NICO PAZ
QUEL PREDESTINATO
DEL LAGO DI COMO

(Immagine da Lega serie A)

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Come si dice in spagnolo predestinato? Predestinado, come in italiano o quasi. Un po’ come il costas de menos della pubblicità. Nicolas Paz Martinez, detto semplicemente Nico Paz, 21 anni lo scorso settembre, nato a Santa Cruz di Tenerife, Canarie, perché il padre, difensore e nazionale argentino, aveva giochicchiato da quelle parti, è qualcuno che sembra prescelto dal Dio del pallone per disegnare scie luminose con la sfera di cuoio, incantare con le magie da stadio e buttare el balòn in porta. Domenica ha offuscato l’altro fenomenino Yildiz e ha messo in crisi la Juve (già pensano di sostituire Tudor che non lega con Comollì che non gli ha preso i giocatori che chiedeva: hanno sempre Thiago Motta a libro paga e Spalletti è disoccupato) prima con un cross molto tagliato che ha mandato in gol Kempf e poi firmando il 2-0 definitivo del Como. Flashback sul gol: Maximo Perrone, altro giovane argentino, un porteño di 22 anni, ha fermato l’ennesimo inconcludente attacco avversario al limite dell’area comasca, ha alzato la testa, ha visto Nico Paz solo soletto sulla corsia destra e gli ha lanciato la palla con una intesa da tavolo di burraco. Il biondino ha stretto verso il centro, non si è curato di Cambiaso e con il suo piede sinistro fatato ha sciabolato uno di quei tiri che meritano solo applausi.


(Nico Paz - foto Como calcio)


Al campionato manca un padrone: Milan in testa tra celebrazioni esagerate di Leao e conferma che il Var è una delle più grandi sciagure abbattutesi sul calcio. Sono tutte lì, come il traffico all’ora di punta, otto squadre in cinque punti con Inter e Bologna in salute. Il Napoli cerca di trovare la quadra, la Roma vorrebbe mettere le mani addosso a Dovbyk, la Fiorentina langue in coda. Una carestia di gol. E tanti infortuni: il Messaggero li ha contati, 78 nelle prime sei giornate. Questa è la serie A, adesso. E poi c’è Nico Paz: 7 partite con 4 gol e 4 assist ma anche il 78% dei passaggi riusciti, il 76% di tiri nello specchio della porta, il 50% dei contrasti vinti, il 46% dei duelli vinti. Una pequeña joya. Gli mancano rapidità e potenza ma non la visione del gioco. Nella scorsa stagione aveva il numero 78 sulla maglia, l’anno di nascita della madre, adesso porta il 10, numero dei gol e della fantasia. Tutti parlano bene di Nico. Anche Capello ma con una riserva: certe volte si piace troppo."È un giocatore per il futuro del Real Madrid", sancì Ancelotti dopo che a fine novembre 2023 il diciannovenne siglò il 3-2 con cui il Real battè il Napoli in Champions (complice Meret).

Il tecnico emiliano che ora guida il Brasile lo aveva messo in campo qualche settimana prima contro il Braga nella coppa europea. "Mi venne da vomitare" rivelò poi il giovane, leggo in un ritratto che Gianmarco Calvaresi fece sulla rivista Undici. "Ero nervoso e quando entrai in campo ho guardato le tribune del Bernabeu stracolme e mi si è rivoltato lo stomaco". Toni Kroos lo coccolava così: "Questo ragazzo deve allenarsi sempre con noi perché è fortissimo". Un anno fa Messi lo esaltò: "Una testa impressionante, spero che continui a crescere e che lo faccia dalla nostra parte". Era da poco finita Argentina-Bolivia 6-0 e la Pulga aveva segnato 3 gol, uno su assist di Nicolas buttato nella mischia da Lionel Scaloni, il ct dell’Argentina. Marca, il quotidiano sportivo spagnolo, un giorno titolò: "Es el gran talento de La Fábrica". La Fábrica è l’Accademia del Real Madrid, la cantera, il vivaio. Nico Paz è cresciuto lì dentro. Però dopo tutti questi apprezzamenti il ragazzo tornò nelle giovanili con il Castilla, la squadra B del Real. Che lo ha mandato a crescere a Como: nell’agosto 2024 i lariani diedero 6 milioni ai blancos che prima o poi se lo riprenderanno. Il Tottenham aveva offerto 40 milioni, da Como hanno risposto: ne vale 70.


(Il tiro-gol contro la Juventus - immagine da video Sky)


In riva al lago manzoniano, sulla sponda dove Brera sosteneva che ci fosse lo stadio più bello del mondo, il Sinigaglia, tirato su a metà anni Venti ma inadeguato per giocare le coppe europee, Nico Paz è fiorito in una società che rappresenta l’originale novità del calcio italiano, forse una nuova Atalanta, che fa dell’operazione Como Calcio un progetto legato al territorio, al turismo, ai personaggi che abitano nelle ville di quei posti mirabili e si vedono allo stadio, tipo George Clooney o Hugh Grant. Il club è in mano ai fratelli indonesiani Hartono, Robert Budi e Michael, 84 e 85 anni, che hanno creato un impero partendo dalle sigarette ai chiodi di garofano, le kretek, un prodotto tradizionale indonesiano, ed espandendosi in altri settori: elettronica, immobiliare, finanza. "Forbes gli attribuisce una fortuna da 50 miliardi di dollari", scrisse la Gazzetta. Nel 2019 per 200 mila euro presero il Como, sprofondato in serie D dopo gli anni belli di Matteoli e Dirceu. Nel 2021 erano già risaliti in serie B e tre anni dopo erano in A. La scorsa stagione i biancoblu si piazzarono al decimo posto. Hanno speso circa 120 milioni di euro su giocatori che hanno tra i 19 e i 23 anni; con Nico Paz gioca, tra gli altri, Assane Diao, senegalese di 20 anni, un altro gioiellino.


(Lionel Messi - foto Barcellona calcio)


Cesc Fabregas, il catalano ai cui gli Hartono hanno affidato la squadra, la scorsa estate ha detto no all’Inter: “Resto qui”. Avrebbe guadagnato di più. Forse. Perché poi Cesc è anche un azionista della società come Thierry Henry, l’ex attaccante francese che la Juve non capì e che se ne andò all’Arsenal (174 gol in 254 partite con i Gunners). Questo è l’ambiente in cui si muove Nico Paz. L’aspettano altri palcoscenici, prove più severe. Può arrivare dove vuole, ha detto Fabregas. Se non si monta la testa.

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