HO FATTO UN SOGNO
TV DEL CALCIO
SPENTE PER ISRAELE

(Sommer aspetta Davis, il rigore in Inter-Udinese)

Ho fatto un sogno: un blackout video in occasione di Israele-Italia di questa sera. Televisori spenti per protesta, per non restare impassibili. Ho sognato che avremmo chiuso la tv e avremmo fatto altro. Io sarei andato al cinema a vedermi “La voce di Hind Rajab”, il film sulla telefonata della bambina di Gaza, prigioniera in un'auto colpita dai carri armati israeliani, al call center della Mezzaluna Rossa. Il film che a Venezia non hanno avuto il coraggio di premiare fino in fondo e che ha fatto scrivere parole di un cinismo disumano ad una nota criticona di un foglio amico di Bibi.



Che lo sport debba essere neutrale e debba voltarsi dall’altra parte è un disco rotto. Il calcio non è uno stadio morale, dicono. Infatti è un mondo chiuso e tutti sono buoni. Gattuso ha fatto il cerchiobottista: quello che vediamo fa male, che devo fare?, siamo qui per giocare, siamo stati sfortunati ad avere Israele nel girone. Vogliamo prendercela con Gattuso? I Signori che governano palle, palloni e palline fingono di non sapere, fanno politica. Si è giocato un mondiale di calcio in Qatar e un altro si farà in Arabia Saudita nel 2034, paesi senza democrazia e dove i diritti umani sono calpestati. Money, money. I codini hanno buttato fuori di malavoglia la Russia che continua a uccidere e a straziare gli ucraini (ma pare che alcune federazioni sportive russe continuino a ricevere soldi) e non lo fanno con Israele. Tuttavia i gesti di ribellione, di rivolta hanno scardinato qua e là lo sport e il mondo.



Tanti gli esempi di scelte individuali coraggiose, controcorrente, solitarie, spesso contrastate: Matthias Sindelar, il grande centravanti dell’Austria anni Trenta e Quaranta, si rifiutò di andare a giocare con la Germania nazista e forse anche per questo venne ucciso. Bruno Neri, il mediano partigiano di Faenza, non alzò il braccio nel saluto fascista quando giocava nella Fiorentina, morì in montagna in uno scontro con i tedeschi. Tommie Smith e John Carlos furono detestati per il loro pugno chiuso e guantato a Città del Messico. Muhammad Alì aveva mezzo paese contro quando disse: io non parto per il Vietnam. Quelli del black lives matter che si inginocchiano vengono sbeffeggiati. Lo stesso sarcasmo che si usa con la Global Flottiglia: li chiamano “ i marinaretti”. Difficile pensare che stasera qualcuno faccia un cenno per i palestinesi. Temo piuttosto che quel gruppo di fascisti che segue da tempo indisturbato la nazionale possa compiere qualche provocazione, aiutando la narrazione dell’antisemitismo crescente. Ha ragione Sofri che ha scritto che l’antisemitismo "è cresciuto a dismisura, e screditato come la copertura pretestuosa ai crimini di guerra israeliani, comunque li si chiami".


(Foto Luca Del Prete per Federvolley)


La domenica è trascorsa tra il volley a pranzo (c’era anche Monza ma perché annoiarsi?) al tennis della tarda serata. Alle 23,30 Alcaraz ha disarcionato Sinner. È stato entusiasmante vedere le ragazze della pallavolo vincere il mondiale, una finale al cardiopalmo con la Turchia come nella semifinale con il Brasile. Velasco ha insegnato loro a non mollare mai. Dopo i Giochi di Parigi si sono prese anche l’attico del mondo (e la Under 21 aveva fatto la stessa cosa ad agosto: segno che c’è vita dietro Egonu, Antropova, Sylla, Orro). Tanti primi piani: la forza e l’eleganza, il trucco sugli occhi, le unghie colorate, i lunghi capelli raccolti dietro che sfiorano la palla e la rete. È un altro mondo, più leggero e più bello. Peccato che tutta questa positività a volte subisca delle frenate. Quando, ad esempio, non si riesce a considerare che una donna, una giocatrice, possa rimanere incinta. L’ultimo caso a Perugia, poi risolto in qualche modo. Ma dopo che la ragazza aveva denunciato il mancato rinnovo del contratto.



Alcaraz ha battuto Sinner a Flushing Meadows e si è ripreso il numero 1 della classifica in un match senza storia. Trump in tribuna si è beccato un bel po’ di buu: evviva. Anche il basket azzurro si è fermato agli Europei contro la Slovenia di quel fenomeno di Doncic, 42 punti. Coach Pozzecco ha fatto la fine di Spalletti, ma se ne è andato lui con le lacrime agli occhi. Il sogno è poi finito. Mi sono svegliato, ho messo i piedi per terra e ho subito compreso che Israele-Italia sarà vista da milioni di persone che aspetteranno i gol di Kean e di Retegui per avvicinare la Norvegia. Gaza è lontana.

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