Ci sono voluti quasi 50 anni e il coraggio oltre che la professionalità di tanti, ma nei giorni scorsi la Corte Suprema del Cile ha emesso la condanna definitiva contro 46 agenti della famigerata Dina, la polizia segreta del dittatore Augusto Pinochet che ha rapito, torturato e assassinato centinaia di oppositori politici negli anni dal 1973 al 1990. In questo caso la condanna è stata comminata per il rapimento, la tortura e l’assassinio dei massimi dirigenti del Partito comunista del Cile avvenuti nella “casa trappola per topi” di calle Conferencia 1587 a Santiago nel maggio del 1976, con un tragico secondo tempo nel novembre successivo quando venne arrestato, torturato e poi assassinato il vice segretario del Pc Victor Diaz.
È la vittoria postuma di due personalità straordinarie della resistenza cilena, Gladys Marin e Eduardo Contreras. Tra i desaparecidos di Calle Conferencia c’era anche il marito di Gladys, Jorge Muñoz, che era rimasto in Cile anche se la moglie era dovuta fuggire in esilio in quanto figura conosciutissima. Era stata la segretaria della Gioventù comunista fino al golpe ed era popolare per le sue idee aperte e i suoi rapporti con il mondo intellettuale, con i cantanti impegnati e per la sua intensa attività pubblica. Anni dopo aveva chiesto alla Direzione del Partito di tornare clandestinamente in Cile e lo aveva fatto, diventando la segretaria nel Paese, mentre in esilio il segretario nazionale era Luis Corvalan.
Ma in quel tragico maggio del 1976 la Dina aveva scoperto, torturando e minacciando vari militanti del Pc, che la Direzione interna si sarebbe riunita nell’appartamento di un simpatizzante, in calle Conferencia 1587. Erano entrati vari agenti, avevano costretto la famiglia a comportarsi normalmente, ma a mano a mano che arrivavano i componenti della direzione li arrestavano e li portavano via. Si chiamavano Mario Zamorano, Jorge Muñoz, Uldarico Donaire, Jaime Donato Avedaño, Elisa Escobar Cepeda, Lenin Diaz Silva. A novembre fu la volta di Victor Diaz che era scampato alla prima raffica di arresti, ma che venne individuato nella casa di una famiglia di simpatizzanti. Tutti assassinati e scomparsi, anche se poi il destino di alcuni di loro è stato chiarito.

A 20 anni sono stati condannati i due più alti ufficiali, Pedro Espinoza e Miguel Krassnoff, per altro già condannati in altri processi per differenti casi di sequestri, torture, assassinii. È una vittoria postuma di Gladys Marin e del suo avvocato Eduardo Contreras perché il 12 gennaio 1998 i due si recarono al Palacio de los Tribunales di Santiago del Cile e presentarono una “querella criminal” contro Augusto Pinochet che era ancora Comandante delle Forze Armate. Eduardo per me era un fratello, lo avevo conosciuto a Cuba, poi in Messico. Così quando lessi la notizia gli telefonai. “Non hai paura?” “Sì, ma andava fatto, per ragioni politiche ed etiche” “E Gladys?” “Gladys aveva le lacrime gli occhi. Mi ha abbracciato e mi ha detto: Eduardo, stiamo cambiando la storia”.
Tutti pensavano che quella denuncia sarebbe finita in un cassetto. Arrivò invece sulla scrivania di Juan Guzman Tapia, che era un uomo di destra, ma prima di tutto un magistrato integerrimo. E cominciò una inchiesta che ha portato negli anni seguenti in carcere tanti torturatori e assassini, compreso Pinochet finito in una prigione di Londra per qualche tempo sulla base di quelle accuse. Qualche anno dopo Gladys Marin, che nel frattempo era diventata segretaria nazionale del Pc, si ammalò di un tumore e morì. I suoi funerali, il saluto popolare alla massima dirigente di un partito comunista ormai non più molto numeroso, sono stati i più grandi riservati ad un politico nella storia del Cile. Meno di un anno fa è morto anche Eduardo Contreras, che in questi decenni è diventato uno degli avvocati dei diritti civili più competenti e stimati dell’America latina. Certo, vittoria postuma quella di Gladys e di Eduardo, ma pur sempre vittoria.