LINI 910
L'EMILIA
IN BOLLICINE

La scommessa degli spumanti Lini 910 è la morbidezza ottenuta senza aggiunta di zuccheri, grazie a una lunga permanenza sui lieviti, accompagnata da una sapidità spiccata, per un prodotto di taglio sartoriale che racconti il territorio. Si abbraccia il Metodo Charmat e Classico ed è quest’ultimo il protagonista della nostra degustazione, un viaggio in cinque tappe.

Con Lini 910 siamo a Correggio in Emilia Romagna, luogo noto per il pittore Antonio Allegri detto appunto Il Correggio e per essere patria di molti cantautori, nonché terra di Lambrusco. L’azienda porta nel nome la data di fondazione, tra i pionieri della spumantistica italiana, una vocazione al metodo classico o tradizionale con sconfinamenti nel metodo antico o ancestrale, quando i produttori italiani si contavano sulle mani. Prima di passare all’assaggio accompagnati da Alessio Lini, quarta generazione, che porta avanti l’azienda con la sorella Alicia, un passato da danzatrice classica, e con il cugino Alberto, abbiamo ascoltato la storia di questa realtà familiare. L’idea nasce con il bisnonno Oreste che fonda Spumanti Lini, quindi il nonno Brenno e poi il padre Fabio, enologo, anima dell’azienda, una lunga esperienza in Francia, una memoria che resta nella produzione della Maison; ancor oggi protagonista insieme ai fratelli Anita e Massimo. È nel 2010 che Alessio, di professione avvocato, con una specificità nel settore della musica, passione che esercita anche suonando diversi strumenti, decide di occuparsi dell’organizzazione della celebrazione dei primi cento anni di vita della Casa. In omaggio alla tradizione l’azienda muta il nome in Lini 910 e Alessio diventa parte integrante della realtà produttiva, una vocazione in particolare al marketing ma non solo: a margine della conversazione confessa che vorrebbe essere ricordato come una persona che ha amato, ed è la passione a guidarlo, affiancata da uno studio costante.

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(La selezione del Metodo Classico Lini 910)

Seduti a un tavolino del Bagno Sud-Est di Forte dei Marmi, uno stabilimento dove la famiglia Lini va da 27 anni, qualche centinaio di metri oltre il pontile in direzione nord, che ha conservato il sapore d’antan senza cedere alle mode e che qui ricordano perché era frequentato da Mina quando era di casa da queste parti, inizia il nostro percorso in cinque passi, 100% Pinot nero eccetto l’ultima bottiglia, tutti Millesimati, con Lini 910 Pas Dosé, vendemmia 2018, sboccatura 160° giorno del 2025 come indica il numero del lotto nell’etichetta. La linea è chiara, con la voglia di vini ‘secchi’ senza zuccheri aggiunti, che in questa tipologia rientra nel disciplinare, senza avere la sensazione di una verticalità eccessiva. Questo pas dosé non è una lama, regala al contrario rotondità grazie a una lunga autolisi. L’esame visivo rivela una spuma persistente che al naso offre sentori di lievito e annuncia una morbidezza che in bocca dialoga con una bella sapidità. Il desiderio della Casa è di offrire un prodotto importante ma facile, convivialità con l’idea “Bevi una bottiglia e stai bene”. La spuma al palato è morbida, setosa e la bollicina presente ma non invasiva. Alla fine un sentore di leggero caramello, con una nota amarognola.

Lini 910 Metodo Classico, vendemmia 2018 tra il Brut e l’Extra Brut, sboccatura il 161° giorno del 2025, si apre all’olfattiva con un bouquet floreale e un netto sentore di albicocca non particolarmente matura che si conferma in bocca, anche se la giusta sapidità lascia il palato pulito. Passiamo al Lini 910 Metodo Classico Rosé, sempre vendemmia 2018, sboccato il 185° giorno di quest’anno: ricalca il primo prodotto assaggiato ma declinato in rosa, tono peau d’ange, dalla spuma persistente; al naso un sentore fruttato intenso ma delicato dove il lampone spicca; in bocca, più verticale dei precedenti. Con il Lini 910 Metodo Classico, vendemmia 2004, sboccato il 105° giorno del 2021, c’è un cambio di paradigma, a partire dal momento in cui lo spumante viene versato nel bicchiere con una spuma densa e persistente, e il vino color giallo oro. L’impatto è con una nota speziata, appena medicinale, sentore di oliva che in bocca si arricchisce dei profumi dell’acquavite. Prodotto ricco, avvicinabile a certe bottiglie d’Oltralpe, che si può sposare anche con formaggi e biscotteria secca.

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(Alessio Lini durante la degustazione

Il traguardo si taglia con il Lini 910 Metodo Classico Rosso, Salamino in purezza, una versione del Lambrusco che ci riporta al territorio; vendemmia 2005, sboccatura 62° giorno del 2025, ha conquistato il Premio del Doctor Wine di Daniele Cernilli per la Guida 2025, consegnato al Piccolo Teatro di Milano. Nel bicchiere presenta il colore vivace bordeaux, con tonalità calde, tipico del vitigno che regala sfumature rosate anche alla spuma. Al naso una nota medicinale con un’amarena non dolce e un leggero sentore affumicato che si conferma in bocca. Al palato è meno dolce dell’annuncio olfattivo, offrendo freschezza e un’amarena che ha ancora una parte vegetale. Si può abbinare ad esempio con del tonno fresco ma anche con un piatto a base di vitello o agnello e perfino un dessert non troppo dolce.

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