CALCIO, SOLDI E BULIMÌA
E IN CAMPO ARRIVA
L'ANNUNCIAZIONE DEL VAR

(Nella foto: l'arbitro Manganiello mentre 'annuncia' il responso Var durante Como-Lazio)

Sapete già tutto: che è stata buona la prima per Napoli (sta per prendere anche Hojlund?), Juve (Yildiz da applausi, Vlahovic rimane? E primi vergognosi insulti razzisti contro McKennie da parte di imbecilli del Parma), Cremonese e Como (Nico Paz uno spettacolo), Roma. Sgradevole per Milan (sarà il giovane danese Harder l’attaccante che verrà?), Bologna (Italiano furibondo per il mercato ancora aperto) e Lazio (Sarri è già arrabbiato). Solo pari per Atalanta e Fiorentina. In attesa dell’Inter. Sapete anche che un arbitro, Gianluca Manganiello, per la prima volta ha spiegato al pubblico di Como-Lazio perché aveva annullato il gol del laziale Castellanos (un pizzico di spalla). Piazzato in mezzo al campo con un fare un po’ ducesco che simulava imbarazzo Manganiello ha scandito: "A seguito di revisione, il numero 11 della Lazio in posizione di fuorigioco. Decisione finale: fuorigioco". Tutta questa sceneggiata si chiama announcement. L’arbitro adesso si confesserà davanti a tutto lo stadio, ci dirà perché ha preso una decisione dopo aver visto le immagini del Var. A Como ha raccolto applausi, poi si prenderà i vaffa di tribune e curve quando andrà contro la squadra di casa.


(Sassuolo-Napoli, il gol di McTominay)


Annunciazione annunciazione è lo show di quest’anno. Spiegare non serve a quietare il tifoso, non lo placa. Ditemi che quel rigore contro il Napoli andava fischiato ed io vi troverò mille argomenti per dire che non era rigore. Il tifo del pallone è irrazionalità, fanatismo, partigianeria. Non siamo a Wimbledon (dove pure…) o sul green dell’Acquasanta. Eppure il calcio moderno ha un ossessivo bisogno di cambiare in continuazione: per attrarre nuovi spettatori globali, per soddisfare le tv a pagamento che lo tengono in piedi e ci succhiano il sangue, per acchiappare i giovani che lo schifano. L’arbitro che parla: dicono che sia un fatto di trasparenza, di comunicazione. Vedremo. Ci raccontarono che il Var sarebbe servito a dissipare i dubbi e a chiarire ogni cosa. Al contrario, dopo otto anni di Var non si capisce più niente (in serie C stanno provando il Var a chiamata degli allenatori ed è un casino). Sei lì che urli come un animale e dopo qualche minuto ti dicono che c’era l’unghia dell’alluce del tuo centravanti più avanti di tutti e quindi t’attacchi, come ha detto avec élégance Salvini a Macron: quel gol è da cancellare.


(Le azzurre dell'Italvolley ai Mondiali)


Il calcio di questi tempi è immorale e bulimico (ma l’avete vista quella cosa ridicola del Mondiale per club?). È sottomesso: sempre parole misurate, ovattate (come le domande dei giornalisti). Ci sarà qualche Gargamella che imbottisce i calciatori di pozioni magiche affinché non si fermino mai e balbettino invece di parlare. Nella scorsa stagione ci sono stati 226 milioni di commissioni ai procuratori e a quei tanti trafficoni che girano attorno ai giocatori. Lo ha ripetuto più volte un indignato Caressa l’altra sera al 'Club di Sky' (la tv ha arruolato anche Paolo Sorrentino per promuovere la Champions). Che cosa sono tanti soldi? Una specie di pizzo? È così che molti contratti saltano o certi acquisti arrivano a cifre vergognose. Fa bene l’Atalanta che non lascia andare Lookman. Succede allora che ci ripuliamo l’anima sudicia pallonara guardando e godendo per i ragazzi dell’atletica (37 medaglie fra i vari Europei giovanili), oppure per la Egonu e la Sylla (sono in corso i Mondiali di volley e più in là ci saranno gli uomini). O per la Zandalasini che trascina le compagne a canestro e al bronzo europeo del basket (oro anche gli Under 20). Ieri Sofia Raffaelli, 21 anni, ha vinto l’oro al cerchio e il bronzo alla palla ai Mondiali di ginnastica ritmica: la foto della sua danza dentro il cerchio è sulle prime pagine dei quotidiani. Ecco i talenti dell’atletica e del nuoto dalla Doualla alla Curtis, dalla Saraceni alla Mao, la chiamano Generazione Zeta.


(La rete di Bonazzoli contro il Milan)


Dopodiché uno si chiede perché a Milano non ci sia un impianto decente dove correre e saltare e perché a Napoli smantelleranno la pista di atletica. Infine c’è JS. Un paese si è fermato per la finale di Wimbledon di Jannik Sinner. Noi siamo così: esagerati. Se i nostri atleti vincono, l’infatuazione per quello sport è immediata. Quindi tutti a giocare a tennis. O a padel, se sei il ragionier Fantozzi. Il tennis non si ferma mai, come il calcio. Tanti Jeeg Robot. Non c’è virus che tenga. Rieccolo JS agli US Open con Alcaraz. E il calcio è un rito che non abbandoneremo mai. Ci inganniamo pensando che appartenga ancora alla gente (50 euro una curva al Maradona) e alla nostra cultura. Le rovesciate di Bonazzoli contro il Milan e di Richarlison in Tottenham-Burnley o la punizione di Nico Paz nella porta di Provedel ti fanno pensare a pennellate su una tela. Non sto a ripetere quello che diceva Pasolini. Però dopo cinquant’anni si può ancora dire che, dopo la letteratura e l’eros, il calcio resta uno dei grandi piaceri.


(Jannik Sinner - foto FITP)


Meno piacere se si guarda il nostro calcio e la nostra nazionale. Via Spalletti dentro Gattuso, il meno accreditato. Poi sta a vedere che ci porta ai Mondiali. Adesso giocheremo contro Israele (l’8 settembre in Ungheria e il 14 ottobre a Udine). Bisognerebbe rifiutarsi di scendere in campo contro la squadra di un paese che sta cancellando un popolo, lo affama, lo costringe a fuggire. Non dimentico l’orrore del 7 ottobre e quei poveri ostaggi. Non accadrà nulla. Anche il calcio non muoverà un dito per i palestinesi. Non lo fa nessuno.

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