FARI
DI BRETAGNA
I SENTIERI
DELLA LUCE

(Faro di Saint_Mathieu - foto Roquex)

C’è un sentiero magico della luce che si srotola lungo le coste bretoni da Saint Malo fino al fondo della baia di Audierne e fino al Faro di Eckmuhl, uno dei più belli. Alto e imponente, è ancora in attività. Costruito alla fine dell’Ottocento in pietra, oggi è uno dei monumenti del patrimonio marittimo francese più visitati del Finistere. Questo sentiero è fitto di luci – i francesi a volte li chiamano “feu”, fuoco – perché la costa bretone si presenta con un affascinante disegno di anse e baie, falesie, scogliere e isole, dalle quali tenersi a distanza durante la navigazione notturna, ma fors’anche di giorno, in questi luoghi dove il mare è cosa seria.


(Il faro d'Eckmühl, Penmarc'h - foto el Funcionario)


Le luci, i fari, qui in Bretagna, sono davvero tanti; c’è la più alta concentrazione al mondo, con un numero record nel Finistere. Ma hanno tutti in comune un grave difetto: scale e scalini da salire – quando sono aperti al pubblico – per ammirare un panorama incredibilmente bello dall’alto dei 30, 40, 50 metri e oltre. Attratti dalla bellezza dei luoghi, restii ad affrontare i 200, 300 scalini, alla fine la curiosità supera le incertezze, si sale e si domina dall’alto un oceano che non è mai quieto.

La letteratura dantesca aiuta a 'definire' cose e situazioni: ci sono i fari di terraferma, quelli che marinai e guardiani chiamano “paradiso”, poi quelli situati su isole e isolette, detti “purgatorio”, e infine quelli interamente circondati dalle onde che, a ben ragione, meritano il nome di “inferno”.

Nel percorrere questa strada, tra sentieri e spiagge, albe e tramonti, mi hanno tenuto compagnia i ricordi di libri lontani come 'Cime Tempestose' e 'Taverna alla Giamaica', dove l’isola caraibica non c’entra nulla con la trama del racconto, salvo il nome. Atmosfere cupe, mari rabbiosi, correnti insidiose.


(Il Faro del Grand Jardin, di fronte a Saint-Malo - foto Unukorno)


Lasciata Saint-Malo, città corsara piena di storia e di bellezza, ho incontrato almeno 30 fari. E il primo è proprio lì, di fronte a Saint Malo, prossimo all’isola di Cezembre, sentinella della baia: il faro del Grand Jardin, monumento storico alla città. Costruito nella seconda metà del XIX secolo, è stato bombardato nella Seconda guerra mondiale e poi ricostruito. A più di trenta metri di altezza rivela in alto un bellissimo bassorilievo raffigurante Nettuno. È stato automatizzato nel 1982 e non è più aperto al pubblico. Dominique Sevin è stato il suo guardiano da quando aveva 21 anni, e racconta di aver sempre amato il suo lavoro e di non essersi mai sentito solo. Lavoravano tre guardiani in turni di 4 ore, cucinavano, scambiavano notizie radio con altri guardiani e avevano una serie di procedure da attuare per accendere prima del tramonto la grande lanterna con le luci rosse che entravano in funzione ogni 10 secondi su una distanza di circa 30 chilometri: “… è stato un lavoro indimenticabile….”

Ho visitato buona parte dei fari insieme con alcuni piccoli musei molto interessanti che contengono storie dei luoghi, curiosità, informazioni. A volte lontani, si ergono nella distanza, solitari e dedicati al mare, al fondo di una lunga passerella o circondati dalle acque. A volte sono integrati nel villaggio, poco distanti dalla chiesa, dal caffè, dal ristorante.

Arrivo al Faro di Cap Frehel sulla Cotes-d’Armor prossimo alla città di Plevenon.

Alto 30 metri, è anch’esso monumento storico, costruito all'inizio del XVIII secolo su istruzioni originali del grande architetto Vauban, poi ridisegnato nella prima metà dell'Ottocento e infine distrutto durante la Seconda guerra mondiale. L'attuale faro è stato costruito tra il 1946 e il 1950 interamente in pietra, ed è considerato uno dei cinque fari più potenti in Francia con una portata di oltre 50 chilometri. Il luogo è aperto ai visitatori da aprile all'inizio di novembre.


(Il faro di Cap_Frehel)


Questi percorsi possono essere fatti in macchina e con passeggiate a piedi o in bici per scoprire villaggi e paesi più vicini ai fari. In macchina arrivo a Erquy, sempre Cotes d’Armor, porto di pesca con un fiorente mercato del pesce famoso per molluschi e capesante – qui si vive al ritmo delle maree - e sede della stazione SNSM (Societè Nationale de Sauvetage en Mer) che fornisce assistenza e soccorso a persone e natanti. Non mancano un centro nautico, un club della vela, scuole, corsi e attività tutto l’anno. E non può mancare nemmeno il faro di Erquy, faro di terraferma, piccolo e con una lanterna di un bel rosso vivace.

In realtà a Erquy l’attrazione non è il faro ma il paese, dove passeggiare per le stradine di ciottoli di arenaria rosa, da non confondere con il granito! La pietra locale è il risultato della sovrapposizione di strati di sabbia risalenti, mi dicono, a 470 milioni di anni fa.

Si può fare una escursione al villaggio preistorico di Tu-es-Roc, a nord del borgo, dove si trovano le rovine di un corpo di guardia del XVIII secolo e di un antico forno per proiettili.


(Il faro di Erquy - foto © Office de tourisme d'Erquy)


Dal porto parte un sentiero lungo le scogliere rosate in un susseguirsi di spiagge e calette tra le più belle della costa bretone settentrionale.

Si arriva alla baia di Saint-Brieuc, classificata come riserva naturale, che ospita circa 50.000 uccelli migratori, che si estende per 800 km2 tra l' arcipelago di Bréhat e il capo Fréhel. È la quinta baia del mondo per ampiezza delle maree (più di 13 metri). In particolari condizioni il mare arriva a ritirarsi anche di sette chilometri. Qui c'è il Faro de la Pointe a l’Aigle, messo in servizio nel 1857, allora alimentato a olio minerale, per rendere il porto di Leguè – oggi “port de plaisance” - accessibile soprattutto nelle ore notturne.

Siamo sempre sulla Cotes d’Armor. Il centro antico della città di Saint-Brieuc, città vivace con eventi culturali e sportivi, situato a pochi minuti dalla baia, è notevole: case a graticcio del XV e XVI secolo, una cattedrale fortificata, la chiesa di Saint-Étienne, costruita dal XIII al XVIII secolo. Quest'ultima testimonia l'evangelizzazione della città e l’attenzione per l'aspetto difensivo degno di un castello. All’interno della cattedrale c’è la pala d'altare dell'Annunciazione del XVIII secolo, un coro in stile anglo-normanno del XIV secolo e un organo del XIX secolo con bellissime sezioni in legno intagliato. Presso il Museo d' Arte e Storia di Saint-Brieuc – da visitare – ci sono notevoli collezioni d'arte e di etnologia, di archeologia subacquea, del patrimonio marittimo in generale, di tessitura e artigianato...

Da non perdere una passeggiata nel porto di Le Légué, il quinto della Bretagna, che a luglio ospita un importante festival marittimo.


(Il Port de plaisance)


Partendo dalla torre di Cesson, vestigia di una fortezza, il sentiero degli uccelli vi condurrà alla più grande riserva naturale della regione e alla spiaggia del Valais. E, come per molte regioni e cittadine della Francia, anche Saint-Brieuc è considerata destinazione gastronomica europea d'eccellenza.

Di faro in faro, lungo le strade della Cotes d’Armor si dipana un percorso ricco di sorprese. Quando le spiagge e quando le scogliere, con sentieri non troppo impervi, paesi e villaggi dove c’è sempre qualcosa da scoprire, porticcioli e marine dove assaggiare ostriche e altri piatti al profumo di mare. Caffè, ristoranti, B&B, alberghi e campeggi non mancano mai.

Risalendo la baia di Saint-Brieuc ci sono promontori e punti di osservazione, ventosi sì, ma affascinanti, come Pointe de Roselier e Pointe de Pordic.

Prima di raggiungere l’altra punta di Beb de Vir, di fronte alla punta di Semaphore, si viene in vista degli isolotti rocciosi di Saint Quay, a meno di 2 chilometri dalla riva e raggiungibili in barca o in kayak: un paradiso per i pescatori che tra le rocce trovano aragoste, granchi, vongole, ostriche, mandorle e gamberi. È un piccolo altipiano roccioso caratterizzato da una piccola casa bianca e rossa, che in realtà è il faro dell'Île Harbour che risale al 1850, nato per segnalare il pericolo dei molteplici scogli e l’ingresso alla rada di Portrieux.


(Il faro de l'Île Harbour - foto da thewideopenspace)


È l'unico faro con vegetazione. È stato presidiato fino al 1891 ed è ora automatizzato. Si dice che Jean Dufour, uno dei guardiani all'inizio del XX secolo, abbia trasformato il recinto in un orto e abbia iniziato a decorare i muretti e le scale con motivi geometrici di conchiglie. Alla fine della rampa di accesso, due pilastri di granito rosa sono scolpiti con un'ancora navale e la stella del servizio del faro.

Superata la punta di Bec de Vir, di spiaggia in spiaggia e da un promontorio all’altro, tra un gamberetto e un’ostrica, si arriva in vista del faro de l’Ost-Pic, un’altra struttura storica con il fascino d’antan. Nell’agosto del 1890, una petizione dei marinai e degli armatori di Paimpol chiedeva la costruzione e l'accensione di un faro sull'isolotto di l'Ost Pic per segnalare l'ingresso nella baia di Paimpol di notte alle navi provenienti da est o da nord della baia di Saint-Brieuc. I progetti precedenti erano stati tutti rifiutati. Infine, la lanterna venne costruita tra il 1893 e il 1894 e accesa all'ingresso dell'insenatura di Paimpol, sullo scoglio l'Ost Pic, una roccia nuda rivolta verso la terraferma e più precisamente verso la Pointe de Bilfot, a 1.300 metri di distanza. Il faro integrava quello di Pors Don, acceso nel 1880 ma ancora inadeguato per avventurarsi nella baia di Paimpol dal mare aperto. Il faro è stata il primo in Francia ad essere affidato a una coppia di guardiani. Venne automatizzato nel 1911, distrutto dai tedeschi nel 1944, ricostruito e riacceso nel 1948. La lanterna l'Ost Pic è rivolta verso la costa e ricorda in modo simbolico la storia marittima della regione del Goëlo e gli inizi della segnalazione marittima, quando il campanile di Plouézec e il mulino a vento di Craca erano utilizzati come fari e vedette.


(Il faro de l'Ost Pic - foto di Rüdiger Wölk, Münster View)


Al di là della sua storia e dell'evoluzione delle tecnologie di navigazione, il faro è un richiamo a tutte le storie di coraggio e di resistenza vissute in mare e offre una testimonianza silenziosa ma fondamentale delle sfide affrontate dall’uomo.

Alla ricerca di altri “feu”, a pochi chilometri da Paimpol, seguendo la Cotes d’Armor, si raggiunge la punta del promontorio Arcouest, di fronte all’isola di Brehat. Un piccolo arcipelago formato da due isole più grandi e qualche isola minore, che si raggiunge in dieci minuti di barca. Qui si entra in un’altra dimensione.

Niente automobili, piuttosto biciclette; è soprannominata “l’isola dei fiori” e possiede una vegetazione lussureggiante grazie a un microclima dolce – alberi di fichi, mimose, ortensie, eucalipti. Vanta un patrimonio di splendide case in granito rosa. Rocce rosa, spiagge rosa e mare blu, curiose formazioni rocciose di arenaria arancione. Paradiso, si, ma non in luglio e agosto quando il numero dei turisti sale a circa 3000 al giorno. Il faro di Paon, costruito a metà Ottocento, si trova nella parte nord dell’isola grande, più selvaggia tra pascoli e brughiera. Da vedere il Mulino ad acqua di Birlot. Nella parte sud dell’isola c’è il Borgo e la piccola chiesa di Saint Michel del XVI secolo. Da non dimenticare una visita alle Vetrerie di Brehat, installate in una antica cittadella militare a pochi passi dal mare. Ancora oggi in piena efficienza grazie a bravissimi artigiani dal “soffio magico”.


(Il faro di Paon)


Ma qui a Brehat ci sono altri fari: il primo è Rosédo, che indica l'ingresso del fiume Trieux. Costruito nel 1862 e incorporato in una casa, automatizzato nel 2007, accanto a un semaforo di oltre trenta metri di altezza costruito nella seconda metà del XIX secolo. Il faro di Bodic è il secondo, una strana costruzione a forma di missile: nasce nel 1879 e si trova lungo l’estuario del Trieux. Come molti altri fari è stato distrutto durante la Seconda guerra mondiale e poi ricostruito. Infine il faro Men-Joliguet Tourelle, di un bel colore giallo, che sembra un pezzo del Lego, e il faro di Heaux de Brehat, uno dei più antichi della costa francese, costruito in mare aperto su un isolotto a una decina di chilometri dall’isola.

I lavori iniziati nel 1834 furono completati nel 1840, la lanterna doveva segnare l'estremità occidentale della baia di Saint-Brieuc e garantire la navigazione. Circa 57 metri di altezza, è automatizzato e non è visitabile.

Mi fermo a Brehat per qualche giorno – non di soli fari vive il viaggiatore ….. e continuerò il percorso ricercando fuochi e lanterne lungo questa bellissima costa.

 

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