Prima di visitare la mostra guardo il catalogo, assai bello, “Art Déco. Il trionfo della modernità”, edito da 24 ORE Cultura, disponibile nel ricco bookshop, in libreria e online. Un piccolo valore da possedere, per chi ama collezionarli, e mi ricorda l’altro magnifico catalogo sul “Realismo Magico”, altra straordinaria Mostra organizzata qui al Palazzo Reale di Milano nel 2022.
Il Padiglione Reale sarà punto di partenza per una serie di tour guidati in città - a piedi e in bicicletta - organizzati da 24 ORE Cultura in collaborazione con Fondazione FS Italiane e Palazzo Reale, alla scoperta di edifici, interni e dettagli architettonici déco che hanno segnato un’epoca.
Quanto poi a prestiti e collaborazioni sono stati tanti e preziosi. Si è creata una imponente cornice a questa mostra-gioiello che celebra i cento anni da uno dei più noti eventi espositivi del Novecento: l'Exposition internationale des arts décoratifs et industriels modernes, aperta a Parigi nel 1925.

Un evento che codificò un nuovo gusto estetico internazionale, diffusosi rapidamente in Europa nel primo dopoguerra, appunto lo “Stile 1925” o “Art Déco”, e che, in particolare, decretò universalmente il successo delle arti decorative italiane. Tra alto artigianato artistico e produzione industriale nasce una sintesi raffinata ed elegante fatta di qualità dei materiali, straordinarie competenze tecniche e creatività uniche, nota in tutto il mondo come “Made in Italy”.
Con questo evento si vuole celebrare un importante anniversario e, sotto la guida e la cura di Valerio Terraroli, stimolare anche una riflessione critica sulla cultura e sull’arte in Europa e, soprattutto, nell’Italia degli anni Venti, quando nasce l’Art Déco che con forza impone l’arte come linguaggio comune.
“La mostra rappresenta un momento di straordinario approfondimento culturale – commenta l’assessore alla Cultura Tommaso Sacchi – in cui si intrecciano arte, società e storia. Attraverso un percorso espositivo ricco e articolato, viene restituita al pubblico non solo la magnificenza estetica di un’epoca che ha saputo ridefinire il concetto stesso di modernità, ma anche il suo valore simbolico. In un periodo segnato da fragilità e contraddizioni, l’Art Déco emerge come espressione di una ricerca universale di armonia e raffinatezza, capace di trascendere confini geografici e discipline artistiche e sulla capacità del passato di dialogare con il presente, offrendoci nuove chiavi di lettura per comprendere la nostra identità culturale”.

La mostra ha l’obiettivo di approfondire la nascita, lo sviluppo e la rapida fine dell’Art Déco. Se, infatti, in Francia e in Italia l’Art Déco durerà effettivamente solo un decennio, questo fenomeno stilistico avrà però modo di riverberarsi nel resto del mondo ancora per tutti gli anni Trenta. Nel percorso della mostra, duecentocinquanta opere, una specifica attenzione viene richiamata dalle preziose manifatture che definirono – in particolar modo in Francia e in Italia – la cifra stilistica della 'modernità' degli anni Venti. Una finestra più ampia si apre su quell’affascinante periodo storico che inquadra tutta la società europea: i luoghi e i modi di vivere, la moda, l’architettura, l’arte, il progresso tecnologico. Ma quel decennio fragile ed incerto dopo la fine del conflitto mondiale, caratterizzato dall’edonismo, dal desiderio di evasione e di appagamento sensoriale, era scosso anche da continue tensioni economiche e sociali che nascevano dalle rilevanti trasformazioni in corso.
Duecentocinquanta opere: si va e si viene da una sala all’altra, tornando indietro per ammirare ancora un vetro, un dipinto, una maiolica, un abito. Porcellane, sculture, oggetti d’arredo, tessuti, fino ad abiti haute couture, accessori, alta oreficeria, ma anche vetrate e mosaici che rimandano agli ambienti lussuosi di hotel, stazioni e mezzi di trasporto di lusso, come aerei e transatlantici.
Anche l’allestimento, arricchito da clip cinematografiche, riproduzioni di manifesti e riviste, fotografie storiche e installazioni multimediali curate da Storyville - restituisce il clima e le atmosfere di un'epoca irripetibile e affascinante: l’Europa del 1920, un mondo sospeso tra due guerre, ricco di novità, di creatività e di culto del lusso.

Dal 1920 al 1930 la società europea vive in un limbo effimero, divisa tra il desiderio di rinnovamento e il tentativo di superare i ricordi degli orrori della Prima Guerra Mondiale. Una parentesi di dieci anni dove trionfano gioia, energia, eccessi e le avanguardie artistiche esprimono nelle loro opere glamour, lusso, ricchezza.
Parigi, Londra, Milano, Monaco, Vienna, Praga e Berlino sono il palcoscenico di un’alta società, spinta dal desiderio di lasciarsi alle spalle i drammi appena passati, che insegue charme, opulenza, mondanità e spettacolarità, ignara del futuro, protetta da una buona dose di cecità e cinismo.
I palazzi, le ville e i salotti della borghesia sono anch’essi palcoscenici di bellezza e di stile di vita, colmi di oggetti di raffinata eleganza da esibire come simbolo di un lusso impareggiabile.
Il gusto déco connota particolari ambienti non solo di uso privato, ma caratterizza lo stile di ambienti ad uso collettivo, come le stazioni ferroviarie, i teatri, le sale cinematografiche e moltissimi palazzi pubblici. I tratti sono riconoscibili, perfino la cartellonistica pubblicitaria si veste di una funzione prettamente decorativa, così la moda, la produzione automobilistica e il cinema. La donna degli anni Venti ha una silhouette magra, scattante ed elegante, dai caratteri androgini, si è liberata dei corsetti e può condurre una vita dinamica e praticare sport. A dettare i canoni della bellezza sono le dive del cinema muto: indipendenza, anticonformismo e capricciosa volubilità.

Grazie ai prestiti che arrivano in mostra dalle collezioni di Palazzo Morando | Costume, Moda Immagine di Milano, è possibile osservare da vicino alcuni abiti da sera e accessori ‘alla moda’ che hanno contribuito a costruire l’allure di un’intera epoca. Una metamorfosi costante e vistosa che gli stilisti scrivevano sul corpo delle donne in nome di libertà, eleganza ed emancipazione.
A Venezia, la prima sfilata di moda all’Excelsior segna l'inizio di una nuova era per l’haute couture, mentre i riflettori iniziano a brillare sui grandi nomi della moda e delle arti visive.
L'epoca degli anni Venti e dei primi anni Trenta è anche l’epoca dell’energia, del progresso e della modernità che si concretizza nelle prime autostrade italiane, nei treni veloci, nei grattacieli e nelle architetture futuristiche che segnano un cambiamento radicale nel panorama urbano. È questo il momento delle prime trasmissioni radiofoniche, delle navi transatlantiche, dei dirigibili, degli aerei e della nascita di Hollywood, che darà vita a un nuovo immaginario collettivo.
Il mondo vive un periodo di rapido progresso tecnologico che trasforma la società. I cartelloni pubblicitari, protagonisti nelle città, utilizzano colori vivaci e slogan dinamici per promuovere prodotti e plasmare nuovi stili di vita. La pubblicità si intreccia con la nascita dei grandi magazzini, templi della modernità urbana, come La Rinascente a Milano, che offrono merci di ogni tipo in spazi eleganti, trasformando l’acquisto in un’esperienza sociale.
E così anche per l'elettrificazione e l’industrializzazione che rivoluzionano la vita quotidiana con la diffusione di tram, radio e fabbriche con le loro catene di montaggio.
Dieci anni di 'sogno' tutto europeo, durante i quali sono nate creazioni italiane, presenti in mostra. Nelle sale si susseguono le eccezionali opere e invenzioni di Gio Ponti, di Tomaso Buzzi, di Paolo Venini, di Galileo Chini, dell’artista del vetro Vittorio Zecchin, del maestro ebanista Ettore Zaccari, dell’orafo Alfredo Ravasco e di molti altri protagonisti della scena italiana che espongono con successo nelle Biennali Internazionali di arti decorative moderne nella villa Reale di Monza negli anni 1923, 1925, 1927 e 1930, che danno vita nel 1933 alla Triennale di Milano. Una generazione di artisti, artigiani, architetti e designer che ha sancito indiscutibilmente la nascita del design e dello stile italiano.

Tuttavia, il fervore per la modernità coesiste con le profonde contraddizioni di un’epoca convulsa e complessa: le città prosperano, ma molte aree rurali restano arretrate, e il consumismo crescente maschera tensioni economiche e sociali che avrebbero segnato la fine del decennio. Questa esuberanza non è priva di ombre: il progresso, il lusso e la bellezza che dominano la scena sono anche segno di un’epoca inquieta, che non sembra consapevole della propria fragilità. Le ricerche artistiche di quegli anni, caratterizzate da una straordinaria varietà linguistica, sono il termometro di una epoca che ha punte di irrazionalità ed eccessi. La borghesia vive anni ruggenti in un'escalation di velocità e desiderio di stupire, mentre l'Europa, con la crisi del 1929 e il crollo di Wall Street, sta per entrare nel periodo oscuro segnato dall'ascesa di regimi dittatoriali sullo scacchiere internazionale e dalla tragedia della Seconda guerra mondiale che cambierà il suo volto per sempre.
Prestiti e collaborazioni
Il progetto è promosso dal Comune di Milano-Cultura e prodotto da Palazzo Reale e 24 ORE Cultura-Gruppo 24 ORE e ha avuto come istituzione-partner la Fondazione Museo Archivio Richard Ginori della manifattura di Doccia ed è stato reso possibile anche grazie alla collaborazione con Iris Ceramica Group, main sponsor della mostra e BPER Banca Private Cesare Ponti, sponsor della mostra.
I prestiti e le collaborazioni per questa mostra sono stati fondamentali, coinvolgendo realtà museali italiane e collezioni private. È significativa la presenza di testimonianze di Art Déco nei musei italiani tematici come il Museo Ginori a Sesto Fiorentino - che ha partecipato all’esposizione con 20 opere di Gio Ponti, tra le quali il “Centrotavola per il Ministero degli Esteri” composto da 43 elementi e il monumentale vaso “La casa degli efebi operosi e neghittosi”, un pezzo unico esposto a Parigi nel 1925 - il Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza, la Wolfsoniana di Genova e la Fondazione Vittoriale degli Italiani di Gardone sul lago di Garda, che hanno contribuito con le loro opere alla costruzione di una corretta narrazione della mostra. Altrettanto importanti i prestiti provenienti dal Musée des Années Trente di Boulougne-Billancourt (Parigi).

I musei milanesi non sono stati da meno. I Musei del Castello Sforzesco hanno concesso eccezionalmente il prestito di entrambe le Ciste di Gio Ponti delle proprie collezioni, oltre a quattro opere di Alfredo Ravasco. Tutti hanno contribuito e partecipato in questo gigantesco “affresco” di un’epoca: Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia “Leonardo da Vinci”, Museo Poldi Pezzoli, Palazzo Morando | Costume, Moda Immagine e il FAI – Fondo per l’Ambiente Italiano con Villa Necchi Campiglio.
Ultimo ma non ultimo una annotazione su come l’Art Déco sia rintracciabile anche nell’architettura ferroviaria italiana attraverso un connubio tra la spinta vitalistica della modernità e la tradizione: una sorta di contaminazione tra la valorizzazione della cultura formale e tecnica italiana e l’elaborazione dei nuovi modelli stilistici. Proprio per valorizzare anche questa testimonianza, Palazzo Reale rafforza la collaborazione con la Fondazione FS Italiane ospitando il progetto espositivo “Il Padiglione Reale della stazione Centrale di Milano. Un capolavoro Art Déco”. Una storia che si dipana tra fotografie, documenti, disegni e arredi conservati nei vari archivi milanesi.