PATTINE
E PAVIMENTI
GLI AMICI
DELLA CERA

Pattine: “pl. I due pezzi di stoffa, generalmente di feltro, sui quali si cammina strisciando per non sporcare i pavimenti tirati a cera.” Questa è la definizione del Devoto-Oli, il dizionario di lingua italiana, edizione 1980, che posseggo ancora.



La parola a seguire, pattinaggio. Da pattina a pattinaggio il passo è breve e lo era davvero.

La mia generazione è cresciuta con l’incubo delle pattine, anzi con l’incubo del grido materno “Le pattine!”, così si veniva accolti in casa. I due pezzi di feltro riposavano vicino alla porta d’ingresso per appoggiare subito i piedi e non sporcare i pavimenti tirati a lucido con la cera e olio di gomito. Se riuscivo a saltare lo zerbino fuori dalla porta di casa, non era facile sfuggire ai due pezzi di stoffa che mi attendevano al di là della soglia. Quando facevo finta di non sentire, arrivava la seconda esortazione: "Mettiti le pattine che righi i pavimento: ho appena dato la cera."



Mia madre le faceva da sé con un fondo di feltro. Con la sua mitica macchina per cucire le confezionava di tutte le misure, in modo da adattarsi alle dimensioni delle scarpe di casa, riciclando vecchi pezzi di stoffa di panno. In inverno pensò di sferruzzare dei calzini di lana e mise una stoffa di panno come suola, così stavamo caldi e il pavimento rimaneva lucidissimo.

Pulire pavimenti è una pratica faticosa oltre che noiosa, ma girare per casa con le pattine lo era di più. Erano gli anni del boom economico e l’uso delle malefiche pattine sortiva due effetti: impedire di sporcare il pavimento e contribuire alla sua lucidatura a specchio.

Le usavo come pàttini appunto, migliorando l’equilibrio che sarebbe venuto buono sugli sci. Se per i piccoli scivolare sul pavimento, e magari azzardare qualche giravolta, era fonte di divertimento, non era così per gli adulti, specialmente in sovrappeso. Il pattinaggio casalingo poteva riservare qualche inconveniente, come uno schianto improvviso sul pavimento lucido, il che richiedeva prudenza e lentezza di movimento.

Le pattine arrivarono per colpa della pubblicità della cera su Carosello, anzi della réclame come si chiamava allora. La cera Liù era quella che faceva brillare i pavimenti. Consigliavano l'acquisto dei prodotti per la pulizia dei pavimenti e della casa, rivolgendosi solo alle donne.



Il materiale dei pavimenti era per lo più graniglia di marmo, la versione povera del marmo delle case dei ricchi, che comunque richiedeva estenuanti lucidate per stendere la cera. Da tempo, e per fortuna, materiali diversi hanno mandato in soffitta la cera e i pavimenti non si tirano più a lucido alla vecchia maniera. Le pattine, però, non sono sparite. C’è chi sceglie di usarle ancora. Si trovano forme evolute con il fermapiede, in microfibra colorata, e una versione aggiornata, in veste di pantofola, da indossare sopra le scarpe che consentono di camminare comodamente, in vendita online e nei negozi di prodotti per la casa.

Nella nostra casa, le pezze scivolose terminarono di esistere quando la buon’anima di mio padre, sempre rispettoso delle richieste di mia madre, cadde rovinosamente all’indietro scivolando tra lo zerbino e le pattine.

Rimangono un ricordo e un simbolo di un vecchio stile della cura domestica e familiare suggerita dalla comunicazione televisiva in bianco e nero. Nella maggior parte delle famiglie tutto è cambiato: ma non per tutte, con o senza pattine.

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