MILANO
VERDE
E LE CITTÀ
GIARDINO

A sorpresa, in giugno, Milano odora di gelsomini. Scendono dai balconi a grappoli o si avviticchiano ai cancelli avviluppandoli, e inebriando con il loro profumo il passante che si accinge a esplorare un quartiere, o meglio un intreccio di due quartieri, nati non dal caso ma da un’idea.



Siamo nella zona nordorientale di Milano dove si intersecano il quartiere della Maggiolina, secondo alcuni il primo esempio di città giardino in Italia, concepito all’inizio del secolo per offrire una possibilità di vita a misura d’uomo con casette basse immerse nel verde, e il Villaggio dei giornalisti, sorto poco dopo (a partire dal 1911) e che in parte vi si sovrappone. Questi quartieri sono ora parte integrante della città, ma un secolo fa l’area si trovava ai margini di Milano e apparteneva al comune di Greco (inglobato nella città nel 1923). Tra l’altro, non lontano da qui si trova la via Gluck resa mitica da Adriano Celentano. Il passato rurale trapela ancora nell’abbondanza di spazi verdi e nella quiete delle stradine.



L’atmosfera è davvero idilliaca; alle fantasiose villette liberty si alternano palazzine di vaga ispirazione neo-medievale, stabili in stile eclettico che si estendono al massimo su due-tre piani, piccoli condomini di appartamenti nei più vari stili architettonici, ma sempre luminosi e proiettati verso lo spazio esterno con un tripudio di balconi, terrazze, giardini.

Pur nella diversità architettonica vi sono alcuni elementi decorativi ricorrenti che si configurano come Leitmotiv.

Nell’insieme si crea una originale armonia, che rende la passeggiata in questa zona estremamente piacevole. La sensazione è quella di una piccola utopia miracolosamente realizzata senza che si trasformasse in antiutopia.



Ogni tanto si è colpiti da qualche bizzarria architettonica, come nel caso delle case igloo, note anche come case “zucca”. Di pianta circolare, su due piani, furono ideate nel 1946 dall’architetto Mario Cavallè. Inizialmente ne furono realizzate dodici, ma ora ne rimangono otto, di cui alcune fortemente modificate rispetto al progetto originario, destinato, nel periodo del dopoguerra, ad accogliere gli sfollati le cui case erano state distrutte dai bombardamenti con alloggi provvisori che assolvessero le funzioni basilari necessarie.



Fu sempre l’architetto Cavallè a progettare e far costruire accanto alle case igloo, in quello stesso periodo, due abitazioni ancora più stravaganti, le case “fungo”, che vennero però demolite negli anni ’60. Chi è curioso, però, può avventurarsi nel comune di Novate Milanese dove potrà ammirarne delle copie più o meno fedeli. Tra funghi e zucche si sarebbe portati a pensare che il nome di Maggiolina, che contraddistingue una parte di questa area, si ricolleghi a quello del diffuso coleottero. Invece, sembra derivare dal termine usato in dialetto milanese per indicare le fragole (“magiòster”) oppure dal casato dei Maggiolini, una famiglia di setaioli fiorentini che abitava in una vecchia cascina (“Maggiolina”), che si trovava da quelle parti sulla riva del Seveso, poi demolita nel 1920.



Il Villaggio dei Giornalisti ha una storia curiosa e piuttosto unica nel suo genere; è nato, infatti, in risposta a una sorta di sfida lanciata nel 1911 da Mario Luigi Cerati, redattore del giornale “Il Secolo”, che accusava il governo di adoperarsi soltanto a favore dell’urbanistica popolare, senza degnare di attenzione la piccola e media borghesia, che aveva anch’essa fame di alloggi e non aveva accesso ad agevolazioni. Fu così che fu creata una cooperativa, formata per lo più da giornalisti, che diede l’avvio al progetto. Una parte degli immobili del Villaggio fu acquistata dalla Rizzoli e destinata ai fortunati redattori del Corriere della sera. Molti editori e giornalisti vi hanno abitato, tra cui il primo direttore del Corriere dei Piccoli, la cui casa fu per lungo tempo un luogo d’incontro di artisti e scrittori. Il quartiere si sviluppa intorno alla quattrocentesca Villa Mirabello, originariamente appartenente ai Visconti e utilizzata per secoli come “buen retiro” dei nobili milanesi per la villeggiatura e la caccia durante la stagione estiva.



La palazzina rinascimentale è riccamente affrescata, circondata da un parco con fontana e dotata di cappella privata. Dopo essere caduta in rovina, è stata ripresa e ristrutturata per ospitare una fondazione che inizialmente si occupava del reinserimento sociale e lavorativo dei reduci della prima guerra mondiale che avevano perso la vista, ma ora ha ampliato le sue attività e si dedica più in generale al recupero di coloro che soffrono a causa di qualsiasi disabilità e organizza un’ampia gamma di iniziative.

Oltre alle attività sociali, promuove anche numerosi eventi culturali, come una serie di concerti di musica classica nelle serate di maggio e di giugno. Quale occasione migliore per visitare la villa e fare un giro del quartiere?

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