L'Intelligenza artificiale, e un mondo perfetto

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L’ultima notizia che ascolto prima di andare a dormire è l’annuncio che l’Iran sta per lanciare altri droni su Israele. La speaker parla di possibile terza guerra mondiale come se stesse leggendo le previsioni del tempo.

Sto rileggendo 'La Storia' di Elsa Morante. Possiamo davvero di nuovo ridurci così? Abbiamo a portata di mano un mondo quasi perfetto: sí, possiamo di nuovo ridurci così, anche peggio. Mi viene in mente un verso di Goethe. Nicht ist schwiriger zu ertragen als eine Reihe von schönen Tagen (niente é più difficile da sopportare che una fila di giorni felici).

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Per costruire dobbiamo distruggere. Per crescere dobbiamo mangiare. E finora tutto questo noi umani lo abbiamo fatto senza alcuna pietà per la natura. Forse perché da essa troppo spaventati. Russel diceva: “Non so con quali armi si farà la terza guerra mondiale, ma so con quali armi si farà la quarta:sassi e bastoni".

Rileggo la recensione del New York Times di un libro. Il libro è 'Deep Utopia'. L’autore è Nick Bostrom (Helsingborg, Svezia, 1973), laureato in filosofia, fisica e neuroscienze computazionali, docente alla Oxford University, dove dirige il Future of Humanity Institute, da lui fondato: un centro di ricerca interdisciplinare che permette a un gruppo di matematici, filosofi e scienziati eccezionali di pensare alle priorità globali e alle grandi questioni dell’umanità. Sempre a Oxford, dirige anche lo Strategic Artificial Intelligence Research Center. In sintesi, uno che se ne intende.

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Nel suo precedente libro, 'Superintelligenza: Percorsi, pericoli, strategie', si concentrava su cosa potrebbe accadere se lo sviluppo dell'IA andasse storto. Un levriero che afferra l'esca meccanica - cosa ne farebbe davvero? Ci avete mai pensato? L’ultimo suo libro non ancora tradotto in italiano si concentra sulla domanda opposta: che cosa succederebbe se andasse tutto bene? Immaginiamo un futuro in cui la superintelligenza sia stata sviluppata con cautela, governata con saggezza e utilizzata per sfruttare appieno la sua sconfinata ricchezza e i suoi poteri tecnologici quasi magici.

In questo scenario ideale di era dell'intelligenza artificiale, il lavoro umano diverrebbe obsoleto. Entreremmo in una condizione di 'post-strumentalità', dove i nostri sforzi non sarebbero più necessari per alcun fine pratico.

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Nick Bostrom immagina un futuro in cui l'intelligenza artificiale superintelligente ha risolto tutti i nostri problemi pratici. In questo scenario utopico, il lavoro umano diventa obsoleto e entriamo in una fase di 'post- strumentalità' appunto, dove le nostre azioni non sono più guidate da necessità concrete. Tuttavia, questa utopia pone nuove sfide esistenziali: qual è il senso della vita in un mondo dove tutto è perfetto e privo di sforzo? Come diamo significato alla nostra esistenza?

Bostrom non offre risposte facili, ma esplora alcune possibilità. Potremmo, ad esempio, dedicarci a sfide artificiali create dai computer, come nel romanzo 'Permutation City' di Greg Egan, dove un uomo immortale si appassiona alla produzione di gambe per tavoli. Oppure potremmo diventare esseri passivi, dipendenti da stimoli artificiali per provare piacere.

Bostrom ci invita a riflettere su queste domande scomode, sottolineando che il vero interrogativo non è quanto un futuro utopico sia piacevole da immaginare, ma quanto sia vivibile. Il filosofo paragona il suo libro a un acceleratore di particelle che fa scontrare idee e valori per comprenderne meglio la natura.

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Il messaggio di Bostrom è chiaro: l'intelligenza artificiale ha il potenziale per trasformare radicalmente la nostra società, ma è fondamentale riflettere sulle implicazioni filosofiche ed etiche di questo progresso. Dobbiamo essere consapevoli delle sfide che un futuro utopico potrebbe portare e impegnarci a costruire un domani che sia davvero desiderabile e significativo per l'umanità.

È in questo contesto che emerge una sfida non di natura tecnologica, bensì filosofica e spirituale. In un mondo così perfetto, qual è il senso dell'esistenza umana? Cosa conferisce significato alla vita? Come occuperemmo le nostre giornate? 'Utopia profonda' illumina queste antiche domande con una luce nuova, offrendoci scorci di un'esistenza diversa, un'esistenza che potrebbe essere la nostra nel futuro.

Potrebbe! Non siamo mai stati tanto vicini alla terza guerra mondiale. Senza necessariamente ricorrere al concetto di istinto di morte, che non mi ha mai convinto, basta mettere nella giusta ottica il concetto di istinto di vita. L’aggressività è al servizio dell’istinto di vita: ambizioni, competizione, curiosità, costruttivitá sono bisogni vitali. Non ho mai avuto tanta paura della guerra come ora. Un inconsapevole bisogno di distruggere tutto, per potere ricominciare dall’inizio potrebbe essere ben nascosto nella testa di quelli da cui oggi dipendono decisioni drammatiche.