QUEI GIORNI
IN NICARAGUA
IL SANDINISMO
E CARDENAL

(L'insurrezione di Leòn, 1979)

Il 20 gennaio compirebbe 100 anni Ernesto Cardenal, nicaraguense e uno dei grandi poeti latinoamericani. Ma non solo. Sbarcò clandestino a Cuba nel 1978 per partecipare al Premio letterario Casa de las Americas. L’allora ambasciatore italiano, appena arrivato all’Avana, mi telefonò. “Ma chi è questo Cardenal di cui tutti parlano?” “Un sacerdote, un poeta, un guerrigliero” gli risposi. “Le tre cose peggiori che possano capitare ad un uomo” sbottò il nostro diplomatico.

Cardenal però è stato un grande protagonista della vita latinoamericana, scomodo al punto da essere per due volte ripudiato dai suoi stessi correligionari, dalla Chiesa e dal governo del Nicaragua.


(Ernesto Cardenal)


Sull’isola di Solentiname nel grande lago Nicaragua aveva creato nei primi anni ’70 una comunità di pescatori e contadini che pregavano insieme, imparavano a leggere e a scrivere, a disegnare, a fare musica. Avevano persino scritto e disegnato il Vangelo di Solentiname e quando i soldati del dittatore Somoza intervennero per distruggere tutto, molti entrarono nel Fronte sandinista di liberazione nazionale, a cominciare dallo stesso Ernesto.

In quel 1978 a Cuba credo di essere stato uno dei primissimi europei ad intervistarlo. Piccolo e magro, un eterno basco in testa, autorevole esponente della Teologia della Liberazione, il movimento di sacerdoti e fedeli che in America latina lottavano con i poveri, mi sorprese. Gli avevo domandato: “Ma è possibile per un sacerdote essere guerrigliero?” Lui con un sorriso triste: “La Chiesa non ha mai condannato la guerra, perché dovrebbe condannare la guerriglia? E poi se ha fatto santo re Luigi di Francia morto per liberare il sepolcro di Cristo, dovrebbe fare santo Che Guevara, morto per liberare il corpo di Cristo, i poveri”.

Quando i sandinisti nel 1979 sconfissero il dittatore Somoza, ben 4 sacerdoti divennero ministri. Ernesto Cardenal alla cultura, suo fratello Ferdinando all’Università, Manuel D’Escoto agli esteri, Edgar Parrales al benessere sociale. Li incontrammo nel 1981 quando Enrico Berlinguer visitò il Nicaragua.


(Contras)


Ernesto era un grande poeta, che si ispirava a Thomas Merton. Ha scritto poesie piene di ironia, di impegno sociale, di ispirazione religiosa, di ammirazione per il cosmo e l’ambiente. La sua opera più famosa ed emozionante è “Orazione per Marilyn Monroe” che comincia così: “Signore/, accogli questa ragazza conosciuta in tutta la terra con il nome di Marilyn Monroe/, anche se questo non era il suo vero nome./(Ma Tu conosci il suo vero nome, quello dell’orfanella violentata a 9 anni/ e la piccola commessa che a 16 anni aveva voluto ammazzarsi) e che adesso si presenta davanti a Te senza nessun maquillage”. Marylin fu trovata nel letto, morta, con in mano il telefono. La poesia chiude così: “Signore/ chiunque fosse quello che stava per chiamare/ e non chiamò (e forse non era nessuno/ o era Qualcuno il cui numero non sta nella Guida Telefonica di Los Angeles)/ rispondi Tu al telefono”.

Lui poeta, persino candidato al Nobel, come ministro si occupò prima di tutto di alfabetizzare la gran parte dei nicaraguensi che non sapeva né leggere né scrivere.


(L'ammonizione di Wojtyla a Cardenal)


Nel 1983 la sua immagine fece il giro del mondo. Papa Giovanni Paolo II arrivò a Managua e il sacerdote Ernesto gli si inginocchiò per baciargli l’anello. Wojtyla invece lo scostò e con l’indice minacciosamente alzato contro di lui lo sospese a divinis perché era diventato ministro ed era esponente della Teologia della Liberazione. Passarono decenni e tre papi fino a quando Francesco lo ha riportato a pieno titolo nel sacerdozio, cancellando quell’affronto. Ormai Cardenal era molto vecchio, ma accolse con gioia la riparazione.

Gli è andata molto peggio con il sandinismo. Quando si è accorto che Daniel Ortega e sua moglie Rosario Murillo stavano abbandonando le idee della rivoluzione e si trasformavano in autoritari e repressori dei loro stessi compagni, Cardenal li ha criticati e ne è stato contraccambiato con l’ostracismo e la scomunica civile. Con un atto deplorevole e vergognoso gli Ortega hanno organizzato una sorta di manifestazione di ripudio persino ai funerali di Ernesto. Non a caso i cento anni di Cardenal vengono ricordati con grandi manifestazioni in Messico e in Spagna, ma non nella sua Nicaragua. In attesa che a Managua ci sia anche un presidente come papa Francesco.

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