L’anno che verrà porterà due grandi avvenimenti sportivi: le Olimpiadi invernali di casa nostra a Milano e a Cortina (6-22 febbraio) e i Mondiali di calcio tra Canada, Messico e Stati Uniti (11 giugno-19 luglio). Anche l’atletica leggera ha qualcosa di rilevante in programma nel 2026: i Mondiali indoor a Toruń in Polonia (20-22 marzo) e gli Europei a Budapest (3-9 agosto). È l’anno degli Europei anche in altri sport come il volley, la nostra cara e pluridecorata pallavolo. Quello maschile si svolgerà in quattro Paesi: Italia, Bulgaria, Finlandia e Romania (9-26 settembre). Quattro le sedi italiane: Napoli, Modena, Torino e Milano. Nel capoluogo campano si giocherà la sera del 10 settembre nella suggestiva cornice di Piazza Plebiscito la partita inaugurale tra gli azzurri e la Svezia. Poi le altre gare di qualificazioni dell’Italia di Fefè De Giorgi si disputeranno a Modena. Ottavi e quarti di finale del torneo a Torino e semifinali e finali all’Arena Santa Giulia di Milano. Anche l’Europeo delle donne (21 agosto-6 settembre) si terrà in varie sedi sparse per il continente: Turchia, Repubblica Ceca, Svezia e Azerbaigian. Prima partita delle azzurre a Goteborg con la Croazia il 21 agosto. Il basket avrà in Germania - sempre a settembre - il mondiale femminile.
Il 2026 sarà anche l’anno della ennesima rivoluzione in Formula Uno. Cambierà ogni cosa ma serve tanta immaginazione per pensare che le novità daranno una botta di adrenalina allo spettatore. I piazzisti del Circo sostengono che nessuno sport è cresciuto come la F1, giovani e donne, soprattutto sui social. In un commento della Gazzetta dello Sport dell’estate scorsa si sottolineava che anche il successo del film “F1: the movie” con Brad Pitt - che aveva superato i 560 milioni di dollari di biglietti venduti nel mondo - testimoniava la crescita di interesse. E qui il vicequestore Schiavone avrebbe espresso la sua critica serrata e molto romanesca, efficace e saggiamente volgare. Sta di fatto che cambieranno macchine (più leggere), gomme (più strette), motori (un po’ elettrico, un po’ a benzina) e aerodinamica (il pilota che regola le ali anteriori e posteriori). Tutti si stanno attrezzando e già a fine gennaio si capirà qualcosa di più. Potrebbe essere un’occasione per la Ferrari, disastrosa nel 2025, un altro dei “capolavori” di John Elkann, capace soltanto di bacchettare i suoi piloti, Leclerc e Hamilton: "Parlino meno e si concentrino a guidare", ipse dixit, prendendosi pesanti critiche dai media britannici. Il Times gli diede questa stilettata: "Lewis Hamilton ha vinto sette titoli mondiali piloti nel periodo in cui la Ferrari, la squadra più prestigiosa della Formula 1, non è riuscita a vincerne nemmeno uno".
Sono 18 anni - era il 2007 - che la Rossa non conquista il mondiale piloti (Raikkonen) e 17 anni il titolo costruttori. Jaki aveva 31 anni e certo non ha tutte le colpe del tracollo ma nel 2018 venne nominato presidente della scuderia di Maranello, primo membro della famiglia Agnelli a ricoprire quel ruolo nella Ferrari. Quindi un po’ di autocritica (vogliamo parlare del team principal Vasseur?) non guasterebbe. Altrimenti bisogna dare ragione a De Benedetti quando parla di lui dicendo: "Tutto quello che ha toccato l’ha rotto".
Ma saranno i Mondiali di calcio a captare l’attenzione planetaria in estate. Intanto perché con Trump tra i piedi sembra difficile guardare altrove. Poi perché l’ampliamento delle nazioni partecipanti – da 32 a 48 – coinvolge davvero mezzo mondo. Infine perché vedremo nazionali di Paesi piccoli come Curaçao, un’isola di 185 mila abitanti, o Capo Verde, 611 mila abitanti, al debutto, che destano un po’ di curiosità. È una rassegna monstre, è il MegaMondiale, distribuito per la prima volta su tre nazioni (Messico, Canada e Stati Uniti che ospiteranno la finale domenica 19 luglio nel MetLife Stadium di East Rutherford nel New Jersey), 104 partite in 39 giorni, un montepremi record da 620 milioni di euro. Sarà una overdose di pallone che piacerà agli aficionados ma che renderà ancora più indigesto a molti uno sport che non sa più darsi una regolata. Se l’Italia riuscirà a qualificarsi negli spareggi di marzo, dovrebbe giocare nella prima fase alle ore 21.
Molte partite verranno disputate quando da noi sarà piena notte oppure l’alba. Non c’è ancora il quadro completo delle partecipanti però intanto quattro sono le squadre debuttanti: le due già citate, Capo Verde e Curaçao, più Uzbekistan e Giordania. Anche per Suriname e Nuova Caledonia – un’altra isola - potrebbe essere la prima volta se riuscissero a passare dopo i play off. Tra l’altro dal Suriname arrivano i genitori di gente come Gullit, Seedorf e Rijkaard o Van Dijk, il capitano del Liverpool. Vecchi e nuovi campioni che però hanno preferito giocare con l’Olanda piuttosto che per il piccolo stato dell’America meridionale. Un posto è stato assicurato all’Oceania, l’Africa passa da 5 a 9 posti (10 con i playoff), il Centro America e l’Asia hanno raddoppiato. L’Europa è il continente che resta più danneggiato dal Mondiale chiattone. Ha scritto Filippo Maria Ricci sulla Gazza: "L’esigenza di rendere sempre più mondiale la competizione ovviamente restringe le possibilità di chi aveva più posti in percentuale, e il vecchio continente c’è rimasto in mezzo. E calcisticamente e storicamente parlando la scelta non è del tutto condivisibile". Uno squilibrio c’è: l’Europa porta 16 nazionali su 54, l’America latina 6-7 su 10. Ma forse sotto sotto rosichiamo perché noi al Mondiale rischiamo di non andarci per la terza volta di seguito.