LA ROCHELLE
ANIMA DI FRANCIA
FRA DUMAS PADRE
E SIMENON

Una città con molte anime affascinanti, ricca di vicende di gloria e decadenza, ricchezza e miseria, ingiustizie e contraddizioni.

Ai margini dell’Oceano Atlantico – costa sud-ovest della Francia, Charente Maritime - La Rochelle, chiamata anche la Porta dell’Oceano, è una storica città portuale, protetta dalle tempeste dalle belle isole vicine: Ile de Ré e Ile d’Oléron. L’immenso complesso portuale, grazie ai tre porti commerciale, da diporto e per pescherecci, la rende una meta molto frequentata, vivace e con molti estimatori e visitatori fedeli, grazie anche ai numerosi festival, come le famose Francofolies e quello dedicato alla musica classica.


(Le torri che delimitano l'entrata al porto di La Rochelle)


La sua storia si muove tra eventi e nomi famosi, film, letteratura e arte.

Città di fede calvinista, è teatro di molti conflitti e assedi durante le guerre di religione in Francia. Alla fine del Cinquecento Enrico IV emana un editto che intende porre fine alle guerre di religione e garantisce libertà di coscienza e di culto agli Ugonotti protestanti, i quali vivranno un periodo di libertà e prosperità fino al 1620 nella città che cresce e si espande – la terza più popolosa di Francia con 30.000 abitanti – e ospita la potente flotta ugonotta che si oppone al potere centrale di Parigi. I contrasti con il re Luigi XIII, successore di Enrico IV, e con il Cardinale Richelieu, uomo potente e di grandi ambizioni, conducono al nuovo e significativo assedio del 1627-28, quando gli Ugonotti verranno sconfitti, nonostante il sostegno dell’Inghilterra protestante, e la città costretta a capitolare perdendo i suoi privilegi.


(Le torri e i moli)


Lontano dal mare, al suo interno, la città millenaria - si ritiene fondata nel X secolo - con una possente architettura medioevale e un ricco patrimonio storico e architettonico, svela sorprese e meraviglie. Nel centro storico si snoda una fitta rete di strade con portici bassi sostenuti da archi e colonne in pietra che risalgono al Medioevo e regalano a La Rochelle un fascino d’altri tempi. La sera si riempiono di ombre e la luce gialla dei fanali illumina ancora le figure dei moschettieri di Dumas e i personaggi dei romanzi di Simenon. In queste strade non sono mancati i Cavalieri Templari, i quali, tra il XII e XIII secolo, erano spesso presenti e ne utilizzavano il porto. Restano le loro tracce in un quartiere cittadino che porta i nomi di Rue de Temple, Rue des Templiers, la Cour du Temple…


(La chiesa del Saint-Sauveur)


La penna di Alexandre Dumas padre ha creato uno scenario per la letteratura e la storia della città che porta i segni della storia monarchica e coloniale della Francia. Il nome di La Rochelle è noto a tutti i lettori de 'I tre moschettieri', un romanzo che vanta tutti gli ingredienti fondamentali del feuilleton: trama intricata e colpi di scena; ambientazione storica ben delineata; eroi positivi coraggiosi e indomabili; personaggi negativi feroci e malvagi. 'I tre moschettieri' ha un happy end, che sopraggiunge dopo un’infinità di sorprese e di sventure che colpiscono gli immortali D’Artagnan, Athos, Porthos e Aramis, moschettieri agli ordini del re di Francia. Tra le pagine del romanzo ritorna la storia del grande assedio posto a La Rochelle, ultimo baluardo degli ugonotti nel regno di Francia.


(Alexandre Dumas padre)


Se Parigi, la Rochelle, l’isola de Ré, la Guascogna e Londra sono centri importanti del romanzo, c’è da dire che la geografia non è molto attenta e precisa. La descrizione di paesaggi e contesti geografici nei quali si muovono i personaggi è un tantino esile, a volte fantasiosa, e ci si aspetterebbe che il lettore completi le lacune per orientarsi sullo scacchiere di quell’epoca. Al contrario, il romanzo evidenzia l’importanza di La Rochelle, che all’inizio del XVII secolo era la terza città francese per numero di abitanti e che si era costantemente arricchita grazie ai commerci con le Americhe e alle favorevoli relazioni degli ugonotti francesi con le nazioni protestanti. E, punto di vista assai preciso, la penna di Dumas individua nella città l’unico e più forte centro di rivolta contro il potere centrale considerato legittimo, e giustifica l’intervento di Parigi per stroncare la resistenza ugonotta.



Molte pagine vengono dedicate alle poderose mura di La Rochelle, circondate dalle truppe realiste francesi che costruiscono una seconda cinta fortificata per sigillare in una morsa gli assediati. Il cardinale Richelieu, incaricato di condurre le operazioni militari, ancora a Parigi, studia la strategia d’attacco alla città e decide di costruire una diga che bloccherà l’accesso via mare a La Rochelle. Tra fantasia e realtà, Dumas racconta la disposizione delle truppe del re che hanno accerchiato la città. Quanto al D’Artagnan storico cui si ispira il romanzo, che Dumas afferma essere in prima linea alla Pointe des Minimes, nel 1628 era ancora un ragazzo e non partecipò mai all’assedio. Così come il bastione di Saint Gervais, parte del sistema difensivo di La Rochelle, dove i moschettieri si incontrano per discutere tra loro, non è mai esistito.


(I portici di Rue du Minage)


Rivolgiamo un pensiero di affetto e gratitudine a Dumas che ci ha regalato un indimenticabile romanzo che ha accompagnato molte adolescenze e quei personaggi che, ancora oggi, ritornano nella memoria e magari nella attualità.

Anche Alessandro Manzoni pone l’assedio de La Rochelle quale elemento importante per lo sfondo storico de 'I Promessi Sposi'. In quel contesto, il grande scrittore voleva sottolineare l’estremo potere del Cardinale Richelieu, l’enorme influenza esercitata e la violenza con la quale represse non solo i difensori di La Rochelle, ma ogni altra rivolta popolare in Francia.

Terminato l’assedio con la capitolazione e con una vera ecatombe di abitanti, gli ugonotti superstiti dovettero emigrare e, tra loro, anche il sindaco Jean Guiton – c’è una sua statua nel centro città. La cinta muraria fu abbattuta ma, fortunatamente, sono state risparmiate le due possenti torri medievali che si ergono a difesa del porto vecchio.


(Deportati verso la Guiana - cartolina)


La Rochelle presto recupera la prosperità economica e si arricchisce attraverso traffici commerciali con il Canada e la Louisiana, almeno fino al 1763, quando la Francia perde le colonie nordamericane.

La città, inoltre, fin dalla fine del Cinquecento e fino al termine del Settecento fu un attivo centro nella tratta degli schiavi. Gli armatori della Rochelle si arricchivano a dismisura allestendo le navi negriere e, con l’aiuto di mercanti schiavisti in Africa, rastrellavano prigionieri lungo le coste del golfo di Guinea per portarli nelle Antille dove ottenevano in pagamento dai mercanti locali prodotti esotici di lusso, spezie e altro: un capitolo imbarazzante della storia cittadina e di altre città della costa come Nantes e Bordeaux, custodito negli archivi di La Rochelle, dai quali però emerge che l’entità di affari e guadagni è stata notevole e ne hanno guadagnato così gli abitanti come la città abbellita, nel suo centro storico, con magnifici palazzi e dimore lussuose che ancora esistono.


(La Cattedrale di Saint-Louis)


La Rochelle ospita tutt’oggi ben 291 edifici con almeno un monumento storico protetto ed è il terzo Comune con gli edifici più protetti in Francia dopo Parigi e Bordeaux. Sono tutelati molti palazzi, case, ville, edifici religiosi, chiese e scuole, nonché la Prefettura, il Municipio e le fortificazioni. Esiste una preziosa lista che li indica tutti, indirizzo incluso, che inizia con il Cafè de la Paix fondato nel 1793 come caffè militare. Restaurato nel 1931, ha mantenuto intatto l’arredamento Belle Époque, modanature e dipinti floreali sul soffitto, lampadari scolpiti e grandi specchi a parete. Ma la sua storia ha inizio assai prima, agli inizi del Settecento, con Anne Forestier protagonista. Torniamo indietro al 1709, quando una drammatica epidemia sconvolge La Rochelle. Non c’è più posto negli ospedali cittadini. Anne Forestier decide di accogliere in casa sua alcune donne da curare e le mantiene a sue spese. Il vescovo Etienne de Champflour le affida ufficialmente l’incarico di prendersi cura dei malati, garantendole i fondi necessari. Anne accetta e da quel momento si dedicherà a questo lavoro aiutata da altre donne volontarie. Acquista una grande casa sulla piazza dove accoglie i malati e fa costruire anche una cappella e nel 1723 la casa di Anne diventa un pio istituto sotto il titolo: “Ospedale per donne e ragazze povere, malate, istruzione per ragazze di famiglia e istruzione gratuita per ragazze povere a La Rochelle”.


(Il Cafè de la Paix)


Anne muore nel 1740. Durante la rivoluzione l’edificio viene assegnato all’Ospedale Generale Saint-Louis che in seguito lo venderà. La cappella viene trasformata in una sala per spettacoli - il Variety Theatre – e il resto diventa Il Caffè Militare. A metà Ottocento il Caffè viene ricostruito per diventare il Cafè de la Paix e verrà restaurato da A.Terral nel 1931 con arredamento e decori Belle Epoque. Oggi è sempre lì, affacciato sulla piazza, un elegante palcoscenico di storia e ricordi.


(Rue des Merciers)


Scoprire La Rochelle, tra vecchio e nuovo mondo, significa dedicarle almeno 3, 4 giorni di passeggiate scegliendo tra le molte chiese e edifici religiosi: la Cattedrale di Saint-Louis, la Cappella della Speranza, il Convento degli Agostiniani, il Convento delle Dame Bianche, la Chiesa di Saint-Sauveur. E ancora la Fontana della gogna, le fortificazioni e le torri: Torre delle Catene, Torre delle Lanterne, Torre Saint-Nicolas. Poi ci sono le porte, a cominciare dalla Porte de la Grosse-Horloge che dal Porto Vecchio porta all’interno della città. Apparteneva alle vecchie fortificazioni medioevali e costituiva l’ingresso in città. Nel XV secolo è stata trasformata in campanile.


(Street art nei pressi del porto)


C’è il vecchio mercato coperto della città che risale al XIX secolo, la casa di Enrico II, un elegante edificio in stile rinascimentale e il tribunale. Senza dimenticare i musei – interessantissimo il Museo del Nuovo Mondo - e, infine, ci sono palazzi e Hotel, questi ultimi, secondo il significato che viene loro dato in Francia, sono dimore nobili e grandi case. Ovviamente sono anche alberghi, in qualche caso, in passato soprattutto, palazzi dove si soggiornava per lunghi periodi senza servizio di ristorante.

Le torri massicce del porto vecchio, Saint-Nicolas e della Lanterna, le catene una volta tese per regolare il traffico di barche e navi e impedire l’eventuale ingresso di nemici nella città, il mare al di là: un colpo d’occhio indimenticabile nella quiete del tramonto, l’acqua calma, alcune barche, poca gente, potrebbe essere una visione d’altri tempi, magari un dipinto del Settecento.


(Quai Duperre e la torre del Grande Orologio)


Oggi mancano i pescatori, le reti, le barche pronte ad uscire in attesa della marea, il tutto sostituito da allegre banchine, il Quai du Carénage, il Quai Duperré e il Cours des Dames che invitano a passeggiare senza fretta, con una sosta per l’aperitivo al porticciolo di Le Minimes, il quartiere studentesco.

La Rochelle regala ancora qualcosa di speciale agli estimatori di George Simenon: i luoghi dove il romanziere ha fatto vivere i suoi personaggi, al di fuori di itinerari turistici, ricercando una singolare eredità che lo scrittore in 10 anni di vita tra La Rochelle e i suoi immediati dintorni ha regalato alla città.


(Villa Agnès, abitazione dei Simenon a La Rochelle in rue Jeanne d'Albret)


Simenon, belga di Liegi e grande viaggiatore, arriva a La Rochelle nel 1927 e scopre che in questa regione “..soprattutto verso il nord, c’è esattamente la stessa luminosità dell’Olanda. Una luminosità del cielo alla Vermeer…” Nel 1931 lascia Parigi e con la moglie va ad abitare a Marsilly nella campagna circostante La Rochelle e si installa in un palazzo di campagna del XV secolo tra mare e boschi e moltissimi animali che vivono nella fattoria. Qui nascono, oltre al figlio Marc, anche due dei romanzi più famosi, 'Liberty Bar' e 'L’ecluse n.1'. La coppia si trasferisce in città affittando un villino liberty, Villa Agnes in rue Jeanne d’Albret; cominciano a scoprire la città e a frequentare la società de La Rochelle, che offrirà più di un personaggio, idee e ispirazioni a diversi romanzi. Il professor Carel, per esempio, insegnante d’inglese, che lo aiuta un po' come segretario, possiede un elemento di attrazione assai più importante: ha ben otto figlie che saranno modello vivente per Simenon di 'La maison des sept jeunes filles', uno dei pochi romanzi senza omicidi né misteri, ma con i ritmi di una commedia cinematografica americana di quei tempi.


(Sulle tracce di Simenon alla Rochelle)


Spesso Simenon si sedeva al bar-brasserie La Pergola, dove si tratteneva a lungo osservando la spiaggia, i bagnanti, le belle ragazze, le coppie. È qui che rivivono alcuni dei suoi personaggi, come Anne e Marcel, gli innamorati del 'Train' in vacanza in Francia, come Geneviève e Albert Leloir che gustano ostriche e palourdes della baia sotto la bianca tenda. Lungo il mare, sul viale alberato del Mall – una città in sé dove c’è potere e ricchezza - si susseguono le belle ville protette da alti muri dove abitano alcuni personaggi dei suoi romanzi. Ad esempio, l’Amandine del 'Voyageur de le Toussaint' che, in una di queste ville, in una atmosfera quieta e lussuosa, riceve esponenti della ricca borghesia rochellese. La coppia Simenon ancora una volta cambia dimora, e si trasferisce nei dintorni di La Rochelle, a Nieul-sur-Mer, in campagna, in quella che lo scrittore definisce “..la casa dove avremmo voluto nascere..” Qui, in due anni, tra il 1939 e il 1940, Simenon scrive una dozzina di romanzi, tra i quali 'La vedova Couderc' e le due raccolte 'Histoire de France d’ailleurs'.


(Articoli su Simenon esposti al Cafè de la Paix)


Allo scoppio della guerra, Simenon non può tornare a Liegi ormai occupata, ma la sua stessa Ambasciata a La Rochelle gli chiede di organizzare l’accoglienza dei connazionali che fuggono dal Belgio invaso dai nazisti. Dimostrando una notevole capacità e concretezza organizzativa, con l’aiuto di diverse volontarie allestisce un efficiente campo profughi nei pressi della stazione, dove riuscirà a dare riparo, nutrimento e perfino lavoro a oltre 18.000 profughi belgi, italiani e spagnoli. Da questa esperienza trarrà materiale per 'Le Train' del 1960, uno dei suoi romanzi più avvincenti. Della guerra gli restano anche amarezze e tristi esperienze. Erano noti i suoi giovanili entusiasmi razzisti ed antisemiti, mentre il fratello, nazista convinto, si era rifugiato su consiglio dello stesso Simenon nella Legione Straniera, nelle cui file cadrà durante la guerra d’Indocina.


(Il relitto della lussuosa nave da crociera Le Champlain)


Quando nel 1940 hanno inizio i bombardamenti sul porto, Simenon con la famiglia abbandona La Rochelle per tornarvi solo occasionalmente. Porta con sé le opere scritte e l’immenso materiale raccolto durante quei dieci anni, che gli consentirà di illustrare la città e i suoi abitanti in un totale di 34 tra novelle e romanzi.

Osservatore e ascoltatore attento, il padre di Maigret assorbiva storie, caratteri, vizi e virtù della gente, frequentava le belle case borghesi di amici e conoscenti e viveva come un rochellese; frequentava con gli amici il Cafè de la Paix e si era perfino iscritto al Circolo di ping pong al piano superiore del caffè. Le sue frequentazioni includevano spesso anche le “maison de passe” o case di tolleranza. Aveva percorso strade e quartieri della città per situarvi storie, personaggi e delitti: rue du Minage, rue du College, rue Gargolleau, rue Rambaud, rue du Palais, rue des Merciers, rue Saint-Yon, tutte strade perpendicolari al porto, tra portici bassi, selciati e massicce arcate in pietra bianca, finestre chiuse e alla sera rari passanti. Luoghi ideali dove situare misteriosi assassini, delitti, lettere anonime, dove si muove M.Labbè, l’assassino seriale del romanzo 'Les Fantomes du Chapellier'. Ma è il porto il luogo iconico per eccellenza dove, nella nebbia di novembre sbarca Gilles Mauvoisin nel 'Voyageur de la Toussaint'; e qui nel porto viene ritrovato il cadavere di Oscar Donadieu: omicidio o suicidio?, nelle acque del porto il cappellaio getta il tubo di piombo, arma dei delitti da lui commessi.



Quai Valin, quai du Carenage, quai Duperrè da dove partono i condannati, racconta Simenon, carichi delle loro angosce e peccati, diretti a Ile de Rè e quindi alla Guiana. E ancora, in questo porto, i due amanti del 'Train' approfittano di un vuoto battello ormeggiato per fare l’amore ancora una volta, e, guardando le torri che sbarrano l’entrata del porto, esclamano “Nè passato né avvenire. Null’altro che un presente fragile che divoriamo e degustiamo tutto insieme”.

Questa è la Rochelle di Simenon, “una delle città che ho più amato”. La moglie, Tigy, partito Simenon da La Rochelle, resterà fedele alla città e continuerà ad abitare a Nieul-sur-Mer fino alla morte.


(Marc Beraud, presidente della Associazione degli amici di George Simenon)


Quel che resta alla Rochelle del grande romanziere non è molto. Ci sono i libri di Michel Carly, suo famoso biografo 'Simenon et les secrets de la Rochelle' e 'Simenon, le bonheur à la Rochelle', esauriti da tempo. Non esistono targhe, segnali, documenti ma c’è una 'Association Rochellais des amis de George Simenon' con Marc Beraud presidente, persona cortese e disponibile, pronta a fornire racconti, aneddoti e dettagli della sua vita a La Rochelle.

Vien fatto di domandarsi se oggi Simenon amerebbe in ugual misura la città facendone lo sfondo dei suoi romanzi. “No - dice Michel Carly, studioso e biografo di Simenon, senza esitazione - no, Simenon non si fermerebbe qui perché la Rochelle è diventata una città troppo turistica e lui detestava i turisti… Nel 1929 Simenon ha trovato qui un ambiente sociale e una dimensione umana perfetti per lui e per i suoi romanzi..”

Simenon non abita più a La Rochelle.

(per ulteriori info www.france.fr/it)

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