SERIE A ADDIO
VINCE IL GLOBALCALCIO
DI RICCONI E TV

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C’era una volta… Un re, diranno subito i miei piccoli lettori. No ragazzi, avete sbagliato. C’era una volta la Serie A, un campionato di calcio che ebbe una lunghissima storia e che ora non c’è più. Spesso vincevano sempre le stesse squadre, la Juve, l’Inter e il Milan; ma ogni tanto i deboli battevano i più forti come Davide contro Golia. Furono imprese quelle di Cagliari, Torino, Bologna, Verona, Roma, Lazio, Napoli, Sampdoria, Fiorentina… Avevano gente che sapeva tirar fuori musica dal pallone (copyright Osvaldo Soriano).

Se solo i nipotini non preferissero i Pokémon ai racconti del nonno, quello sulla favola della Serie A potrebbe essere una bella storia da narrare. Tra un po’ la Serie A sparirà: puf. Lo hanno fatto capire in questi giorni i padroni del calcio. Potrebbero chiamarla SuperChampions o chissà che. Forse ne faranno una serie su Netflix. Un campionato per i top club europei, una ventina di squadre che formerebbero la cosa nuova. Tutti gli altri via, giocatevi i vostri tornei di pezzenti con la Cremonese, il Frosinone, il Pisa, il Sassuolo, la Carrarese. Una volta De Laurentiis, il grande patron del Napoli che ha portato gloria alla squadra de mi corazon, disse: "Che ci fa il Frosinone, in Serie A? Non fanno spettatori, non attirano interessi e tv. Arriva in A e poi torna indietro". Una fesseria, una delle tante, del venerabile presidente. Poi accadde che il Frosinone andasse a giocare in Coppa Italia al Maradona e facesse quattro gol allo sgangherato Napoli di Mazzarri.


(Il Cagliari dello scudetto - foto Cagliari calcio)


Florentino Perez e il suo Real Madrid con i compari di Juve, Inter, Milan, Barcellona e un po’ di club inglesi ci avevano già provato ai tempi del Covid: la chiamarono la SuperLega, in dodici avrebbero giocato un torneo tutto per loro, strapagato dalle piattaforme televisive. La cosa abortì nel giro di qualche giorno. In Inghilterra i tifosi di Arsenal, Liverpool, Manchester scesero in piazza, intervennero addirittura i governi. Si disse: il calcio deve rimanere uno sport popolare. In realtà l’idea fu solo accantonata. Ora si riparla di un torneo Champions sempre più elitario, le grandi contro le grandi, mentre i campionati nazionali, quindi la nostra Serie A, saranno sempre più strozzati, insignificanti, come le nazionali, che sono diventate un peso per questo calcio insaziabile di ricavi e profitti.


(Aleksander Ceferin - foto Uefa)


Uefa e ed Efc (European Football Club) stanno trattando sotto sotto per incrementare la vendita dei diritti tv: dai 4,4 miliardi di euro dello scorso torneo di Champions vogliono arrivare agli oltre 6 miliardi. L’aria che tira è che i grossi club si ingozzeranno sempre di più e i piccoli saranno messi a dieta. Perché il calcio moderno questo è: una competizione per ricchi dove comandano il dio denaro e le pay tv che reggono il sistema e pretendono sempre maggiori introiti. I tifosi sono solo romantici rompicoglioni. Il gran sacerdote, Aleksander Ceferin, il boss dell’Uefa, ha smentito ogni cosa come da copione: "Non faremo mai un torneo per pochi club, pensiamo ad un calcio sempre più inclusivo". Il problema è che Ceferin ha un naso più lungo di Pinocchio. Ha ragione Fabrizio Bocca quando nel suo 'Bloooog-Il Bar Sport' dice che il calcio futuro sarà sempre più simile ad un circo di Formula Uno o a un Grande Slam di tennis. Perché questo sarà: Football Globe Trotter.


(Luigi De Siervo)


Altrimenti come leggere la decisione di far giocare a febbraio Milan-Como a Perth, in Australia? Un calciatore, Adrien Rabiot , ha provato a dire (anche Maignan ha criticato la scelta): "È pazzesco fare così tanti chilometri per un partita tra due squadre italiane in Australia. Si parla tanto dei calendari e della salute dei giocatori, ma tutto questo sembra davvero assurdo". È stato subito zittito da Luigi De Siervo, glorificato amministratore della Lega di Serie A: "Rabiot dimentica, come tutti i calciatori che guadagnano milioni di euro, che sono pagati per svolgere un’attività… dovrebbe avere rispetto dei soldi che guadagna e assecondare il suo datore di lavoro, il Milan, che ha accettato e spinto perché questa partita si potesse giocare al’estero". Zitto e a cuccia, lo slogan che tanto piace ai condottieri dei nostri tempi. De Siervo governa un organismo, la Lega, che ha contribuito allo sfascio del nostro calcio, chiudendo gli occhi e spesso assecondando le scelleratezze dei signori presidenti. Ma lo sport è business, ci hanno ricordato i modernisti. Smettetela di piagnucolare, voi tifosi e appassionati, altrimenti le vostre squadre falliranno.

Non fallirà Dazn, che spreme gli abbonati e manda raccomandate chiedendo 500 euro a chi ha usato il pezzotto (la pirateria è uno schifo ed è gestita dalla criminalità, però se le partite si potessero vedere in chiaro o a prezzi decenti…). Non fallirà l’Arsenal che vuole rifare l’Emirates Stadium per aumentare i salottini per le aziende a spese dei tifosi. Non fallirà la Fifa che ha messo i biglietti del Mondiale americano a 2 mila dollari. Il pallone non è più lo sport di Orlando el Sucio, ma un affare che deve fatturare sempre di più per le multiproprietà globali e la crema del capitale. Resta una speranza: vedere un giorno i padroni del football vendere i biglietti come tanti bagarini – perché questo sono - fuori dagli stadi e sentirli urlare, come si sentiva a Napoli: chi vò ’a curva…’a curva…

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