UNA CASA
MEDIOEVALE
NEL CUORE
D'ABRUZZO

Spesso, per una zona di montagna, essere al centro di un sistema turistico significa perdere la sua autenticità e diventare il rifugio estivo dalla noia cittadina. Per fortuna non sempre è così.

A 40 km da l'Aquila, nel paese di Goriano Valli, poco meno di un centinaio di abitanti, è stata riscoperta una dimora di epoca medievale, un minuscolo gioiello architettonico, la casa più piccola del mondo. “Appartiene alla mia famiglia da generazioni. Sette miei bisnonni erano gorianesi. Le generazioni di mio padre e di mia madre erano in paese dal ‘500”, racconta il proprietario Fausto Di Giulio. “Abbiamo ereditato diversi immobili, pagliai, cantine e stalle, che sto cercando di proteggere e recuperare mantenendo la loro autenticità. Mi dispiaceva vederli scomparire, come accade spesso, per trasformarli in mini appartamenti. Quella casa in particolare era chiusa da 140 anni.”

I due ultimi occupanti, Rachele Mariani e Pierfelice Capestrani, erano due contadini dediti ad aiutare i bambini orfani nel vicino convento di Francescani Osservanti di San Giorgio; la casa è rimasta chiusa dalla scomparsa della coppia.

Arriva ad aprire il fabbro, Lino, con la chiave originale.


(La chiave originale)


Dal livello della strada, cinque gradini in pietra ripidissimi danno accesso a un locale di 8 mq.


(I gradini di accesso)


La casa è priva di acqua e servizi igienici e l’interno conserva l’autenticità medievale. In un angolo il camino, da cui scende una catena con una pentola agganciata, e appesi alla parete una padella, una cesta e un setaccio (l’antico passafarina circolare in legno).


(Il camino con catena e pentola)


A seguire una tavola che poggia su una botte, con su una brocca, un mortaio, un lume, due posate originali e un paio di sedie


(Brocca e mortaio)


un letto, costituito da una struttura in ferro su cui poggia una tavola che funge da materasso, e lo zì pret, lo scaldaletto abruzzese di una volta. C’è pure un comodino a fianco.


(Il letto con lo zì pret)


Sulla parete adiacente si apre l’unica finestra che offre luce alla stanza, sotto cui si trova un’antica cassapanca.


(La finestra con la cassapanca)


All’interno della casa, si prova la sensazione di trovarsi come Troisi nel film “Non ci resta che piangere”, se non fosse per le tre persone presenti in abiti attuali. Del resto, affacciandosi alla finestra, la casa di fronte è un’antica abitazione di fine ‘400 e non ci sono automobili.

A fianco della porta di ingresso c’è una bottega medievale che sarà ristrutturata a breve.


(La casa medioevale con la bottega affianco)


Sulla facciata della casa di fronte è dipinto uno stemma. “Nessuno ne conosce il significato” racconta Di Giulio, “è delle famiglie Sannesio-Malaspina.”


(La casa con lo stemma Sannesio-Malaspina


Uno stemma del ‘600 di cui erano rimaste solo poche tracce, nella piazza di Villagrande di Goriano Valli. Il restauro è stato presentato lo scorso agosto. Raffigura una corona marchionale, un cane simbolo di fedeltà che guarda la stella (a imperitura gloria per la partecipazione alla battaglia di Lepanto del 1571 contro l’Impero ottomano) i tre monti dei feudi di montagna e lo “Spino fiorito”. Lo stemma apparteneva a due famiglie nobiliari, imparentate tra loro: i Sannesio, una famiglia patrizia romana originaria di Belforte del Chienti (nella diocesi di Camerino) e i Malaspina, originariamente marchesi di Toscana, discendenti dai Longobardi, della linea dinastica detta dello “Spino fiorito” distinta quella dello “Spino secco”. Ospitarono Dante Alighieri durante il suo esilio.


(Lo stemma Sannesio-Malaspina)


Erano marchesi potenti, tanto da esprimere papi e cardinali, che avevano feudi in Abruzzo nella Marsica, Collelongo, e nell’aquilano: Picenze, San Demetrio Nè Vestini e Tione degli Abruzzi di cui Goriano Valli fa parte.

Lo stemma racconta la storia di un territorio che a cavallo tra il ‘500 e il ‘600 era molto opulento, ragione per cui i Sannesio-Malaspina decisero di impossessarsi anche di Goriano Valli; garantiva un importante gettito fiscale. Questa abitazione con ogni probabilità era proprio il luogo dove artigiani, contadini e allevatori andavano a versare i loro tributi.


(Lume e posate nella casa medioevale)


La casa medioevale e quella con lo stemma, che rappresenterà il fulcro, saranno le prime stazioni del MuDi, il Museo diffuso del parco Velino-Sirente che sarà inaugurato a giugno. Si tratta di un progetto di give-back, di restituzione alla comunità per la salvaguardia dei segni di una cultura contadina ormai estinta, tipica dei borghi minori del Sirente-Velino. “L’intento è quello di innescare un processo di recupero invitando chi possiede strutture storiche nella valle dell'Aterno a recuperarle e proteggerle per tramandarle alle generazioni future.” conclude Di Giulio “Un obiettivo e una speranza.”

All'interno del MuDi troverà spazio il Me-To-Me, il Ceo Museum for the Future, una creazione di REX Roundtables, l’organizzazione internazionale, con sede a New York, che si occupa di innovazione per executive.

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