VULCANICO
SERPRINO
FIGLIO DEGLI EUGANEI

È un vino probabilmente sconosciuto ai più, eppure merita un festival estivo, quello organizzato dal Consorzio di tutela Vini Colli Euganei in collaborazione con la Camera di Commercio di Padova e Venicepromex, dal 21 giugno al 7 luglio scorsi, al quale hanno partecipato 27 aziende. Il Consorzio Tutela Vini Colli Euganei sta promuovendo la conoscenza di questo vitigno, il Serprino, che dà vita a un vino frizzante autoctono dei Colli Euganei. In realtà il vitigno, a bacca bianca, è un biotipo della Glera o Glera lunga della zona, l'uva utilizzata per il Prosecco, coltivato principalmente nei Colli Euganei, noto per i suoi vini frizzanti e leggeri, che spesso vengono apprezzati come aperitivo o abbinati a piatti di pesce, frittate e antipasti leggeri secondo i produttori di vino. La sua coltivazione è fortemente legata al territorio collinare di origine vulcanica, con terreni marnosi, argillosi e di media fertilità. E se forse non tutti conoscono l’appellativo Glera, quando si parla di Prosecco anche fra i non addetti ai lavori, perfino all’estero, non c’è chi non lo abbia mai assaggiato. Sebbene spesso si confonda il prodotto con il vitigno e il metodo. La pianta presenta grappoli grandi e piramidali, con acini rotondi e regolari, secondo i produttori di vino. Il metodo di produzione più comune è il metodo Charmat, che prevede una seconda fermentazione in autoclave per ottenere la frizzantezza. Per la vinificazione in bianco, le uve vengono pressate e il mosto fermenta a basse temperature, poi viene avviata la fermentazione secondaria per creare le bollicine.

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In un incontro a inviti in compagnia del Presidente del Consorzio Gianluca Carraro e del giornalista e critico Angelo Peretti, sono state approfondite le caratteristiche del territorio e le strategie per la promozione di questo prodotto. Il legame con la regione è un fatto vincente di promozione reciproca e non è un caso che il festival abbia incluso l'appuntamento in alcuni siti d’eccezione, tra cui Villa dei Vescovi a Torreglia, il Castello del Catajo a Due Carrare, Villa Molin a Padova, città coinvolta anche per il suo centro storico e nel borgo di Montagnana. Ancora una volta il vino conferma una vocazione culturale.

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(L'abbazia di Praglia)

Siamo nella provincia di Padova dove la bellezza naturale si impone, dal 5 luglio 2024 Riserva della Biosfera MAB UNESCO, territorio noto per il turismo termale di Abano e Montegrotto Terme e per la viticoltura. Il Serprino è l'unico vino autoctono del Veneto a denominazione di origine, specializzato nella tipologia frizzante, e uno dei pochi in Italia a essere indissolubilmente legato a un solo territorio, alla stregua del Morellino che è solo di Scansano o del Brunello quasi sinonimo di Montalcino. La prevalenza è quindi del vitigno che dà nome al vino e identifica un territorio, un fatto potenziale importante sul quale punta il Consorzio nel suo piano strategico.

Il Serprino, infatti, come menzionato nel Decreto del 13 agosto 2012 del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, può essere prodotto esclusivamente nell’area dei Colli Euganei. L’altro elemento è il termine ‘frizzante’ che nella comunicazione vuole esprimere il brio e la freschezza dell’estate con un potenziale ancora inespresso.

Il presidente del Consorzio ha divulgato i numeri, contenuti in assoluto seppur importanti per il territorio: 8mila ettari vitati, 400 soci e 14 vitigni differenti che danno vita a una trentina di vini. In realtà la produzione si concentra sul Serprino che è il vitigno principe nella tipologia spumante, in quella frizzante, entrambi Metodo Martinotti Charmat e nella rifermentazione in bottiglia con un metodo ancestrale.

Angelo Peretti, Consulente strategico del Consorzio, ha sottolineato come i Colli Euganei si possano definire con due DOC e una DOCG Fiori d’arancio che nell’insieme producono un valore di 2milioni e 600 mila bottiglie DOC e 900mila per la DOCG. Nello specifico ci sono 15 vini rossi, 7 bianchi aromatici e il Serprino che è la produzione più contenuta con un potenziale molto alto. Oggi su 850 ettari vitati dedicati al vitigno, 500 sono per il Prosecco ma i restanti 350 non possono essere utilizzati in quel modo, e corrispondono a circa 4 milioni di bottiglie, che in prospettiva rappresentano la crescita di mercato. Il cuore del progetto è sulla tipologia ‘frizzante’ che rappresenta ad oggi il 90% della produzione e su cui punta il piano strategico appena licenziato.

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(Il Serprino)

Il Serprino ha una forte identità, che nasce dall’uva omonima che, con la prevalenza sulla menzione geografica, come accennato, non ha nessun vino concorrente. Un adeguamento normativo in corso di approvazione al Ministero competente prevede la nuova denominazione Serprino Colli Euganei DOC e non più, come l’attuale, Colli Euganei Serprino DOC, con un impatto importante sulla comunicazione e sulla tutela; la seconda modifica in corso prevede la possibilità in etichetta della dicitura di vino frizzante “sui lieviti”, metodo tradizionale nel territorio (alcuni usano bere dopo aver capovolto la bottiglia perché i lieviti depositati si distribuiscano uniformemente); infine si prevede la liberalizzazione del tappo a corona.

Se con lo sguardo si abbraccia il territorio, i Colli Euganei si distinguono per la loro forma conica dovuta all’origine vulcanica, sebbene la zona del Parco dei Colli Euganei si estenda su un ampio territorio, che include anche aree pianeggianti. In epoche remote, delle eruzioni vulcaniche sottomarine hanno mescolato magma basaltico e sabbie marine e, successivamente, nell’Oligocene altre esplosioni con magmi acidi hanno sconvolto il suolo e in parte sollevato i fondali facendo emergere quelle che sarebbero diventate verdi colline. Il risultato nel bicchiere è una sapidità netta e una decisa freschezza. La viticoltura del Serprino avviene ad altitudini che variano da 50 a 300 metri slm arrivando fino a sfiorare i 400, in alta collina con i vigneti principalmente concentrati sui versanti nord, dove le escursioni termiche tra giorno e notte consentono la produzione dei precursori aromatici.

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(La conferenza stampa di presentazione di Vulcanico Serprino)

La regolamentazione della produzione di Serprino prevede l’impiego dell’uva autoctona omonima esclusivamente nei Colli Euganei, come da Decreto del 13 agosto 2012. DOC dal 1969. La zona di produzione si estende sui comuni di Arquà Petrarca, Galzignano Terme, Torreglia e in parte anche sui comuni di Abano Terme, Montegrotto Terme, Battaglia Terme, Due Carrare, Monselice, Baone, Este, Cinto Euganeo, Lozzo Atestino, Vo’, Rovolon, Cervarese S. Croce, Teolo, Selvazzano Dentro, tutti in provincia di Padova. Secondo il disciplinare, le rese consentite sono fino a 150 quintali/ettaro.

Le caratteristiche organolettiche all’esame visivo menzionano il colore giallo paglierino, il perlage fine, accompagnato all’esame olfattivo da sentori fruttati delicati, che rimandano principalmente alla frutta a pasta bianca, alla mela e ai fiori bianchi. Al gusto è fresco, armonico, unico. La gradazione alcolica minima è di 10,5.

La nostra degustazione è partita dalla tipologia spumante, Spumante Fervidum Millesimato, annata 2024 dell’Abbazia benedettina di Praglia, che presenta una bollicina fine, un perlage leggero, al naso con un’esplosione di sentori fruttati ma eleganti, rispetto alle vinificazioni più diffuse dell’uva Glera, con una nota fresca decisa e una forte mineralità, che bene equilibra l’aromaticità di un vitigno talora ridondante al gusto. Siamo in presenza di un Metodo Charmat lungo, 60-80 giorni per la presa di spuma, che assicura una certa morbidezza data da un residuo zuccherino alto per un extra dry, 16 gr/l, che però è di facile e piacevole beva, temperato da note agrumate e sapide.

La tipologia frizzante l’abbiamo assaggiata con due prodotti, il Serprino dei Colli Euganei S.A., annata 2024, della Cantina Colli Euganei, dalle note d’albicocca caratterizzanti; e il Serprino dei Colli Euganei Rebégolo, 2024, di Vigna Roda. La veste è tradizionale con lo spago e il nome indica in dialetto locale chi è irrequieto, non sa star fermo, come a dire che il Serprino vuole la bolla. Vino facile, immediato, una nota floreale che ha però un finale asciutto e consente una certa eleganza.

Infine, per la tipologia Serprino Frizzante Sperimentale sui lievi, Veneto Glera Frizzante Ultimo Quarto S.A. dell’azienda Giacomo Salmaso, del 2023; il Vino Bianco Frizzante Fondo Turetta S.A., stessa annata, Turetta di Cà Bianca; e il Vino Bianco Frizzante Vinfermento S.A., sempre del 2023, di Cà della Vigna, azienda alla quale hanno dato vita due architetti con la passione del vino.

Il primo di questa batteria conserva come gli altri ancora la vecchia dicitura ma potrebbe introdurre la nuova denominazione “sui lieviti”, rifermentazione in bottiglia a zero zuccheri, già nel gennaio 2026, che per il disciplinare del vitigno indica l’immissione possibile sul mercato della vendemmia 2025 e in questo caso potrebbe avere valore retroattivo. Azienda importante, Giacomo Salmaso ha 50 ettari vitati che per la zona è una buona dimensione. In questo vino si punta sul volume con sentori più polposi che possono suggerirne il consumo anche a tutto pasto.

Fondo Turetta, meno fresco, in bocca appare lievemente ‘gessoso’, quasi ‘ghiaioso’, così è stato definito, vino sperimentale che necessita un abbinamento corretto, con alcuni salumi come la Soppressa veneta o formaggi ad esempio.

L’ultimo campione assaggiato, infine, presenta una nota ‘limonosa’, molto austero in bocca e quasi ostico. È il frutto di un approccio estremo e in questo caso più che la frutta e i fiori nel bicchiere troviamo il suolo e le sue caratteristiche di ricchezza spigolosa.

Un potenziale, emerso dal dibattito, risponde alla tendenza della Mixology, settore di mercato crescente, e al consumo giovanile che penalizza invece il classico bicchiere di vino ed è l’uso del Serprino per i cocktail, nel quale il potenziale e la versatilità di questo vitigno è un atout da giocare. Tra l’altro il Veneto è terra di aperitivi, un vero e proprio rito che siano ‘cicchetti’ o ‘bocconcini’ come a Verona ed è anche una regione dove c’è una tradizione liquoristica importante, basti pensare alla Luxardo con il suo Maraschino, battezzato da Gabriele D’Annunzio, prodotto con le marasche della zona tra Abano e Montegrotto e al “Serprino Godì”, un cocktail che unisce al vino locale le marasche, esclusivamente quelle in barattolo della Luxardo.

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