SAGITTARIUS
IL FATTORINO
CHE CONQUISTÒ
L'ONU

Il 5 luglio del 1944 sulle pagine del quotidiano 'L’Italia Libera', organo del Partito d’Azione (formazione antifascista liberal democratica e repubblicana) viene pubblicato un lungo articolo dal titolo 'Pellegrinaggio alla Pensione Oltremare, sulle orme della banda Koch'. Il pezzo, definito “nostro servizio particolare”, racconta la visita dell’autore – insieme ad alcuni compagni - nei locali dove il famigerato gruppo di aguzzini fascisti guidati da Pietro Koch torturava e lasciava spesso in fin di vita le vittime finite nelle loro grinfie perché ritenute pericolosi sovversivi o solo perché noti antifascisti. Ci sono nomi, si raccontano storie, si manifestano emozioni: “Mentre scendiamo le umide buie scale pensiamo che il cuore è forse l’unico luogo ove i ricordi perdurano. E i miei tre compagni, anziché godere la gioia dei sopravvissuti, provano, come me, una sconsolata tristezza”. Ma chi è questo pellegrino che sembra aver compreso il segreto della Memoria? In calce si legge: Sagittarius. Cosa curiosa: troviamo la stessa firma in fondo a un altro articolo, sempre sulla Pensione Oltremare, che quello stesso giorno esce sul Corriere di Roma e che si conclude esprimendo la commozione dell’autore: “Speriamo che il ricordo resti sulle mura e nei cuori”.


(Leonida Felletti)


Ma chi è dunque Sagittarius? IL 28 dicembre 1906 nasce a Longastrino di Argenta, da una famiglia di umili origini, Leonida Felletti, che dopo pochi anni si trasferisce a Ferrara, sì proprio quella Ferrara descritta da Giorgio Bassani nel celeberrimo 'Il Giardino dei Finzi Contini'. Da giovane fa lavori modesti, ma è brillante e bramoso di conoscenza e, anche lavorando sempre, non smette mai di studiare. Come correttore di bozze è assunto al Corriere Padano, giornale diretto da Nello Quilici, che si diceva facesse opposizione a Mussolini e al governo. È troppo bravo e fa presto carriera tanto che, nel 1940, viene chiamato a Roma all’agenzia Stefani, organo di stampa ufficiale dello Stato italiano. Il 10 giugno 1940, all’entrata dell’Italia nel conflitto mondiale, Leonida Felletti viene inviato come corrispondente di guerra sul fronte francese e, in seguito, su quello africano dove assiste alle sofferenze dei soldati nella battaglia di El Alamein. Lui stesso rimarrà mutilato. Su questa epopea scrisse poi un libro, 'Soldati senz’armi', atto d'amore e di rispetto per chi ha dato la vita, ma soprattutto un fortissimo atto d'accusa nei confronti dell'organizzazione e della conduzione della guerra, esercito e Stato italiani. Nel 1944 l’incontro fondamentale con Federico Comandini, avvocato, intellettuale antifascista, dagli anni trenta in “Giustizia e Libertà” dei fratelli Rosselli e, in seguito, uno dei fondatori del Partito d’Azione. Comandini è editore di giornali e di libri e decide di pubblicare vari articoli di Felletti (tra i quali si segnala “Responsabilità di Graziani nel ripiegamento libico del dicembre 1940”, anche questo non privo certo di commenti critici; in 'Fatti e uomini di ieri e di oggi' n. 2, Quaderni liberi quaderno terzo, Roma 20 genn. 1944, pp. 40) e il libro 'Soldati senz’armi' sotto lo pseudonimo di ... Sagittarius.



Ecco qui svelato il mistero del viaggiatore anonimo di via Principe Amedeo n. 2. Non è finita, qui, invece, la storia di Leonida Felletti. Tra la fine del 1944 e l’inizio del 1945, conosce il Ministro degli Esteri Alcide de Gasperi al quale fa diverse proposte rivolte alla risoluzione del problema degli italiani emigrati. Nasce la rivista 'Italiani nel Mondo' con lo scopo di “lanciare una parola di speranza agli italiani sparsi nel mondo, che languono nei campi di prigionia e a quei connazionali che sono stati rinchiusi nei campi di concentramento. Una parola di speranza e di fede nel domani”. Felletti la idea e dirige fino al 1972. Nel frattempo non smette di pubblicare articoli e saggi. La sua carriera decolla. Viene chiamato a far parte del BIT (Bureau International du Travail - Ufficio Internazionale del Lavoro) a Ginevra. Nel 1945 crea l'Agenzia per la stampa e la radio di lingua italiana all'estero. Noto ormai a livello internazionale, Felletti nel 1953 viene eletto componente del Consiglio della 'Conference of Non Governmental Organizations Migration - ONG' e nel 1955 capo della delegazione italiana all'ONU per il problema degli italiani all’estero. Nel 1956 viene nominato esperto del Consiglio Economico sociale ONU, nel 1957 componente dell'Esecutivo dell'ONU. Nella Conferenza di New York è confermato per il biennio 1959/61. Nel 1963 gli viene conferita la 'Nansel Medal', massimo riconoscimento delle Nazioni Unite per l'attività svolta (per capire il livello del riconoscimento, si pensi che, tra le personalità insignite vi sono il Re di Norvegia e la Regina d’Olanda). Il livello di professionalità e competenza di Leonida Felletti è dimostrato dal fatto che viene chiamato a rappresentare il nostro paese di fronte alle istituzioni mondiali prima ancora che l’Italia sia ammessa all’ONU. Sempre attento al destino dei connazionali sparsi all’estero, continuerà a scrivere e pubblicare per 'Italiani nel mondo' (nella collana “Le Guide per gli emigranti” segnaliamo il Manualetto pratico di conversazione italo tedesca per il lavoratore in Germania; Roma 1965).



Sagittarius muore nel 1973. Nel 2013 i Centri di Documentazione Storica del Comune di Ferrara, di Longastrino Ferrara-Ravenna, presenti la figlia e i discendenti, gli hanno dedicato una mostra documentaria e fotografica e ristampato, in copia anastatica, il libro 'Soldati senz'armi'. Non sappiamo se gli sia stata poi intitolata una strada come annunciato nell’ottobre 2006 dal quotidiano on line del Comune di Ferrara, ma siamo sicuri che il ricordo di Leonida Felletti, così come in quelli dei suoi concittadini ferraresi, ha trovato un posto importante nel cuore di tutti coloro che conoscono il significato delle parole libertà, solidarietà e democrazia. Il suo ricordo arricchisce. Come è stato scritto: “Più del presente contava il passato, più del possesso il ricordarsene. Di fronte alla memoria, ogni possesso non può apparire che delusivo, banale, insufficiente” (Giorgio Bassani, Il Giardino dei Finzi Contini).

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