La perla numero 1 in Chelsea-Barcellona: Estêvão toglie palla ad un avversario a centrocampo, poi subentrano altri compagni che gli ridanno il pallone poco prima del vertice sinistro dell’area di rigore, il brasiliano salta un uomo con il sinistro, finta, nasconde tra i piedi il pallone e semina avversari, arriva al vertice dell’area piccola e con l’altro piede, il destro, fa partire una bordata micidiale che finisce verso la parte alta della rete spagnola. La perla numero 2 in Juventus-Cagliari: a Yildiz arriva un pallone un po’ sporco di Thuram poco dopo la lunetta dell’area, lui piomba come un falco su una preda e calcia di collo pieno con il destro, preciso, forte, una fucilata nella notte come dice Spalletti. Poi segnerà anche il raddoppio bianconero ricevendo una palla di Kalulu, aggirando l’avversario e calciando con il sinistro. La perla numero 3 in Como-Sassuolo: Nico Paz al centro dell’area vede scendere dal cielo una sfera rossa, una sorta di cometa, è un cross di Rodriguez dalla sinistra, i difensori emiliani stanno a guardare, l’argentino ha il tempo di coordinarsi e far mulinare le gambe, una rovesciata fantastica e pallone colpito con il sinistro verso la porta. Muric, il portiere del Sassuolo, si distende e respinge in angolo, negando all’argentino l’apoteosi. "Sembra Totti" ha detto di lui Giancarlo Antognoni.
Estêvão , Yildiz, Paz fanno parte della nuova frontiera del calcio. Sono il futuro, anzi sono già l’oggi del pallone. Messi e Ronaldo sembrano reperti archeologici, Mbappé, Haaland, Bellingham, Vinicius roba vecchia. C’è tutta una covata di sottoventenni e ventenni che fa strabuzzare gli occhi: Yamal ovviamente, ma anche Pau Cubarsì, centrale del Barcellona; Arda Guler, trequartista del Real; Desiré Doué, ala- trequartista del Paris Saint-Germain. L’elenco sarebbe lungo, il magazine della Gazzetta dello Sport – Sportweek – ha dedicato l’ultimo numero del 22 novembre (sabato 29 non era in edicola, al contrario dello storico quotidiano rosa che ora si distingue per boicottare gli scioperi dei giornalisti) a questi giovani che ammiriamo guardando la tv. Poi alcuni di loro si perderanno con il passare del tempo perché il calcio riproduce la vita. C’è chi parte bene e finisce male. Ma anche il contrario, per fortuna. In un mondo, quello del pallone, placcato d’oro e inquinato dal denaro. Prendiamo Lamine Yamal, 18 anni. Ha una famiglia che lo usa, genitori separati, il padre che ha rischiato di morire accoltellato, un club che non riesce a gestirlo e a proteggerlo. Un po’ come fece il Napoli con Maradona che non tutelò il Dio del calcio.
Eppure il Barça seppe creare un bozzolo attorno a Messi. Invece con il ragazzo del barrio di Rocafonda – 304 le cifre finali del codice postale, numeri che Lamine ripete con le dita quando segna, un luogo schifoso secondo i fascisti di Vox, "estercolero multicultural" lo chiamano - non lo ha fatto. Almeno fino ad oggi. Yamal ha festeggiato i suoi 18 anni nel luglio scorso invitando alla sua festa dei nani, ha vinto un Europeo a 17 anni, guadagna 15/20 milioni l’anno, ha comprato una casa da 11 milioni, è arrivato secondo alla scorsa edizione del Pallone d’oro dietro a Dembelé. Quella foto con Messi che lo tiene in braccio quando aveva sei mesi sembrava lo spot del predestinato. Ma ora si sono viste anche le riprese delle liti dell’ultimo clàsico con il Real Madrid: il Real ruba, disse alla vigilia della partita. Intanto la Federcalcio spagnola e il club catalano hanno litigato per i problemi di pubalgia del giovane. Troppe cose. Il più grande talento del calcio europeo, non solo spagnolo, rischia di sbandare e ha bisogno di darsi una calmata.
Estêvão , 18 anni, come tutti i brasiliani ha un nome lungo da stancare: Estêvão William Almeida de Olivera Gonçalves. A 10 anni era al Cruzeiro, a 11 aveva firmato già un contratto con la Nike, poi andò al Palmeiras dove segnò 27 gol in 83 partite, il Chelsea ha dato 39 milioni di euro al club di San Paolo e lo ha tenuto lì ancora un anno. Poi se lo è andato a prendere e lo ha fatto debuttare in Premier. Domenica Enzo Maresca contro la capolista Arsenal lo ha fatto giocare soltanto un tempo ma in settimana in Champions contro il Barcellona ha segnato quel secondo gol spettacolare, facendo marameo a Yamal e Cubarsì. Ancelotti lo ha già ingaggiato per la nazionale verdeoro e lo ha fatto esordire nel settembre dello scorso anno. Al contrario di Yamal, Estêvão ha una famiglia che lo segue, che si è trasferita a Londra per stare con lui, il padre pastore evangelico che gli ha indicato la strada. Hanno detto di lui: "È il nuovo Neymar". Esagerazioni. Ma lui spera di superare l’ex stella che oggi ha 33 anni e una parabola declinante: "Voglio diventare il migliore al mondo, sono un ragazzo di Dio, tranquillo e felice". E così sia.
Kenan Yildiz, 20 anni, ha trovato il suo mentore in Luciano Spalletti: "Yildiz è più bravo di quello che posso dire io", ha certificato l’uomo di Certaldo, che lo ha definito un "extratop". Con Spalletti Yildiz gioca dove vuole lui, è libero di ciondolare tra la fascia sinistra e il centro dell’attacco. E il turco di Ratisbona si è preso in mano la Juve. Le società di calcio investono sempre più sui giovani. Banca Ifis ha condotto uno studio – lo si è letto sul supplemento sportivo del sabato del Foglio -: il 45% dei trasferimenti globali riguarda giocatori Under 23. Inghilterra in testa, poi Spagna e Francia. La Serie A ciabatta, struscia i piedi, ci crede e non ci crede. Ma spendiamo meno di tutti negli acquisti dei giovani.