IL PIONIERE
COMUNISTA
L'UNITÀ
DEI PICCOLI

Negli anni Cinquanta, con il Paese impegnato nella ricostruzione, il Sol dell’avvenire era alto nel cielo della sinistra. Alta la fiducia di farcela, profondo l’impegno misto a grande generosità nei confronti delle nuove generazioni. Da quell’impegno il 3 settembre 1950 nacque “Il pioniere – Settimanale di tutti i ragazzi d’Italia”, diretto da Gianni Rodari e Dina Rinaldi.



Il primo numero si presentò con una ricca dote di fumetti di straordinaria qualità. La copertina era dedicata alla “Città sepolta”, di cui erano protagonisti “i popoli liberi della foresta che non si rassegnavano a perdere la loro libertà in cambio di poche casse d’acquavite”. Assente qualsiasi prologo o cappello introduttivo, con la storia di M. Serra e disegni di C. Onesti si entrava subito in argomento. E si capiva immediatamente da che parte tirava il vento. Chi erano i buoni, la tribù dei Bula bula, e chi i cattivi: i trafficanti d’avorio.



Le pagine interne erano dedicate alla vera storia dei pellerossa, a puntate; allo sport, con il “Manuale del giuoco del calcio” a fumetti; una pagina per “Candid e il dottor Pangloss”, a fumetti; un’altra per illustrare com’è costruito un aereo, con la relativa terminologia; la storia, sempre a fumetti, di “Mario, il figlio dell’emigrato”; una pagina dedicata alla “repubblica dei ragazzi”, con le istruzioni per costruire un “campo” di fortuna, con tende e bivacchi, essendo i pionieri un quasi equivalente degli scout. L’ultima pagina tutta dedicata alla “Leggenda di Roma”, narrata in quartine in rima di Alberto Cavaliere, con illustrazioni di Raoul Verdini, il disegnatore che accompagnerà “Il pioniere” per l’intera sua storia editoriale.



L’impianto del giornalino, erede di precedenti pubblicazioni nate nell’immediato dopoguerra e dedicate ai più giovani, è stato chiaro e ben definito sin dal primo numero. A cominciare dalla scelta di campo: quello democratico di sinistra. D’altra parte, il campo cattolico era saldamente presidiato dal “Vittorioso”, nato nel 1937 e distribuito dalla rete capillare delle parrocchie. Comune alle due pubblicazioni l’intento pedagogico che, alla fine, li avvicinava parecchio, al di là della politica che li vedeva tenacemente e orgogliosamente divisi. Anche l’uso dei fumetti li rendeva molto simili.



Ciò che fin dall’inizio ha distinto il Pioniere da altre riviste per ragazzi è un fil rouge sempre più esplicito, soprattutto negli anni in cui divenne un inserto dell’Unità, cioè dal 1963 al 1966 (in seguito si legò alla rivista dell’Udi, Unione donne italiane, fino alla chiusura nel 1970). Con l’Unità il Pioniere usciva ogni giovedì. A leggere oggi quelle pagine si percepisce una linea pedagogica molto determinata, anche se declinata con dolcezza, nello stile di Rodari. Per esempio, la scelta dei personaggi protagonisti è tutt’altro che casuale. Si parte con Cipollino, creatura di Verdini, con un universo tutto vegetale, legato al mondo agricolo. Porri, pomodori e rapanelli assumono sembianze e movenze antropizzate e parlano attraverso terzine in rima, come quelle del Signor Bonaventura nato dalla mente di Sergio Tofano: “Qui comincia l’avventura del Signor Bonaventura…”



Man mano che il progresso avanza, compaiono altri protagonisti. Prima Chiodino, simpatico burattino robot, tutto di ferro, con i piedi e il naso rosso, nella fase di industrializzazione del Paese. Poi si arriva ad Atomino, rappresentante di un mondo che sa sfruttare il nucleare buono, amico dell’umanità.



Il racconto del progresso dell’uomo ha radici profonde. Le pagine che “Il Pioniere” dedica alle varie tappe della conquista dello spazio sono numerosissime. Per dire: il numero 25 del 1955 ha in copertina un richiamo che recita: “A pagina 11 un nostro servizio sull’applicazione dell’energia nucleare alle grandi navi aeree del futuro”. Il lessico è, naturalmente, un po’ datato, ma già allora ai più giovani si parlava di astronavi. Un interesse accompagnato a inchieste sulla vita reale (“I mille mestieri dei ragazzi d’Italia”, dall’arrotino al ragazzo di bottega), sulla storia d’Italia o sul cammino della civiltà: “È nato un nuovo Stato, la Somalia” si annunciava in prima pagina sul numero 30 del 1960.



Molta attenzione, sempre, allo sport. Al calcio, in particolare: una pagina da appendere, con la foto ingrandita di “King John”, ossia John Charles, con la maglia bianconera, definito sul numero 7 del 1962 “fra i tanti calciatori inglesi matti, sempre il più serio e il più bravo”. Nell’accompagnare la crescita dei più giovani, fra le nuove rubriche del supplemento del giovedì dell’Unità, il 4 agosto 1966, mentre si annunciava con enfasi “La storia dei prodigiosi missili sovietici”, partiva un manuale in pillole per imparare a fotografare. “L’arte del ritratto non è difficile” prometteva Ando Gilardi. Il numero del “Pioniere” era firmato da Ibio Paolucci, firma storica dell’Unità di cui in quel momento era direttore responsabile. Le annate del Pioniere, dal 1950 al 1966, si trovano sul sito www.ilpioniere.org

Press ESC to close