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di
MASSIMO CECCONI
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Georgia-Stati Uniti d’America, ai tempi nostri. Profonda provincia rurale dove il nulla non ha rivali. In prossimità di una eclissi lunare. Teddy Gatz (Jesse Plemons) vive in compagnia del cugino Don (Aidan Delbis), alquanto disturbato, in una sperduta casa di campagna dove, nel tempo libero, alleva api e si accultura, con spirito complottista, sui misteri occulti dell’universo. Di professione fa l’addetto alla spedizioni di una potente multinazionale farmaceutica, la stessa un cui prodotto sperimentale, tempo prima, aveva mandato in coma la madre. A causa di un delirante risentimento psicologicamente alterato, escogita di rapire Michelle Fuller (Emma Stone), la potente manager dell’azienda, convinto per altro che sia un’aliena proveniente da Andromeda.
La tesi di Teddy è che gli alieni abbiano assoggettato il mondo e che solo liberandosi da essi la madre potrà uscire dal coma. Il suo delirio lo porta a rinchiudere la donna incatenata nella cantina della sua solitaria casa, per costringerla a confessare la sua appartenenza e aiutarlo a liberare la madre dal suo stato amorfo.
Il primo gesto che compie è quello di rapare a zero la testa della donna, convinto che i suoi capelli svolgano una funzione trasmittente con il mondo degli alieni. Tra un interrogatorio persecutorio e l’altro, si inserisce l’indagine di un improbabile poliziotto locale alla ricerca di tracce che lo possano condurre a ritrovare la donna sequestrata. In un crescendo di azioni vessatorie, tra cui uno sfrigolante elettroshock, Teddy si convince sempre più che Michelle Fuller sia addirittura la principessa degli andromediani. Nelle concitate fasi finali del film, sostentate da azioni decisamente splatter, si rivela ciò che si era ampiamente intuito e che si lascia scoprire a chi avrà l’ardire di andare a vedere la pellicola.
Forse più che in passato, questa volta Yorgos Lanthimos si diverte mettendo insieme molti scenari possibili tutti intinti in un saporoso brodo del grottesco. Attinge a piene mani dalla mitologia greca, dall’astrofisica e dalla fantascienza per sviluppare il concetto di “Andromeda” (chi ricorda il film omonimo di Robert Wise del 1971?) e si ispira alle “Georgiche” di Virgilio per definire il titolo “Bugonia” che, dalla nascita di api dai resti di un bue, assurge al concetto di rigenerazione della vita.
Condisce il clima violento con qualche eccesso di troppo e si affida alla maestria di Emma Stone rapata a zero e alla delirante e inquietante credibilità di Jesse Plemons che fanno a gara a chi è la/il più brava/o. Va da sé che sulla graticola ci finiscono molti ingredienti se non troppi, dall’onnipotenza della industria farmaceutica al disagio da serial killer. Dal malessere diffuso di stare al mondo, a un nuovo ordine che non dipende dalla volontà umana.
Di metafora in metafora e di eccesso in eccesso qua e là ci si annoia pure, nonostante il forte impatto visivo e sonoro. Sui titoli di coda, si inserisce la voce di Marlene Dietrich checanta “Where Have All The Flowers Gone” di Peter Seeger: “Dove sono finiti i fiori, nello scorrere del tempo, dove sono finiti i fiori, tanto tempo fa?”. Ogni eventuale riferimento al ruolo delle api è assolutamente appropriato.
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