Nepal. Un turismo dalle radici antiche. Nell’immaginario occidentale è la sfida all’Everest, la bellezza delle enclave artistiche e artigianali, la scoperta di tradizioni locali intatte nei secoli, un mare di festival. Soprattutto, è la suggestione esercitata sulle nostre nevrosi urbane da un popolo che si presenta mite e gentile, di una spiritualità saldamente innestata nei culti induista e buddhista.
Nel 2020 il Nepal si era appena rialzato da un terremoto devastante: 25 aprile del 2015, oltre novemila morti, danni stimati in dieci miliardi di dollari, città e monumenti semidistrutti. E chi non ricorda le immagini del campo base dell'Everest spazzato via dalla valanga? In quel 2020, ribattezzato ambiziosamente anno del VisitNepal, l’obiettivo turistico dichiarato fu raggiungere 2 milioni di visitatori da tutto il mondo, e incrementare la spesa giornaliera del singolo arrivo fino a 75 dollari. Nel 2019, i turisti erano stati 1.200.000, con un incremento del 3% rispetto al 2018, e anche il mercato italiano cresceva, da circa 15 a oltre sedicimila persone rispetto al 2018.
Poi arrivò il colpo del Covid, e il flusso turistico si prosciugò: dall’Italia, per dire, in 24 mesi scese fino a poche centinaia di visitatori. Tre anni dopo la pandemia, ancora una volta il Nepal si è rimesso in piedi esercitando una lunga abitudine alla resilienza, e oggi prova a consolidare la rete di relazioni internazionali che già aveva aiutato il turismo nazionale fra catastrofi e sciagure. Con questo compito assegnato dal governo, una delegazione di dirigenti del settore guidata da Binod Prakash Singh, segretario al Ministero del Turismo - gli altri componenti: Narayan Prasad Regmi, Khadga Bikram Shah, Kundan Sharma Mishra - è in questi giorni in Italia, chaperon con 'Avventure nel mondo', nello spazio 'L'angolo dell'avventura' di Testaccio a Roma, il console onorario Paolo Nugari (il Nepal non ha un'ambasciata nel nostro paese).

Intanto, da dove si riparte dopo l'ennesima frenata di inizio millennio? Nel 2024 gli arrivi sono stati 1.147.567, quasi del tutto recuperando il gap con il 2020, l'anno delle grandi speranze. India, Stati Uniti e Cina contribuiscono con oltre centomila presenze ciascuno, seguite da Regno Unito, Bangladesh, Australia e Thailandia. Nel complesso il bacino asiatico pesa per oltre il 60 per cento, l'Occidente è una prateria con ampi margini di conquista. Anche le presenze italiane sono risalite a 14.474 unità, 12% in più rispetto all'anno scorso e poco lontano dai livelli del 2020: il 62,5% sceglie il Nepal per viaggi di tipo 'generalista', il 15,2% per il trekking, il 13,1% per pellegrinaggi e esperienze spirituali.

Le attrattive che vengono alla mente sono ovviamente quelle che già accennate: gli Ottomila e i trail himalayani del Nord, i templi buddhisti da Boudhanath a Pashupatinat, l'artigianato dei tessuti e il lavoro prezioso di intagliatori, scalpellini, pittori, i sette siti Patrimonio Unesco.
Ma le sorprese sono più ricche di così, e impressiona - in un paese come l'Italia, che quanto a territorio è il doppio del Nepal - l'offerta di natura e paesaggi ancora intatti e non antropizzati: sei aree di conservazione naturale (la più celebre l’Annapurna), dodici parchi nazionali fra cui primeggia il Sagarmatha con l'Everest, trekking a piedi e in bici ad altitudini che variano dai 60 metri delle Lowlands ai tremila metri della parte centrale del paese, i rafting e il volo in condizioni solitarie e impervie.

Infine, una fauna stupefacente, che va oltre i molto celebrati rinoceronti dal corno singolo, gli elefanti e le tigri: 319 specie di orchidee, 5160 specie di fiori, 867 specie di uccelli. Ma, soprattutto, 651 specie di farfalle: una sorta di sigillo leggiadro a questo mondo fuori dal nostro mondo, dove vive la Kumari, la dea bambina vestita di rosso.