ITALIA PALLONARA
FUORI DAI MONDIALI?
FORSE SAREBBE
IL MALE MINORE

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Siamo sicuri che non andare al mondiale di calcio sarebbe questa grossa disgrazia? D’accordo, sarebbe la terza volta consecutiva. L’anno prossimo, quello dei mondiali in America, saranno passati 12 anni dall’ultima volta che partecipammo ad un mondiale. Intere generazioni di ragazzini continuerebbero a sentire parlare di una cosa non hanno mai visto (siamo certi che sarebbero interessati?). Ci sarebbero impatti negativi sul Pil visto che ci hanno abbuffato la testa con la industria calcio. E se pure dovessimo qualificarci, dove arriveremmo poi con questi temerari? Il calcio italiano va in malora e avrebbe bisogno di un elettroshock, di una specie di rivoluzione culturale, di una scopa che spazzasse via una classe dirigente incapace. Una nuova eliminazione anche dai prossimi mondiali di Trump potrebbe forse servire allo scopo. Per rimboccarsi le maniche e ricominciare umilmente.


(Erling Haaland)


Dal 2006, campioni del mondo a Berlino, si sono registrati tanti fallimenti, sono vent’anni che ci prendono a pallate ovunque ci presentiamo. Certo, nel 2021 abbiamo vinto un Europeo con Mancini in panchina. Ma l’anno dopo, un gol di un certo Trajkovski, macedone del nord, ci ha impedito di andare in Qatar a giocare in quegli stadi costruiti anche con il sangue dei lavoratori immigrati. C’era sempre Mancini in panchina, lui che invece è diventato di casa in Medio Oriente felice di essere pagato in moneta e di non vedere cammello. Da 15 anni non si vince la Champions, sì quattro finali, due dell’Inter e due della Juve, però anche lì abbiamo preso ceffoni. Roma e Atalanta hanno alzato le coppe di Conference ed Europa League, brave, ma la Champions è un’altra cosa.

Del resto, abbiamo impiegato una intera partita per fare due gol alla Moldova, numero 156 al mondo, che ha racimolato un solo punto e si è beccata la bellezza di 32 gol nel girone di qualificazione finito con la nostra disfatta a San Siro contro la Norvegia. Che è una buona squadra ma non una potenza galattica. Ha il centravanti più bravo e bruttino del mondo, Haaland, ha segnato 37 gol e ne ha presi soltanto 5. La nostra squadretta ne ha fatti 21 e ne ha presi 12, ben 7 dai nordici. Adesso ci aspettano i play off. Qualsiasi squadra può batterci. Il pallone italico aspetta da decenni che si metta mano ad una macchina che non funziona più, ma nessuna riforma è stata fatta, i settori giovanili funzionano a corrente alternata e comunque i giovani non hanno grandi possibilità di farsi notare, a volte si sfruttano ragazzi che arrivano dall’Africa per poi venderli e incassare.


(Italia - Norvegia)


Vogliamo parlare degli stadi? Quei semicessi come dice De Laurentiis. Il calcio è andato cambiando in ogni parte del mondo, spesso in maniera furfantesca. Noi invece siamo fermi e ci consoliamo con poco, lo scudetto, la corsa Champions, la salvezza, le paginate su giovani che avrebbero bisogno invece di silenzi stampa. Buoni, state buoni, domenica c’è il derby di Milano, l’astinenza è finita. La Gazzetta ci ha fatto sapere che, dopo 11 giornate di Serie A, entra più gente negli stadi, 3,5 milioni di spettatori, + 1,5% rispetto al 2024/2025, la media a partita è di 31.357. Evviva. Lontani da Premier e Bundesliga, rispettivamente 41.880 e 41.801 ma meglio dei tornei francesi e spagnoli. Anche la tv sembra ringalluzzita. I numeri però non dicono della noia mortale che spesso avvolge le partite di Serie A, dove si segna poco, e quelle degli azzurri. Perché vedermi su RaiUno una pallosa Moldova-Italia e non passare su RaiDue dove a Torino c’erano Musetti e Alcaraz?

L’ubriacatura tennistica ha inondato le nostre case, Sinner contro Alcaraz ha fatto il pienone di gente in poltrona davanti alla tv, quasi come il deprimente show di Retegui e compagni: 7 milioni e mezzo su San Siro, 7 milioni sulle Finals di Torino, con uno share superiore (36,5% contro il 34%). Così Binaghi, presidente del tennis, ha sfottuto il calcio: attenti, stiamo arrivando. Si sono innalzati panegirici e si sono lette sviolinate per aver battuto Estonia, Israele e, appunto, la Moldova. Gattuso è uno che ha goduto sempre di molte parole di simpatia. È un uomo generoso, ma è un modesto allenatore, la sua grinta innervosisce la squadra (accadde anche a Napoli), comunica ansia. È buona per i titoli dei giornali, che abusano del nomignolo Ringhio come se il ct stesse ancora in campo con la maglia del Milan. Sa di essere stato scelto dopo che altri hanno detto di no. Gravina disse a Buffon: "Cerca tu il ct".


(Luciano Buonfiglio)


Si doveva invece fare uno sforzo per cercare il meglio, bloccare Allegri, ad esempio; e prima, molto prima, convincere Ancelotti quando si era capito che avrebbe lasciato il Real Madrid. Ma Gabriele Gravina, dal 2018 presidente della Federcalcio e prima nientedimeno del Castel di Sangro, eletto quasi all’unanimità da vassalli, valvassori e valvassini delle lobby pallonare non ha guizzi e non fa passi indietro. È rimasto in sella dopo l’umiliazione della Macedonia del Nord, non ha battuto ciglio dopo che la Svizzera ci buttò fuori dagli europei dello scorso anno. Ha goduto del benestare di Malagò, ex numero 1 del Coni. Non si sa dell’attuale presidente Buonfiglio, detto Buonfigliolo da molti, anche da tanti vip che lo conoscono poco. Gravina non gode di simpatie nel governo, ne farebbero a meno, gli hanno messo un controllore sui conti dei club. Questo è lo stato dell’arte di noi poveri pedatori. Senza fuoriclasse, senza lanci e slanci. Senza più voglie. E forse senza mondiale.

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