzo Grassi. La prefazione è dell’attore e regista Silvano Piccardi.



Attraverso tutte queste testimonianze, il libro “Svampeide” ben descrive tutti i periodi presenti nella produzione artistica di Svampa, nei suoi spettacoli e concerti e nei suoi dischi: gli anni Sessanta dei primi locali milanesi di jazz e cabaret, della Milano del boom, delle lotte per il lavoro e per l’emancipazione personale; gli anni del disimpegno, del cosiddetto “riflusso”, e così via. Il volume, ricco di fotografie sia della giornata “Svampeide” sia provenienti dall’archivio di Svampa, si può acquistare attraverso i principali store on line o prenotare in libreria. Abbiamo incontrato la curatrice Mirella Conenna, che nel libro è anche autrice del saggio “Svampa e Brassens. Tra le carte del traduttore”, frutto del suo lavoro di studio e catalogazione dell’Archivio Brassens di Svampa, che ha riordinato e reso fruibile agli interessati.

Per prima cosa, le abbiamo chiesto come sia nata questa pubblicazione.

"Da un contrattempo. Tutta la giornata “Svampeide” doveva essere registrata e invece, per un imprevisto tecnico, non ne è rimasta alcuna testimonianza diretta. Allora si è deciso di fare un libro richiedendo uno scritto a ciascuno dei partecipanti, il più possibile vicino a quello che era stato il proprio intervento. Senza quell’imprevisto, probabilmente non avremmo avuto il libro ma materiali su supporti digitali, forse dei podcast sul sito dell’Associazione Nanni Svampa. I relatori si sono resi tutti disponibili tranne uno, l’etnomusicologo Pietro Bianchi, che aveva parlato dello Svampa ricercatore della musica popolare lombarda. L’idea era che il libro facesse veramente il punto su tutta l’opera di Nanni Svampa, così come nella giornata all’Elfo Puccini si erano toccati tutti i vari aspetti della sua arte".

Ci parli del suo lavoro sull’Archivio Brassens di Svampa.

"È stato un grosso lavoro, che ho svolto nella casa di Nanni a Porto Val Travaglia, per la precisione nell’attiguo locale della vecchia cascina in cui lui aveva creato il suo studio. Io avevo già visionato l’Archivio con lui negli anni Novanta e abbiamo lavorato insieme a lungo: una strana coppia a mezza strada tra l’accademia e lo spettacolo. Altro referente che Nanni ebbe per le traduzioni dal francese fu Leo Schena, suo compagno di studi all’Università Bocconi..."

E poi anche Mario Mascioli collaborò con lui…

"Mascioli, professore di francese nato e vissuto a lungo in Francia, ebbe l’idea di realizzare un libro con le traduzioni letterali dei testi di Brassens in italiano: 'Brassens. Tutte le canzoni tradotte', firmato a quattro mani con Svampa, pubblicato nel 1991 e poi riedito nel 2012. Si trattava di versioni non cantabili, ma fu comunque un lavoro complesso perché i testi di Brassens sono ricchi di corto-circuiti, di giochi di parole".



Nel frattempo Svampa aveva cominciato a tradurre e ad adattare i testi di Brassens non più per canzoni in milanese ma in italiano.

"Nanni aveva a suo tempo scelto per le traduzioni in milanese i brani più brillanti e comici di Brassens. In seguito decise di affrontare anche testi più seri e malinconici, traducendoli però in italiano. Un esempio è “Saturno”, che ebbe grande successo".

Svampa ha cambiato nel corso della sua carriera vari chitarristi, ma il primo con cui lavorò per incidere e cantare dal vivo le canzoni di Brassens in milanese fu Lino Patruno, suo compagno anche nei Gufi ed in spettacoli con Franca Mazzola. I suoi arrangiamenti un po’ jazzati conferivano grande freschezza a quei brani.

"Sì, c’è stata una collaborazione molto fitta tra di loro. Lino andò anche con Nanni a Parigi, ad incontrare Brassens nella sua casa. E a questo libro anche lui ha dato un contributo, con il racconto del suo primo incontro con Nanni, in un locale di Milano".


(I Gufi)


Nella sua prefazione al libro, Silvano Piccardi sottolinea che lo stile di Svampa sul palcoscenico era sempre elegante e un po’ distaccato, mai volgare anche quando cantava canzoni popolari (o di Brassens) piene di allusioni sessuali e termini “grassi”.

"Certo. Nanni valorizzava la tradizione popolare in modo giusto e nobile. La sua ricerca era metodologicamente impostata allo stesso modo di quella su Brassens, con un approccio da vero ricercatore, e con grandissimo rispetto. Andava a registrare i canti della tradizione lombarda e poi si documentava su libri, dvd, tesi e articoli".

Svampa ha lasciato diversi “eredi” del suo lavoro, alcuni dei quali presenti in “Svampeide”, sia nella giornata all’Elfo sia nel libro: i Duperdu, i Gotturni, i Barlafus, Francesco Pellicini, Daniele Fumagalli, Luca Maciacchini.

"Svampa ha sempre cercato di aiutare chi riteneva potesse continuare la sua opera, chi aveva interesse e capacità per portare avanti quella ricerca. Ma anche molti dei traduttori e/o interpreti di Brassens in altre lingue hanno fatto riferimento a Nanni che, già nel 1982, organizzò nella Svizzera italiana, a Lugano, una prima manifestazione su di lui, cui partecipò anche Moustache, attore comico e musicista molto noto in Francia (il cui vero nome era François-Alexandre Galepides) che proponeva brani di Brassens con una band jazz. E tra gli altri Beppe Chierici, un altro traduttore e interprete di Brassens in italiano. Poi Fausto Amodei, che l’ha tradotto in piemontese, seguendo l’esempio di Svampa. E Paco Ibáñez dalla Spagna. Nanni poi li ha riuniti tutti, nel 1991 al Teatro Lirico di Milano, per tre memorabili serate dal titolo “MilanoEuropa per Brassens”, a dieci anni dalla sua morte. C’erano tra gli altri: Renée Claude dal Quebec, Miquel Pujadò (traduttore in catalano), Valérie Ambroise (che in seguito avrebbe tradotto una canzone di Brassens in armeno) e di nuovo Ibáñez e Amodei. Pur invitato, non venne Fabrizio De André, che era molto schivo".



Nel libro c’è un capitolo, quello di Enrico de Angelis, dedicato allo Svampa autore in proprio di canzoni, almeno per i testi: ce ne sono state diverse con i Gufi e altre a suo nome. Tra le più belle citerei “Io vado in banca”, “Si può morire”, “Piazza Fratelli Bandiera”, “È stato molto scomodo” …

"Enrico de Angelis stima Svampa sia come autore sia come traduttore di Brassens. Infatti per alcuni anni diresse il Premio Tenco e nel 1991, decimo anniversario della morte di Brassens, lo invitò a cantare su quel palco. Io invece conobbi Nanni in occasione dello spettacolo “Riflusso riflesso”, nel 1979, composto in gran parte di canzoni scritte da lui su temi esistenziali e d’attualità. Un’esperienza molto valida a cui però non ha dato seguito, concentrandosi sulla tradizione popolare lombarda e sulle canzoni di Brassens."

Insomma “Svampeide” è un libro da avere, un nuovo importante tassello per ricostruire e ricordare il ricco ed importante contributo artistico e culturale dato da Svampa. In attesa di una nuova iniziativa, che di certo non mancherà visto che l’Associazione Nanni Svampa, creata dalla moglie Dina Gianoni nel 2019, si è finora dimostrata molto attiva.

Press ESC to close