CUPOLE BLU
DI TAMERLANO
SAMARKANDA
LA MAGICA

Dopo circa venticinque anni, con grande piacere e molta curiosità, torno in Uzbekistan.

La mia prima visita, nel mese di settembre, cominciò a Samarkanda. Una full immersion di incredibile bellezza e serenità: ore nove del mattino, un’aria fresca e trasparente, sole pieno che illuminava i monumenti del maestoso Registan, un complesso di edifici nel cuore della città che appartiene al patrimonio architettonico islamico mondiale. Il sole batte su una immensa distesa di decorazioni, piastrelle e tessere di mosaico nei colori del blu, azzurro, celeste che creano disegni geometrici. Cupole e minareti si stagliano contro il cielo azzurro. Nella prima mattina mi godo la scoperta e la magia del silenzio. Sulla piazza ci sono forse quindici persone, allora, 25 anni fa……


(Registan, la madrasa Shir Dor)


Al mio ritorno, adesso, tanto tempo dopo, ore otto di sera e appena arrivata, il richiamo del Registan è irresistibile. Mi tuffo in una discreta folla di visitatori che ammirano e fotografano sotto la luce dei fari. Ci sarebbe anche la luce di una bella luna piena, ma non basta…

Felice di rivedere uno dei luoghi più belli al mondo, non posso negare di sentirmi un po' stretta tra la gente.

Le tre madrase, scuole coraniche, sono aperte e i negozietti per turisti quasi tutti chiusi. Sì, perché la madrasa contiene le aule dove si svolgono le lezioni e le celle che ospitano gli studenti, ma oggi questi spazi allineati lungo il perimetro interno della madrasa, ospitano piccoli negozi di souvenir… un cambiamento duro da digerire.


(Registan, la cupola di Tyllia Kari)


Mi godo la visita delle tre madrase, tre e non quattro, il numero tre racchiude la perfezione. Il quadrilatero che ospita i monumenti ha un lato libero, quello di accesso alla piazza, offrendo una superba visione del complesso. Sul lato ovest la Madrasa di Ulug Beg, nipote di Tamerlano, la più antica, costruita nel 1417 dallo stesso Ulug Beg: astronomo, filosofo, matematico e anche re dell’impero timuride ereditato dal padre.

Qui almeno cento studenti seguivano corsi legati non solo all’Islam e alla teologia ma anche alle scienze. Esiste una madrasa “sorella” costruita a Bukhara. Quando Ulug Beg iniziò a edificare la madrasa fece anche costruire una khanagha – ostello per i dervisci erranti – di fronte e un caravanserraglio al centro della piazza. Un secolo dopo, l’emiro della città Yalangtush Bakhadur, in cerca di immortalità, fece abbattere le due costruzioni per rimpiazzarle con altre due Madrase fatte a somiglianza di quella dedicata a Ulug Beg: la Madrasa Shir Dor e la Madrasa Tillya Kari.


(Registan, la madrasa di Ulug Beg)


La prima edificata tra il 1619 e 1636, posta di fronte a quella di Ulug Beg e assai simile, non rispetta il divieto islamico di non raffigurare esseri viventi. Shir Dor significa “dei leoni” e infatti al di sopra del portale di ingresso si distinguono le decorazioni di due leoni, sembrano piuttosto tigri, con un sole alle spalle. Forse un richiamo al simbolismo zoroastriano.

La Madrasa Tillya Kari viene costruita successivamente per chiudere lo spazio tra i due altri edifici che si raffrontano sulla piazza. Ha una facciata lunga e assai decorata ma è l’interno a mostrarsi stupefacente, con i soffitti decorati in foglia d’oro.


(Il cortile interno di una madrasa)


Ci torno ancora al mattino per godermi la vista della piazza alla luce del sole, ma devo condividere lo scenario con qualche centinaio di persone. È comprensibile, l’Uzbekistan non è più meta poco nota e poco frequentata dal turismo. Me ne vado con le immagini di oggi e le atmosfere di allora.

La mia guida Katia è molto brava, simpatica e partecipe nel suo lavoro. Russa, sposata con un tagiko, ha due bambini e parla molto bene l’italiano studiato in Italia.

Mi racconta di Samarkanda e delle sue alterne vicende ed eventi estremi. Esiste un nucleo originario noto con il nome di Afrasiab dove si conservano alcuni resti archeologici che andremo a visitare.


(Le tre madrase)


Fondata tra il VII e il V secolo a.C., era capitale dell’impero Sogdiano – Sogdiana o Sogdia era una regione storica dell’Asia Centrale collocata nella Transoxiana, area al di là del fiume Oxus oggi Amu Darya. È assai difficile delineare demarcazioni nette nei territori di allora, per cui i confini assumevano piuttosto connotazioni di tipo culturale rispetto alla presenza di altre civiltà limitrofe. Sogdiana corrispondeva all’attuale Uzbekistan meridionale e al Tagijkistan occidentale e, nei secoli, vi si è sviluppata una importante civiltà di lingua e cultura iranica a partire dal VII secolo a.c. fino al X secolo d.c.


(Il viale della Necropoli)


Tra guerre e conquiste questo territorio è stato soggetto agli Achemenidi, dinastia di origine persiana; fu poi conquistato da Alessandro Magno nel 329 a.c. Conobbe lunghi periodi di declino, arrestatisi nel III secolo grazie al fiorire della Via della Seta che favorì nuovi insediamenti, commerci e prosperità. Poi ancora una volta una conquista, quella araba nel 712, che impone l’Islam e costruisce la prima moschea, mentre lo sviluppo di Samarcanda subisce una battuta di arresto e la città diventa l’avamposto della espansione araba contro l’impero cinese.

Dal IX secolo in poi, sotto il regno Samanide nato dalla vecchia aristocrazia persiana, Samarkanda riprende la strada dello sviluppo, altri palazzi vengono costruiti, il sistema dei canali viene ampliato per provvedere al fabbisogno idrico della città che diventa fertile e verde.


(La tomba di Tamerlano e altri sarcofaghi)


Ma pace e benessere sono di breve durata, perché l’arrivo di Gengis Khan nel 1220 è devastante: palazzi rasi al suolo, incendiata la moschea, larga parte della popolazione sterminata.

Come l’araba fenice Samarkanda risorge dalle ceneri in attesa del grande condottiero Tamerlano, Temur lo zoppo, che nel 1370 la sceglie come capitale del suo impero al posto di Shakhrisabz, suo luogo di nascita, situato a breve distanza.

Tamerlano farà per Samarkanda quello che i Medici fecero per Firenze. La città per molti anni fu un cantiere dove lavoravano i migliori artigiani e architetti del tempo.


(L'Astrolabio di Ulug Beg)


Bella e maestosa, alla morte di Tamerlano nel 1405 viene “ereditata” dal nipote Ulug Beg, famoso astronomo e re dell’impero Timuride, sotto il quale vivrà un periodo d’oro proseguito fino al millecinquecento, quando il declino della Via della Seta e varie vicissitudini politiche determineranno il suo declino e degrado.

Nel 1860 l’impero zarista la conquista e la sottomette. E di Samarkanda, principale città della Transoxiana, non restano che i fantasmi.


(Il mercato alimentare nel Gran Baazar)


La colonizzazione russa ha certamente cambiato, anche stravolto, l’aspetto della città. Visitando i resti di un passato grandioso le moschee vivono accanto a palazzoni moderni con un effetto straniante. Le corse in macchina da un luogo degno di nota all’altro da visitare attraversano una città verde, pulita, con un ricco mercato alimentare all’aperto.

Mi domando se Samarkanda ancora mantenga il suo splendore evocativo di un passato grandioso o se sia diventata una rappresentazione di ciò che è stata.

Non c’è dubbio che soltanto grazie ai molti anni di presenza russa i molteplici siti della città siano stati salvati, ricomposti e restaurati secondo le immagini del passato; così come la città è stata modernizzata e inserita in un ciclo di progresso industriale.


(Il mercato)


Prima della Rivoluzione di Ottobre la piazza del Registan – che significa “il posto della sabbia” – ospitava un mercato vivace ed affollato. I bolscevichi spostarono il mercato per utilizzare lo spazio per comizi e cerimonie, ma ebbero anche l’innegabile merito di restaurare l’intero complesso.

Torno alla mia visita insieme con la guida, commentando le parole di Dante nel primo canto del Purgatorio “Dolce color d’oriental zaffiro”. Il blu colore legato all’Oriente, e blu e turchese sono le bellissime cupole a costoni di Tamerlano.

Visito la piccola Casa Museo di Sadriddin Ayni, importante scrittore tagiko e presidente del Tagjikistan che visse a lungo a Samarkanda. L’abitazione tradizionale è interessante per i dettagli dell’arredamento.


(Il complesso di Bibi Khanum)


Ci trasferiamo al complesso di Bibi Khanum, una delle nove mogli di Tamerlano, forse la preferita, per la quale il sovrano fece costruire con ogni sfarzo una moschea che all’epoca era considerata una delle più grandi e splendide del mondo islamico. Purtroppo, a fine Ottocento, un terremoto la distrusse quasi interamente. Grazie ai restauri oggi resta l’ingresso principale e tre cupole ricoperte di tessere.

La più importante meta di pellegrinaggio in città e in tutto il paese è il grande complesso funerario di Shaki-Zinda, o Tomba del re vivente. Un lungo viale molto suggestivo, fiancheggiato da piccole tombe e mausolei fatti erigere nel tempo da famiglie della aristocrazia cittadina per dare sepoltura a nobili e dignitari, l’uno diverso dall’altro e diversamente decorati secondo il gusto personale. Anche questo sito fu fatto costruire da Tamerlano, mentre il nipote Ulug Beg fece erigere il portale di ingresso nel 1434. In una tomba riposano due nipotine di Tamerlano e l’iscrizione recita “qui è stata persa una perla preziosa”. Un altro mausoleo ospita forse la balia di Tamerlano. I decori sono sofisticati e ricercati, con vetri colorati, dipinti e decorazioni sul soffitto.


(Il complesso funerario di Shaki Zinda)


Da non mancare il piccolo mausoleo a pianta ottagonale di Gur-i-Amir sormontato da una cupola azzurra dalla superficie scanalata. Qui è sepolto Tamerlano, sotto un enorme blocco di giada verde scuro, con due dei suoi figli, un nipote e il suo maestro Mir Said Baraka, sembra, discendente di Maometto.

Questo mausoleo è importante nella storia della architettura islamica perché servì da modello per le tombe moghul di Delhi e, soprattutto, per il meraviglioso Taj Mahal di Agra, costruito dai discendenti di Tamerlano.


(Il Mausoleo di Gur-i-Amir)


Fuori città, mi restano ancora due siti importanti da visitare: Afrasiab, l’antica Marakanda, gli scavi e il Museo di storia assai interessante e l’Osservatorio su tre piani di Ulug Beg, l’astronomo e scienziato che lo fece costruire, durante il suo regno. Oggi resta solo una parte dell’astrolabio. Situato su una collina dalla quale si ha una bella vista sulla città vecchia, il sito è stato scoperto solo nel 1905 grazie alle ricerche di un caparbio russo che ha chiesto di essere sepolto poco distante.

Storie, miti, leggende restano tutti legati alle molte bellezze di Samarkanda da scoprire con calma e curiosità. Una storia lunghissima, le date a volte confuse, ma la certezza di una grande cultura che ancora aleggia in questi luoghi.

(2. continua)



1 / UZBEKISTAN

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